SI MISE IN VIAGGIO

“Magnificat anima mea Dominum, et exsultavit spiritus meus in Deo salvatore meo, quia respexit humilitatem ancillae suae. Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes, quia fecit mihi magna, qui potens est, et sanctum nomen eius,”
(Lc 1, 39-49)  

“Magnificat anima mea Dominum, et exsultavit spiritus meus in Deo salvatore meo, quia respexit humilitatem ancillae suae. Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes, quia fecit mihi magna, qui potens est, et sanctum nomen eius,”
(Lc 1, 39-49)  



Non ho ancora letto tutta la lettera pastorale che il nostro Arcivescovo ha inviato alla Diocesi. Del resto lui stesso chiede che ci si prenda un tempo di riflessione sul testo prima di trarne attuazioni pratiche. Ho sfogliato le 230 pagine, come molti credo, alla ricerca di soluzioni ai problemi della vita di una comunità parrocchiale, di conforto alle lamentele sugli atteggiamenti odierni verso la scelta cristiana: Non si possono distribuire i sacramenti come perle ai porci…” “Ma i sacramenti sono dono gratuitamente ricevuto e quindi gratuitamente dato…” “Ecco, la cosa da curare di più è la liturgia domenicale…” “No, è finito il tempo della convocazione, bisogna andare fuori dalle nostre mura…”.

La lettera di Card.Tettamanzi si chiude con un’icona: Maria che si mette in viaggio per andare dalla cugina Elisabetta. Nel linguaggio degli addetti ai lavori “icona” sta per immagine-simbolo. Non semplicemente riferimento visivo ma, proprio come succede per le icone scritte su tavole di legno, rimando a significati teologici profondi. Del resto anche le “icone” che appaiono sui nostri computer rimandano a programmi e funzioni molto più elaborate di quel che si vede, basta un click.
MARIA, ICONA VIVENTE DELLA CHIESA IN MISSIONE” sembra la chiave di lettura di tutto il testo, i suoi atteggiamenti indicano con chiarezza e con gradualità un cammino che anche noi, la Chiesa, possiamo percorrere.

“Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta la città di Giuda”(Lc 1,39).
In fretta la dice tutta sull’intraprendenza di Maria che non aspetta che altri facciano il primo passo, prende l’iniziativa senza indugi e senza chiedersi se toccava veramente a Lei muoversi per prima.
E’ così disponibile e attenta ai bisogni degli altri che non ha bisogno di richieste esplicite, di moduli da riempire o di strutture da creare.

Con coraggio decide di affrontare un viaggio per niente facile.

C’è una situazione di difficoltà o di fatica? Via, abbandoniamo le nostre sicurezze, non ritiriamoci tranquilli nel “non possiamo risolvere i mali del mondo”, riscopriamo l’ottimismo dell’azione. “Mandata da Dio per la salvezza del mondo la Chiesa è fatta per camminare, non per sistemarsi” (così scrive Tonino Bello). Non da sola, perché con Lei c’è il Signore, presente e vivo, fatto carne umana. “Così pure nel viaggio missionario della Chiesa: c’è sempre il Signore, Lui che invia i suoi discepoli, li guida, li accompagna.” (scrive l’Arcivescovo).

La solitudine, l’individualismo, non fanno bene a un viaggio. Si può sempre aver bisogno di aiuto, si può desiderare di condividere la gioia di un’esperienza o la bellezza della natura. Anche la fatica è minore se non si è da soli. La nostra fede non è da vivere in privato, deve costruire una comunità: accogliente, gioiosa, affascinante, punto di riferimento e di testimonianza coerente.

Con l’immagine della giovane Maria ben presente negli occhi e nel cuore, auguriamoci e preghiamo che sia possibile ancora liberarci dalla rassegnazione.

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