A MESSA

E’ domenica, nelle chiese dell’unità pastorale si celebrano le messe di metà mattina. C’è tanta gente, persino la Prepositurale, che è grande, ha esaurito i posti a sedere. E in piedi, in fondo non ci sono solo i ritardatari o quelli che se ne vanno dopo venti minuti.

Una domenica particolare? No, un giorno piovoso di novembre in cui il tempo atmosferico inviterebbe a rimanere sotto le coperte, magari con un buon libro.

Allora perché la chiesa è affollata?

Forse perché le messe delle ore dieci sono frequentate dalle famiglie?

Perché sono animate dai ragazzi dell’iniziazione cristiana che compiono gesti un po’ diversi dai soliti?

Le catechiste si danno un gran da fare affinché tutti si sentano partecipi, portando i doni all’altare, leggendo le preghiere preparate da loro stessi, innalzando fiaccole durante il canto del Santo…

Se provo a cercare una ragione per tutto questo me ne vengono in mente diverse.
L’abitudine e la tradizione. In questa nostra terra italiana, forse ancora molto più che nel resto d’Europa, la domenica non è tale se non si ascolta la messa.

La convinzione che la Fede sia un po’ come un farmaco erboristico: “male non fa”… “bene? Forse!”. Qualcuno ha scritto in una canzone che “ti han detto che cosa è bene e t’han spiegato il male, si sappia regolare, prima o poi c’è l’aldilà!”

La ricerca di un orientamento in un mondo in cui niente sembra vero, molto nasconde secondi fini, non si a bene quali siano le soluzioni ai problemi del pianeta.

Forse (ma dovrei dire che credo fermamente) la ragione è un’altra. Il nostro Dio è un Dio affascinante. Parla di libertà da leggi farisaiche che mortificano. Afferma la dignità degli uomini e delle donne, che siano poveri, ricchi, intoccabili o potenti.

Promette il perdono e l’accoglienza, perché è un padre che sta con ansia a scrutare l’orizzonte e fa festa per ogni figlio che ritorna. Non chiede di essere perfetti, si accontenta di mani di pescatori e le trasforma in strumenti di santità.

Don Tonino Lasconi in uno dei suoi tanti libri di catechesi spicciola osserva che : “Per Cristo ancora oggi uomini e donne lasciano tutto, eppure sono intelligenti. Sono uomini che per Lui sgobbano forte, eppure sono felici. Sono uomini che per lui vendono ogni cosa eppure trovano tutto! Gesù continua ad essere un appello, perché non è l’eroe inabbordabile, ma un’amicizia possibile. E’ vero che Gesù è una porta stretta, però è una porta spalancata. Oltrepassarla dipende da noi. Una cosa è certa: ne vale la pena!”


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