EMOZIONI

Per alcuni giorni, i primi di settembre, Milano è diventata la capitale del dialogo interreligioso.

La manifestazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio insieme a

Per alcuni giorni, i primi di settembre, Milano è diventata la capitale del dialogo interreligioso.

La manifestazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio insieme all’arcidiocesi milanese aveva in programma una serie di incontri e di dibattiti che si sono svolti contemporaneamente all’Università Cattolica, al Centro Schuster, all’Hotel Marriott. Solo leggendo i titoli dei “forum”- Quale Islam per l’Europa? La civiltà della convivenza; Migrazioni: domanda di un nuovo umanesimo; memoria del male, coraggio del perdono; Popoli fratelli, Chiese sorelle: l’unità dei cristiani e la pace nel mondo…- si aveva la sensazione di essere di fronte ad une evento importante per la diffusione di una cultura di pace.

Se poi, per caso, per scelta o per la fortuna di disporre del proprio tempo, si riusciva a partecipare a qualcuno di questi dibattiti si provava l’emozione di vedere, proprio lì, dal vivo, personaggi importanti della cultura e della religione che avevano accettato di confrontare le proprie opinioni e fedi, pacificamente, alla ricerca del bene di tutti. Indimenticabili poi le celebrazioni per la pace che si sono svolte in diversi punti della città.

Emozionante ascoltare le cantilene dei sacerdoti del Tenrikyo (Giappone) ritmate sul battito di bastoncini di legno o vedere l’offerta di cibo e bevande degli scintoisti che considerano divinità anche il mare o il vento. Indimenticabile camminare per le vie di Milano, verso il Duomo, insieme ai buddisti, agli indù, ai patriarchi ortodossi dal caratteristico copricapo, alle donne-pastore tra i luterani, ai rabbini ebrei con zucchetto e filatteri.

Sentire sulla pelle di appartenere a un mondo più vasto della propria casa, della propria parrocchia. Sentire di poter essere davvero fratelli, anche se diversi. Di volere tutti, fortemente una stessa cosa: la Pace. Perché Dio ha anche questo nome.

Un’esperienza, questa di Milano, che può svegliare l’intelligenza con il desiderio di non restare alla superficie dei problemi, di ascoltare di più, di imparare a dare il giusto valore ai media e alla loro invadenza. Un’esperienza di un forte impegno e di una forte volontà di realizzare qualcosa in contrapposizione al lamento generalizzato e alla sterile protesta.

Emozione di altro tipo, ma pur sempre emozione, quella che può procurare la bellezza. La bellezza di un’opera d’arte o di un brano musicale. L’emozione di una voce che canta il Kyrie della Missa Luba in una chiesa illuminata più dai lumini accesi all’altare della Madonna, che dai pochi riflettori del concerto. Sì, un emozione sulla pelle, che forse dura lo spazio di una sera, ma anche un modo di pregare che non si dimentica, che ritornerà nelle orecchie quando ancora una volta ripeteremo: Ave Maria … Forse Dio ha anche il nome di bellezza.

Qualcuno dirà che l’emozione è effimera. Che può provocare scelte o atteggiamenti temporanei se non sostenuti dalla razionalità. Qualcuno può ancora pensare che la religione non debba avere niente a che fare con la corporeità.

E’ vero che l’uomo è fatto “poco meno degli angeli” come si dice nel Salmo 8, ma è proprio quel poco che ha in meno che non merita di essere ignorato. Perché gli permette di volare.

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