LE BANDIERE SCOLORITE DELLA PACE

Pendono ancora da molti balconi e finestre delle nostre città. Non sono una vista piacevole e mi hanno ispirato queste tre considerazioni:

La guerra in Iraq si è detta vinta, ma giovani soldati continuano a morire, civili continuano a morir

Pendono ancora da molti balconi e finestre delle nostre città. Non sono una vista piacevole e mi hanno ispirato queste tre considerazioni:

La guerra in Iraq si è detta vinta, ma giovani soldati continuano a morire, civili continuano a morire, attentati si susseguono anche se non fanno più notizia. Ecco il problema, la guerra non fa più notizia! E così ci dimentichiamo di questa come di molte altre guerre nel resto del mondo. Noi non le vediamo più, ma le conoscono bene i governi che tramano per mantenere equilibri precari o per farli saltare al momento giusto, che finanziano piani di armamenti. Ne sono informati i trafficanti di armi, e persino le banche che usano in questo modo i nostri soldi.

Siamo immersi nella cultura del gadget, per risolvere un problema, per esorcizzare un disagio basta comprare una maglietta con una scritta intelligente o provocatoria. I più arditi e gli intellettuali le indossano personalizzate, cioè fatte fare appositamente con foto e frasi scelte da loro. Esistono spille e distintivi per ogni tipo di protesta, che mettono a posto la coscienza e arricchiscono chi li fabbrica. E poi su internet con un click puoi accendere una candelina in ricordo dell’11 settembre americano o aderire con una firma virtuale all’ultima campagna degli ecologisti. Tutto qui, tutto semplice. Il coinvolgimento è garantito per un tempo limitato che non fa nemmeno male.

Lo smog e il sole implacabile di questa estate hanno confuso i colori dell’arcobaleno riducendoli ad un bianco slavato che non permette più di leggere la scritta PACE. Così le bandiere sembrano sparite sotto il colore – non colore dell’indifferenza. Non sarebbe stato più giusto e più coerente “coltivarle” come se fossero piantine fiorite sui balconi? Conservarle con cura, ridipingerle, proteggerle perché dovevano dire un’idea importante e duratura?

Guardiamole, queste bandiere che sono state esposte per testimoniare l’orgoglio di partecipare alle vicende del mondo: insomma non siamo solo tifosi del calcio!

E pensiamo a quel versetto del Vangelo di Matteo che recita così: “Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia il dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24).

“Se prendessimo sul serio queste parole, al momento dell’offertorio, le nostre messe diventerebbero un fuggi fuggi, per correre a casa, nei posti di lavoro, nei luoghi di incontro per fare pace con i fratelli che hanno qualcosa contro di noi.”

Scrive Tonino Lasconi “Noi invece rimaniamo lì, e continuiamo a cantare e a pregare, a scambiarci la pace tranquillamente e devotamente, senza ritegno e senza pudore.

Fotografie realizzate durante la marcia della pace a Lissone

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