IL GUSTO DELLA VITA

“Le esperienze del gusto, oltre a generare benessere, non rappresentano in fondo tutte le caratteristiche proprie del sentimento del bello, ma avulse dalla coscienza razionale o dal giudizio morale?”

“Le esperienze del gusto, oltre a generare benessere, non rappresentano in fondo tutte le caratteristiche proprie del sentimento del bello, ma avulse dalla coscienza razionale o dal giudizio morale?”

E’ la domanda che trovo sfogliando un libretto attraente dal titolo “Il gusto” di Gong Gang e Paul Ariès. Un libretto che analizza il modo di interpretare le sensazioni del gusto nella filosofia di vita cinese. Cito ancora: “La Cina è cosciente ormai da tempo di questo stretto legame, perché la sua ricchezza culinaria e gastronomica risalgono all’antichità”.

Ecco svelato il fascino che la cultura orientale esercita sul nostro mondo tecnologico! Il gusto è il senso cui fare riferimento nelle scelte della vita. Assaporare un cibo o una bevanda speciale non è paragonabile al piacere della visione di un bel tramonto (o di un’alba, se preferite)?

Fermarsi davanti al dipinto di un maestro dell’arte come Rembrandt o Matisse non procura la stessa indimenticabile sensazione di un bicchiere di acqua fresca in un caldo pomeriggio d’estate? L’ebbrezza della conoscenza non dà forse un’euforia molto simile a quella provocata dal vino? E non era dolce “come olio profumato sul capo, che scende sulla barba di Aronne” la convivenza fraterna degli ebrei che cantavano il salmo 133?

Ma ci sono due considerazioni da fare, rileggendo la frase citata all’inizio.

Per prima cosa le sensazioni legate al gusto non sono uguali per tutti, gli stessi autori del libretto ricordano che c’è chi predilige il sapore delle carni e chi quello delle verdure. Quindi non esiste oggettività in questo campo. Agire secondo il proprio gusto può portare alla ricchezza delle diversità, ma anche al caos.

Seconda considerazione: è pericolosamente affascinante sottolineare come la sensazione provocata dal gusto sia avulsa dalla razionalità e dal giudizio morale. Dov’è il limite? Fino a che punto è lecito lasciarsi andare alla ricerca del benessere? Sono certa che esperti in psicologia e filosofia possiedono la risposta.

Ma sono altrettanto certa che non esistono proposte affascinanti che non coinvolgano anche i sensi di ogni uomo. Anzi più l’azione o la meditazione o la scelta è coinvolgente più ti fa “ardere il cuore”. A noi è data capacità di comprendere a quale benessere vogliamo tendere, quale e quanto amore vogliamo distribuire attorno a noi, quale segno del nostro passaggio, qui sulla terra, vogliamo lasciare.

 E, naturalmente, con quanto gusto vogliamo dedicarci a questa ricerca.

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