LA GIOIA PER LA LIBERTA´: SIMONA PARI e SIMONA TORRETTA.

Dopo la festa per le volontarie tornate dall’Iraq riecco la necessità di interrogarsi sul futuro. Sviluppo, giustizia, equità alla base del bene comune, il solo a poter condurre alla pace. L’anteprima del messaggio per la Giornata Mondiale dell

Dopo la festa per le volontarie tornate dall’Iraq riecco la necessità di interrogarsi sul futuro. Sviluppo, giustizia, equità alla base del bene comune, il solo a poter condurre alla pace. L’anteprima del messaggio per la Giornata Mondiale della Pace.

L’annuncio arriva poco dopo le 17.30 dagli schermi della tv satellitare al Jazira: le due Simone sono state liberate.

Liberi, dunque. I quattro volontari di “Un ponte per..” ritornano alle loro famiglie dopo tre settimane di prigionia in Iraq. La fine di un incubo, la gioia di una libertà ritrovata, la festa di un paese, il nostro, che vede tornare sane e salve due ragazze che in Iraq fornivano da anni aiuto e sostegno alla gente di Baghdad. Una liberazione a lungo sperata, un lieto fine a lungo immaginato, una conclusione fiduciosamente aspettata nonostante i proclami di morte arrivati in modo sinistro attraverso internet.

A casa dunque. Con Simona Pari e Simona Torretta libere, l’Iraq sembra oggi un paese meno ostile. Persino benedetto, dopo le tante maledizioni di sangue e di morte delle settimane passate. E’ così per noi, ubriacati anche mediaticamente (e giustamente, beninteso) dalla gioia per il ritorno delle due volontarie, ma non è così per il resto del mondo, che si felicita per la sorte toccate alle due ragazze italiane ma non può fare a meno che rimanere nell’angoscia per gli altri ostaggi, i civili e i militari ancora ieri costretti alla sofferenza.

E allora, attenuato il giubilo nazionale, registrato il sentimento di unione della politica (novità non irrilevante per un paese litigioso come il nostro), abbracciate le due ragazze, non si può non tornare a riflettere sulla situazione irachena, sul terrorismo e sulle sue cause e sulle conseguenze alle quali ci conduce. Una riflessione che non può essere superficiale e che deve accogliere tutta la nostra capacità di umanità, di responsabilità e di giustizia. Verso un solo ed unico grande obiettivo, da tutti invocato: la pace.

Ci pare che la pace sia un bene che si presenta come il frutto di scelte ispirate al bene ed orientate al bene: il risultato cioè di comportamenti improntati all’esercizio di una responsabilità, tanto personale quanto collettiva, che ha nella volontà di ricercare il bene una sua caratteristica peculiare.

Chi ha paura dei termini “bene” e “male”?

Chi ancora storce il naso di fronte all’affermazione che esiste prendere coscienza del male come causa e fonte di conflitti e guerre? Che occorre valorizzare il principio del bene comune dandogli respiro internazionale? La realizzazione del bene comune, presupposto indispensabile per la pace, non richiede forse il cambiamento reale del mondo, ad iniziare dagli assetti sociali, economici e politici, nazionali e internazionali? Una prospettiva di pace può prescindere da tutto questo?

Esiste una stretta connessione fra la pace da un lato e lo sviluppo e la giustizia dall’altro. L’una e gli altri possono essere perseguiti sinceramente solamente in una prospettiva di responsabilità e di autentica ricerca del bene. E nel fare questo non è possibile dimenticare gli infiniti problemi sociali ed economici che gravano sulla vita dei popoli.

Una “destinazione universale dei beni” (in altre parole la ricerca di una soluzione improntata all’equità e alla solidarietà) è condizione indispensabile per intraprendere il cammino del bene e allontanarsi dal male. Occorre solo saperlo, e naturalmente scegliere di agire. Agire non da soli, ma tutti insieme.

Proprio ciò che chiederà Giovanni Paolo II nel suo tradizionale messaggio in occasione della Giornata Mondiale della Pace, che sarà celebrata (38esima edizione) il prossimo 1° gennaio 2005. Il tema scelto sarà: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm, 12,21)

“Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane e cercate la menzogna?

Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il Signore mi ascolta quando lo invoco.”
(salmi cap. 4 2-4)

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