44° SETTIMANA SOCIALE: DA BOLOGNA SEGNALI POSITIVI.

Cattolici e politica.

Compagni di strada di tutti gli altri uomini e donne che vivono in questo Paese e operano per la sua crescita, ma anche portatori di un patrimonio di idee e di valori peculiari che configurano un’identità cult

Cattolici e politica.

Compagni di strada di tutti gli altri uomini e donne che vivono in questo Paese e operano per la sua crescita, ma anche portatori di un patrimonio di idee e di valori peculiari che configurano un’identità culturale irrinunciabile.

È l’immagine dei cattolici italiani che sempre più chiaramente emerge, dopo gli ultimi sviluppi del dialogo tra associazioni e movimenti a Rimini e a Loreto, e che esce rafforzata da questa 44ª Settimana Sociale appena conclusa. Un’immagine ancora incompiuta, ancora precaria, come lo sono tutti gli inizi, e tuttavia reale. Un’immagine che appare come un compito, un impegno, piuttosto che un possesso consolidato, ma che forse proprio per questo è più suggestiva e carica di futuro.

Quello che sembra certo – e il clima che si è respirato a Bologna ne costituisce una conferma – è che i credenti laici non intendono più restare nelle retrovie, assorbiti da problematiche tutte interne ai loro rispettivi gruppi e movimenti, ma sentono il bisogno di essere protagonisti di questa stagione politica, per concorrere alla costruzione sempre in corso della nostra democrazia. Da qui l’esigenza forte di proseguire sulla strada, da poco intrapresa, di un dialogo a tutto campo che superi antiche fratture e riporti il laicato cattolico in primo piano nel dibattito culturale e civile del nostro Paese.

A Bologna questo dialogo c’è stato, e vivacissimo. Ora si sente il bisogno di continuarlo, e non solo nelle sedi istituzionali, ma assumendosene, da laici maturi, l’iniziativa e la piena responsabilità. Si è consapevoli delle diversità, ma si sa anche che esse, se in passato hanno talora costituito un ostacolo insormontabile, potrebbero in futuro, in un nuovo contesto, diventare una ricchezza. Nessuno punta su una unità culturale monolitica, meno che mai su una partitica. La complessità, la multiformità, la varietà dei punti di vista, hanno costituito già in questa Settimana Sociale una risorsa importante, che va gelosamente difesa e incrementata. Ciò che si vuole non è l’omologazione, ma il ritorno a un orizzonte condiviso di punti di riferimento, capaci di orientare e regolare il confronto sulle questioni concrete.

La posta in gioco è alta. Al di là delle valutazioni diverse che sono state date circa la salute della nostra democrazia, tutti ci rendiamo conto che essa attraversa un momento delicatissimo di transizione, che ha bisogno estremo del contributo di tutti.

E se è vero che viviamo una fase storica in cui nuovi scenari si fanno strada a livello internazionale, in cui sfide inquietanti rimettono in discussione le coordinate della nostra civiltà e rendono necessario un nuovo rapporto con le altre, il contributo più urgente è quello di un nuovo umanesimo, che solo la dottrina sociale della Chiesa può ispirare, e che tocca ai laici cristiani oggi elaborare in rapporto alle esigenze e alle potenzialità del nostro tessuto culturale e sociale.

Alla vigilia della pubblicazione del Compendio che raccoglie le linee portanti di questa dottrina, essi devono essere più che mai consapevoli che non spetta a nessun altro che a loro da un lato approfondire le radici teoriche di queste linee, verso una visione della persona e del bene comune adeguati a questo momento storico, dall’altro tradurle in progetti a breve, a medio e a lungo termine, in prese di posizione concrete, se necessario in vere e proprie battaglie civili.

Ciò non implica una deresponsabilizzazione dell’istituzione ecclesiastica come tale. Anzi, bisogna dire chiaramente che la riuscita di questo processo di crescita del laicato suppone uno sforzo di formazione permanente che deve avere nelle sedi appropriate, innanzitutto nelle parrocchie, una nuova spinta. Al di là dei fermenti che attraversano il mondo delle associazioni e dei movimenti, è tutto il laicato che deve risvegliarsi a una prospettiva di impegno consapevole, sia sul piano intellettuale che su quello operativo.

Solo a questa condizione la conclusione dell’esperienza della Dc non sarà – come purtroppo finora ha rischiato di essere – la fine dell’incidenza dei cattolici sulle sorti pubbliche del nostro Paese.


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