IL GIORNO DI DOLORE

Nella vita ci sono momenti in cui non si trovano parole per esprimere ciò che si prova. E’ allora che il ricorso a quelle di altri può servire a interpretare meglio i propri sentimenti. I miei riferimenti letterari sono dei tipi più svariati.

<

Nella vita ci sono momenti in cui non si trovano parole per esprimere ciò che si prova. E’ allora che il ricorso a quelle di altri può servire a interpretare meglio i propri sentimenti. I miei riferimenti letterari sono dei tipi più svariati.

Le invocazioni poetiche di Don Tonino Bello: “…Un’ultima cosa vogliamo chiederti Madre dolcissima. Tu che hai sperimentato, come Cristo sulla croce, il silenzio di Dio, non ti allontanare dal nostro fianco nell’ora della prova. Quando il sole si eclissa pure per noi, e il cielo non risponde al nostro grido, e la terra rimbomba cava sotto i passi, e la paura dell’abbandono rischia di farci disperare, rimanici accanto. In quel momento rompi pure il silenzio per dirci parole d’amore!”

“E sentiremo sulla pelle i brividi della Pasqua. Prima ancora che si consumi la nostra agonia.” E ancora: “… Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano negli abiti della gioia… E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell’alleluia pasquale.”

Le meno sublimi, ma sempre toccanti frasi delle canzoni di Luciano Ligabue: “… Quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà… quando farsi una ragione vorrà dire vivere… quando l’hai capito che la vita è sempre forte molto più che facile… quando la ferita brucia la tua pelle si farà … sopra il giorno di dolore che uno ha…”

Una certezza può lenire il dolore del distacco provocato dalla morte: la vita non ci è tolta, ma solamente cambiata.

Le preghiere, la solidarietà familiare, l’affetto degli amici, il conservare ricordi, lo scorrere del tempo … fanno il resto. So per esperienza che è molto più difficile sopportare l’impotenza di fronte alla sofferenza di chi ami che accettarne la fine.

Prendere il posto di chi muore prima di noi testimoniando con la vita l’eredità spirituale che ci ha lasciato e anche assumendosi le piccole occupazioni quotidiane che erano sue, fa sentire la presenza ancora viva. Il dolore resta, ma si trasforma in una dolce malinconia.

Mi piace ricordare in questi momenti uno scritto zen che non so più dove e quando ho letto, e cito a memoria:

Un uomo si recò dal maestro zen e gli chiese:
– Fammi un augurio per la mia vita! –
– Ti auguro che muoia prima tuo padre, poi tu, poi tuo figlio. –
– Ma come? Ti chiedo un augurio per la vita e tu mi auguri la morte? –
– Non la morte, ma il naturale svolgersi di una esistenza! –

Articoli precedenti in ” EDITORIALE”:

GETTA SUL SIGNORE IL TUO AFFANNO.   A. Santambrogio

Dedicato a Cristiana Mariani, redattrice ed infaticabile collaboratrice di molte iniziative dell’ Unità Pastorale di Lissone.
Desideriamo così esprimere il nostro personale cordoglio, e di tutta la redazione del sito, per il lutto che ha colpito la sua famiglia con la scomparsa dell’amatissimo papà Dott. Arch. GIACOMO MARIANI avvenuta mercoledì 4 agosto 2004.

LOURDES: UNA VITA CHE NASCE DALLA SOFFERENZA. N. Turino

Ospitiamo il racconto di una giovane amica che ha vissuto direttamente la grandezza della cittadina francese: due giovani amiche in viaggio verso Lourdes e un regalo che è quasi una profezia, concretizzatasi anni dopo con la nascita di una bambina.

LA FOLLE MODA DELLO SCIOPERO MEDIATICO……… Redazione

Sempre di moda lo “sciopero della fame o della sete” per il raggiungimento di obiettivi disparati, dalla politica al calcio. Qualcuno ha il coraggio di dire che si tratta di una forma di violenza inaccettabile?

Una moda che non tramonta mai, perché c’è sempre qualcuno pronto a ricominciare quello che qualcun altro ha interrotto.

I commenti sono chiusi.