IL PAESE CHE NON C´E´

Capita, soprattutto in questi periodi di vacanza, di trovarsi in luoghi diversi dalla propria residenza abituale. Ed è molto facile che i pensieri o i discorsi cadano sull’argomento: “Mi piacerebbe vivere qui!”. Naturalmente non esiste

Capita, soprattutto in questi periodi di vacanza, di trovarsi in luoghi diversi dalla propria residenza abituale. Ed è molto facile che i pensieri o i discorsi cadano sull’argomento: “Mi piacerebbe vivere qui!”. Naturalmente non esiste un luogo oggettivamente ideale, ognuno ha il proprio. Anzi i più irrequieti possono averne anche più d’uno a seconda delle età della vita o degli sbalzi d’umore. C’è chi preferisce il silenzio e la solitudine e vorrebbe vivere in Canada dove il fumo del camino del vicino si vede solo all’orizzonte.

Oppure c’è il super attivo, tecnologico e trendy che sceglierebbe volentieri New York e la sua vita frenetica. Al liberal preparato intellettualmente andrebbe meglio la super democratica Inghilterra, mentre il giovane affascinato dalla vita di spiaggia sogna di trasferirsi a Rio de Janeiro.

Attenzione,però! Dietro la facciata turistica o televisiva i Paesi che ci sembrano ideali hanno poi gli stessi difetti del luogo dove abitiamo, se non peggio. Cosa dite della corruzione politica Colombiana o della povertà delle regioni a Nord del Brasile? Della stratificazione della pur efficientissima società svizzera o del disagio psicologico di molti svedesi?

Ma, senza andare tanto lontano, provate a percorrere qualche strada della periferia di Roma, la città eterna, così ricca di opere d’arte da sembrare, agli stranieri, un perenne set cinematografico. Troverete cassonetti dell’immondizia aperti e maleodoranti, erbacce che invadono il marciapiede e buche nell’asfalto che fanno fare salti come su una pista tra le dune del deserto. E Roma è solo un esempio.

Bisogna anche considerare il fatto che, molto spesso, i luoghi di villeggiatura ci affascinano per un breve periodo. Non so se vivremmo tutto un anno nello sperduto rifugio di montagna, senza televisione, telefonino, computer e centro commerciale. Non è facile staccarsi completamente dalle proprie radici e accettare cambiamenti radicali di vita. Forse lo si può fare solo per amore, per un grande amore. E sto pensando anche alle scelte dei missionari.

Qualcuno ha scritto che “… se vuoi scappare da un paese di 20.000 abitanti, vuoi scappare da te stesso. E da te non ci scappi… nemmeno se sei Eddy Merckx …” (dovremmo dire Armstrong, per essere più attuali). Condivido e credo che la voglia di star bene con se stessi si debba tradurre nell’impegno di far star bene anche gli altri uomini come noi, tutti.
Sarebbe una buona cosa se al ritorno dai nostri viaggi, ferragostani e no, sapessimo cogliere il meglio di quello che abbiamo visto o sperimentato e cercassimo di applicarlo anche al nostro paese.

Prendere un pizzico dell’ordine dei Tedeschi, un po’ dell’amore per la cultura dei Russi e tanto, ma tanto di quel senso del rispetto reciproco che hanno gli Inglesi…

Questo potrebbe dar vita ad un luogo veramente ideale da abitare. Dovunque esso sia.

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