LISSONUM…STORIA DELL´ORATORIO DI SAN CARLO

“Parlo di questo per ricordare che, nell’arco dei secoli, il patrimonio culturale e spirituale di LISSONE e dell’ ITALIA fu formato e difeso perfino a costo della vita da coloro che confessarono Cristo e da coloro che nel loro credo religioso si richiamano ad Abramo.
Sembra che il ricordo di ciò sia necessario nel contesto della formazione delle fondamenta di una società dove la secolarizzazione sta dimenticando, nel nome della laicità, questi principi fondamentali della vita umana”.

A.S.

Carlo Borromeo  Santo.
Nato ad Arona nel 1538, Carlo Borromeo fu destinato fin da fanciullo alla carriera ecclesiastica.
Nel 1559 si laureò a Pavia in utroque jure, vale a dire in diritto civile e canonico. Nello stesso anno, Gian Angelo Medici, suo zio materno, fu eletto papa con il nome di Pio IV.
Questi chiamò Carlo, allora ventiduenne, a Roma, nominandolo cardinale e arcivescovo della Diocesi di Milano, che comprendeva anche il territorio del Canton Ticino.
A Roma egli si occupò dell’amministrazione civile dello Stato pontificio e, ricoprendo l’alta carica di Segretario di Stato, prese parte all’ultima sessione del Concilio di Trento (1562-1563).
In questa occasione assunse una rigida posizione antiprotestante, partecipando alla preparazione delle conclusioni del concilio per il rispetto dei dogmi della religione cattolica e per il risanamento morale e disciplinare del clero.

Nel 1565, dopo la scomparsa di Pio IV, iniziò la sua attività pastorale a Milano, dove resse le sorti della diocesi per vent’ anni fino alla morte.
Carlo interpretò il suo ruolo alla luce del dettato tridentino, imponendone i severi principi moralizzatori e lottando strenuamente contro le eresie. Con rigore ferreo operò per riorganizzare la struttura ecclesiastica e clericale del milanese, avvalendosi dell’opera, tra gli altri, dei gesuiti.

Ad essi affidò la gestione dei seminari e dei collegi fondati per educare una nuova classe dirigente laica ed ecclesiastica, affinché si facesse portatrice dello spirito controriformista.

A questo scopo diede vita al seminario maggiore e a quello elvetico di Milano, al collegio di Brera e al collegio Borromeo di Pavia.
Con impressionante determinazione e metodicità egli visitò tutte le parrocchie della diocesi, impartendo ovunque disposizioni perché l’attività religiosa riprendesse vigore e rispettasse le regole stabilite dal Concilio.
Si adoperò anche per la nascita di innumerevoli istituzioni caritative.
Carlo Borromeo, personalità di eccezionale rigore morale e di uguale capacità organizzativa, fu il massimo interprete dello spirito della Controriforma, caratterizzato dalla chiusura dogmatica ma anche dal fervore idealee caritatevole.Si ricorda un´attentato  in cui per poco San Carlo non perdette la vita. Tale Gerolamo Donato, detto il Farina, sparò un colpo di archibugio contro il Santo, intento alla preghiera nella sua cappella privata (26 Ottobre 1569).

Morì a Milano nel 1584 lasciando il suo patrimonio ai poveri.

La popolazione residente nel borgo di LISSONE nel 1600 era di ben 1008 abitanti.

STORIA dell’ORATORIO.

La morte del Card. CARLO BORROMEO.

Allorché il 3 novembre 1584 si sparse per le vie di Milano il lugubre annuncio: “ E’ morto l’ Arcivescovo”, parve ai milanese che un gran sole tramontasse per sempre all’orizzonte.
Anche Gregorio XIII, apprendendo la morte del Card. Carlo Borromeo, esclamò: “ Un gran lume si è spento in Israele”. Ma quel lume, quel gran sole anziché spegnersi si accese di luce più intensa. Il 7 novembre la salma calò nella tomba sotto il pavimento nel centro del duomo di Milano, ma attorno a quella pietra sepolcrale fu subito un affollarsi costante di devoti, un accrescere continuo di venerazione, un succedersi ininterrotto di grazie e di miracoli: Carlo Borromeo era sceso nella tomba già in fama di Santo.

 Per cui non erano passati che pochi anni dalla sua morte, ed il popolo era già impaziente di vederlo sugli altari. Il Card. Federico se ne spaventò, e prudentemente voleva frenare questo moto di santa impazienza; ma il Pontefice stesso consigliò a non reprimere quel plebiscito spontaneo di venerazione. Allora il culto si accentuò ancor più: non pochi presero a celebrare di loro iniziativa il giorno della sua morte come giorno festivo.

Il 1601 segnò una data memorabile: il 27 settembre il Card. Baronio, per ordine di Papa Clemente VII scriveva ai milanesi che la Messa di suffragio, solita a celebrarsi ogni anno per il Card. Borromeo, fosse sostituita con una messa da vivo. La gioia dei milanesi fu immensa. Il 4 novembre fu tramutato in quell’anno in una solennità pubblica. Ben tosto clero, principi e popolo chiesero la canonizzazione: e nel frattempo la tomba del beato Carlo divenne meta di pii pellegrinaggi.

Nel 1604, tanto per ricordarne uno “ andarono li scolari di Seregno processionalmente a visitare il sepolcro del Beato Carlo in Milano con una candela per ciascuno, con trombetti et solennità, e fecero donativo d´argento, cioè un quadro con l’effige del beato Carlo de spesa de lire 600”, e, come il popolo di Seregno, può dirsi che tutte le borgate si fecero un dovere di pellegrinarvi. Si istituirono i processi canonici e finalmente il 1 Novembre 1610, nella Basilica di S. Pietro, in uno spettacolo di sontuosità e di imponenza che, a memoria d’uomo, non si ricordava l’uguale, Paolo V pronunciò la solenne ed infallibile sentenza con cui il Nuovo Santo saliva agli onori degli Altari. Il tripudio di Milano, della Diocesi, dell’Italia fu indescrivibile. Si cominciò allora e si andò a gara in Italia a dedicare altari, cappelle, chiese al suo Nome.
E Lissone in questo ardore fu tra i primi.

E fin dal 1630 diede inizio alla costruzione dell’ ORATORIO di SAN CARLO.

Purtroppo, date le condizioni di grande povertà del popolo, occorsero ben 100 anni per portarlo a termine. Mentre si attendeva a gettare i fondamenti, sopraggiunse la famosa peste che fece tutto troncare. Riporto le varie annotazioni trovate nell’Arch. Parr.

“ Adì 23 maggio 1667 si ripigliò la fabbrica di S. Carlo in questo borgo di Lissone di cui erano stati gettati i fundamenti soli e lasciati a pelo di terra sin l’anno 1630. Fu questa fabbrica ripigliata con universal gusto et contento de veri devoti di S. Carlo, massime de poveri et io Cur° sud° Confalonieri vi posi con le mie proprie mani il dì sud. Di maggio la p.a pietra. Si lavorò con gran calore et aiuto de poveri paesani essendo solevata la capella maggiore ad altezza honorevole sino il dì 8 Giungo 1667 inclusive; e poi si cessò dal travaglio sì per lasciar posar et far presa i muri et per poter sostentar senza pericolo di ruina il volto e tetto; sì anche per far apparecchio di nuova materia”.

“ Adì 1 et 2 Giugno 1668 si aperse e votò in quei due giorni il pignone fatto cuocer alla Cassina Bareggia per la fabbrica della sud.a Chiesa di S. Carlo, e questo fu numeroso di n: 51 migliara di robba cotta e più, cioè Pietre n° 37.800, tavelle n° 4.400, Coppi n° 8.400, tavelloni n° 1.000, calcina centenaria n° 240. tutta dico la sud.a robba fu cavata dal pignone e nell’istesso tempo immediato fu condotta con i carri di Lissone su la piazza della sud.a Chiesa di S. Carlo in due soli giorni con la sola opera degli huomini di Lissone, senza vi concorressero i Lotaiuoli; da che si conobbe chiarissimo quale sii la pietà di questo buon popolo, quanto grande la lui divot.e verso questo Santo e quanto da dovero s’adoprino in questa fabbrica”.

“Adì 26 Aprile 1669 si ripigliò la fabrica nuova di S. Carlo e per tutto il 21 Maggio dell’istess’anno si perfettionò la Capella maggiore di esso oratorio sino al tetto inclusivo, e due buone spalle che sono principio del rimanente del corpo”.

“Adì 4 Maggio 1676 si ripigliò la fabbrica di S. Carlo et in dieci giorni si alzarono su i fundamenti anche le parti laterali di essa chiesa due puntate con incredibil giubilo di tutto il popolo che prese grand’animo di seguitar d.a fabbrica con speranza di vederla presto finita ad honor di Dio e del Santo”.

lavori continuarono a sbalzi. Quando appena si potè, l’Oratorio venne benedetto e fu il 23 Luglio 1686, ma non era ancora finito; solo verso il 1733 potè dirsi ultimato quando fu completata la volta e fu imbiancato. Mancava però la sagrestia, la quale per iniziativa della Scuola dei Disciplini fu costruita solo nel 1772 avendo un benefattore dato gratis brazza sei di terra e cooperando nel lavoro e condotte gratuitamente i Confratelli detti.

Sull’altare stava un’ancona della Natività di N. Signore colla visita dei pastori, e nella cappella un altro grande quadro “esponente il zello di s.Carlo, che di propria mano comunica li apestati” (che c’è ancor oggi dì). Più tardi sull’altare in una nicchia scavata fu posto un’imagine in legno di S. Carlo “ satis eleganter” (abbastanza bella).

Con suo testamento del 1694 il Nob. Carlo Francesco Besozzi (m. 1706) lasciò erede universale di tutti i suoi beni (case e terre) la Confraternita dei disciplini perché coi frutti, oltre un annuale ufficio anniversario per sé, si celebrasse ogni giorno mezz’ora avanti al mezzodì in S. Carlo una Messa, col diritto alla Confraternita di eleggere il Cappellano purchè col consenso dei discendenti del Nob. Giuseppe Aliprandi e coll’obbligo che il sopravanzo annuale dei redditi si adoperasse per la dote nuziale di ragazze “bonae vocis et famae” (di buona condotta e fama).

Prima di lui Giuseppe Cocquio di Milano nel 1692 aveva disposto che dopo la morte di suo fratello e sorella fossero venduti tutti i beni che aveva in Lissone per la fondazione di un’altra Messa quotidiana in S. Carlo. Il legato non venne mai adempito per trascuratezza degli eredi. Il Parroco Crippa cercò di farlo eseguire ma gli eredi Schirra di Milano, opposero cavillose e false difficoltà presso la Commissione Ecclesiastica Governativa (1787) preferendo portarlo all’Oratorio di S. Elisabetta in Agrate anziché in S. Carlo di Lissone.

L’oratorio spazioso e capace divenne fin dal principio un valido sussidio per la Parrocchiale che col crescere della popolazione cominciava ad essere insufficiente: vi fu portata la confraternita dei disciplini i cui confratelli là convenivano per le adunanze e per la recita dell’ufficio; poi, soppressa quella (1786) fu la sede della scuola del SS. Sacramento; ed il luogo di raduno della gioventù d’ambo i sessi per la dottrina Cristiana.

Di là, trassero origine gli attuali Oratori Maschile e Femminile.
Nel 1873 fu fatto il nuovo altare di marmo; nel 1897 la campana; e nel 1910, ricorrendo il terzo Centenario della Canonizzazione di S. Carlo, fu acquistata la statua del Santo che venerasi sull’altare.
Ricorderò da ultimo come in diverse occasioni di pubbliche pestilenze l’Oratorio fu adibito come lazzaretto per il ricovero e la cura dei colpiti.

Da: LISSONUM – Notizie di Lissone raccolte per la cura del Sac. Ennio Bernasconi

XVI ottobre MCMXXVI

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