LE CANZONI

                
                “Coretto dell´Oratorio S.Luigi”

“Le canzoni non ti tradiscono, anche se chi le fa può tradirti… Le canzoni, le tue canzoni. Quelle che per te hanno voluto dire qualcosa, le trovi sempre lì… quando tu vuoi tr

                
                “Coretto dell´Oratorio S.Luigi”

“Le canzoni non ti tradiscono, anche se chi le fa può tradirti… Le canzoni, le tue canzoni. Quelle che per te hanno voluto dire qualcosa, le trovi sempre lì… quando tu vuoi trovarle… intatte.”(da Radiofreccia di Luciano Ligabue)

Penso sia capitato a tutti che una canzone suscitasse particolare emozione. E’ notorio e celebrato, nei romanzi come nei film, che gli innamorati abbiano una “loro canzone”. Ma la musica può sottolineare molti momenti della vita, Guareschi diceva che addirittura la musica può aiutarti a morire… e se pensiamo alle note struggenti del finale di un’opera come Butterfly, per esempio, possiamo confermare questa asserzione.

Ricordo che mia nonna rabbrividiva ascoltando Lily Marlene, secondo lei portava la guerra. Ricordo che quando si partiva per la montagna si cantava Vecchio scarpone. Ricordo le ballate di Bob Dylan che facevano tanto America e impegno politico, anche se non ne capivamo le parole.

Compiango un po’ i ragazzini di oggi che non hanno canzoni facili da “ricantare”, anche se mi sono più volte resa conto che conoscono a memoria i testi inglesi, sanno ripetere il rap, riconoscono le “loro canzoni” al primo giro di accordi … e a noi adulti sembrano tutte insopportabilmente uguali.

Non è possibile, e, secondo me, non è giusto, chiudere fuori la musica dalla vita. Provate a togliere la musica ad un film: resterebbe poco a coinvolgerci nell’azione! Non a caso in America si dice che la musica è la colonna sonora della vita. Dunque, lasciamoci trasportare dalle note.
Ho sempre ammirato la capacità dei salmisti dell’Antico Testamento di acclamare Dio con “timpani e danze”. Rimango ogni volta stupefatta dalla leggiadria di quell’ “anima mia magnifica il Signore, il mio spirito esulta in Dio mio salvatore…” e mi immagino la giovane Maria che improvvisa passi di danza, sola, nella penombra della casa, irresistibilmente colmata di gioia da non poter tenere fermo il proprio corpo… E ancora mi affascinano i cantanti godspel che si muovono così armoniosamente nonostante la mole, spesso non indifferente, e battono le mani quasi a voler a tutti i costi richiamare l’attenzione di Dio.
Insomma, mi piacerebbe vedere tutto questo trasporto anche nelle celebrazioni domenicali delle nostre vecchie, stanche, tradizionaliste parrocchie.

Potremmo cominciare a non lasciarci intimidire dal fatto che pochi cantano volentieri in chiesa, che molti non conoscono le parole e le melodie e si impigriscono anche se sono scritte nei libretti sparsi sulle panche…

Facciamoci coraggio, non lasciamo spegnere l’entusiasmo e speriamo che succeda come ai concerti: i posti davanti non sono mai vuoti!

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