L´ULTIMA CONFIDENZA…..

Jacopo Robusti detto il Tintoretto: Cristo e l’Adultera (1546-48)

Parole sulla terra……. 

Jacopo Robusti detto il Tintoretto: Cristo e l’Adultera (1546-48)

Parole sulla terra……. 

Domenica prossima è la prima di Quaresima. Sarà passato il carnevale. Nella comunità cristiana inizierà il ’tempo favorevole’, prezioso per la vita spirituale di ognuno di noi. E’ tempo dunque di concludere le nostre ’povere’ meditazioni sulle parole che Gesù ha scritto sulla polverosa terra di un villaggio di Palestina, quando Gli fu portata una ragazza colta in adulterio e quindi in pericolo di vita, secondo la legge mosaica del suo tempo.

Le concludo, con il vostro permesso, scrivendo di me, sì, proprio di me…Non per esibizionismo. Neppure per una confessione pubblica. Ma solo perché fermandomi su questo episodio della vita del Signore Gesù, ho scoperto una verità che mi ha impressionato. Mi sono trovato, infatti, a rivedermi, uomo, cristiano, prete, parroco….Quasi tutta una vita, di certo una lunga storia personale. Quante volte ho parlato di Gesù, quanto ho scritto di Lui! Quante occasioni ho avuto per favorire l’incontro di tante persone di ogni età con Lui.

Ora, mentre osservo attentamente quella giovane donna, ho preso coscienza di non essermi mai ’pienamente, totalmente, completamente’ affidato a Lui…. Perché mi pareva di averLo già conosciuto, di averLo già accolto nella mia intimità! In realtà mi è mancata l’attesa (che in quella ragazza doveva essere stata tormentosa…) di Lui. Quanta stoltezza in tutto questo.

Quanta presunzione. Penso, per questa improvvisa illuminazione, che una parte importante della vita spirituale di una persona credente, ’sia costituita dall’anelito, dall’attesa, dalla speranza, dalla aspettativa…(Sono tutte emozioni nella vicenda di quella ragazza…)”. In realtà Dio viene, ma quando vuole Lui. Scrive un autore spirituale: “Possiamo serrare gli occhi, congiungere forte le mani, ma Dio parla quando ne ha voglia….Appena ne diventiamo consci, gli sforzi diventano ridicoli….Anche quando avremo fatto di tutto per creare spazio dentro di noi per Dio, sarà sempre Lui a venire, di sua iniziativa”.

Una ’verità’ che emerge da quella penosa situazione, quando la donna attende il ’giudizio che verrà’ e non lo sa ancora da chi: da Gesù o dai suoi accusatori? Parlo di me, per confessare che Gesù ha scritto anche di me, quel giorno…..Forse voleva dirmi che mi ama. Solo così la mia vita diventerà un’attesa trepida sì, ma anche paziente e lieta. Sarò sorpreso (come quella donna, quel giorno) felice e grato quando Egli verrà…

Il Signore ha voluto che ’leggessi’ quelle parole sulla terra perché non pensi più di essere arrivato per non smarrire la strada, perché non ritenga mai di aver raggiunto la meta per non mancarla all’ultimo momento, per non immaginarmi ’giusto’ ’e a posto dentro’ e continuare a desiderare intensamente che Lui venga!

Quelle parole …sulla terra…mi inducono a un sommesso sussurro: “Vieni, Signore Gesù, vieni”….e salvami!


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