DAL CUORE DI ALESSANDRO GALIMBERTI: UNA MEDITAZIONE SULLA ’PREPOSITURALE’.

Oggi, Dedicazione della Prepositurale. Come un giovane ’vive’ la sua chiesa.

Oggi, Dedicazione della Prepositurale. Come un giovane ’vive’ la sua chiesa.

Nel gennaio scorso Alessandro Galimberti, seminarista, ci lasciava per ’stare’ con il suo Signore che tanto amava. Iniziava per lui la celebrazione dell’amore del suo Gesù in un’eterna ’comunione’. Fra le sue carte, papà Luigi ha trovato questa ’meditazione’, questa racconto di una sua emozione legata alla sua chiesa Prepositurale, della quale oggi ricordiamo la consacrazione. La pubblichiamo integralmente, perché con Lui possiamo far vivere in noi, questo stupendo dono della fede dei nostri Padri.

Alessandro ci accompagni dal cielo, Lui che per anni ha ’servito’ì all’altare in questo grande giorno di comunità!.

“Quanti ingressi avrò fatto nella mia Chiesa? A migliaia, penso. Eppure solo di recente ho scoperto la bellezza di questa Prepositurale nella quale cresce ogni giorno la mia fede. Sul piazzale d’ingresso sono accolto dalle braccia aperte del Cristo Risorto che con gioia, quasi fosse lì a dirmi ’il banchetto è pronto anche per te’, mi accoglie con il suo Amore di Figlio Amato. E allora varco la porta d’ingresso sapendo che passo attraverso il Mistero di Cristo, entrandovi in profondità.

 Questo ingresso sembra la porta di una casa: forse è la casa di Betania dove Maria, Marta e Lazzaro attendevano e accoglievano con ansia Gesù, ad ogni suo passaggio. Ed è la stessa casa dove quei tre suoi amici videro le lacrime di Cristo, videro la gioia di Gesù nei banchetti che con cure le due sorelle Gli preparavano. Videro la preoccupazione sul volto di Gesù per quello che doveva fare, dopo quell’ultima volta che Maria versò sui suoi piedi quell’olio profumato di vero nardo.

Mi fermo un istante,, appena varcato il portone di vetro a guardare il vestibolo che mi accoglie: nella sua parte mediana una serie di vetrate raffiguranti gioiosi angeli che con trombe e strumenti musicali sembrano gioire e far intendere la grande festa che, varcata la soglia dell’ingresso mi aspetta. E immagino la musica e gli stupendi colori di questa casa che nella sua grandezza sa essere veramente accogliente. Immagino anche che tipo di canti ed inni possono cantare questi angeli, ma tendendo l’orecchio in ascolto, non riesco a percepire alcun suono. Sarà suono di immaginazione, tripudio di Natale di quel Bambino che in eterno farà cantare ai suoi Angeli ’Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”.

Ed entro nella mia Chiesa con la stessa cura con la quale si prende tra le braccia un bimbo, con la stessa attenzione con la quale ci si accosta alle Scritture. Entro dalla parte sinistra e mi reco come di solito all’acquasantiera: quanti mani avranno immerso le loro dita nell’acqua santa; e quanti occhi si saranno soffermati su quell’angelo orante che posto nel centro di essa, a mani giunte, sembra dire al fedele: “Silenzio, ascolta la stupenda sinfonia e la gioia che si respira alla destra del Padre celeste. T ne fai già parte”.

La sua serietà incute un po’ di timore ma non distrugge la gioia che mi porto in cuore, anzi l’accresce. La verità della serietà di quell’angelo e ancor più della gioia, prende ancora più valore dalla testimonianza offerta dalla lapide posta all’inizio della navata laterale sinistra che fa memoria di un ’martire lissonese’, Don Raffaele Crippa, che ha donato la sua vita ai lebbrosi.

E il cammino di fede cristiana, il mio in particolare, comincia proprio qui, all’inizio della Chiesa, dopo pochi metri dall’ingresso: il Battistero. Costruito in legno nella forma ottagonale, ricorda il giorno del mio ingresso nella Chiesa; ricorda quell’evento salvifico che è l’inizio della vita pubblica di Gesù, quando dopo aver ricevuto il battesimo nel Giordano si sentì una voce dal cielo che diceva: “Questi è il mio Figlio diletto, l’Amato, del quale mi sono compiaciuto”. Questa è la parola che ci sigilla al cuore di Dio Padre. Questa è la frase che rivolta ad ognuno di noi, conduce al cammino di crescita cristiana. Ed ogni volta che passo accanto a questo battistero, luogo della Grazia battesimale, gli angeli intonano proprio queste parole….

E mi accorgo di non essere solo: alla mia destra e alla mia sinistra decine di vetrate colorano la fede del mio cammino, attraverso l’esempio dei santi che rappresentano. Appena all’ingresso mi accoglie infatti la prima vetrata dedicata a San Giovanni Bosco, santo a cui sono particolarmente devoto. E’ lì ad accogliermi tendendomi la mani dal suo sfondo celeste quasi a dirmi: mira alla santità!

Ed erano queste le parole che i suoi ragazzi si sentivano rivolgere ogni giorno dalla sua bocca. E dai santi più vicini a noi si scende lungo la navata centrale verso il transetto, percorrendo la storia ella Chiesa, con le figure illustri di altri santi (Cecilia, Paolo, Pietro…) che sulle parete esterne delle due navate laterali accompagnano fisicamente il mio cammino verso il Signore, con la loro preghiera e la loro fede…

Al di sotto di ogni vetrata i passi sono scanditi dalla presenza di numerosi confessionali; è da lì che parte periodicamente il mio essere amato: sapermi peccatore per avere la gioia di essere perdonato dalla Chiesa e dal Padre….
Colonne imponenti reggono un cielo da sogno, un cielo stellato che ricorda la promessa fatta da JHWH ad Abramo all’inizio della storia della salvezza: ’Conta le stelle’. Ed esse sono simbolo dei fedeli che siedono quotidianamente sulle panche della Prepositurale, partecipano alle liturgie: quegli stessi fedeli che poi saettano via dalla chiesa, annunciando il Vangelo, divenendo comete nel mondo, catturando d’amore per Cristo nuovi fedeli o fedeli assopiti.

E si raggiunge l’altare: lo si raggiunge grazie al pavimento decorato con i colori della terra. Dalla terra noi ricaviamo il grano e l’uva, dalla terra all’altare terrestre, simbolo di quelle eterno.
Siamo nel transetto
al di sopra del mosaico celeste e aureo che rappresenta le iniziali di Cristo. Mi fermo e insieme al dipinto del Padre che lo regge in segno di Gloria e di Amore, alla destra e alla sinistra mi sta davanti come un eterno presepio: la Madonna (alla sinistra) e San Giuseppe (alla destra) e davanti a me….l’Eucaristia.

E’ proprio una Chiesa delle beatitudini: tutto il mondo antico e moderno è in esso rappresentato. Sopra la Madonna e San Giuseppe vi sono le vetrate di uomini e donne dell’Antico Testamento. Dietro l’altare maggiore , luogo in cui stanno il coro bellissimo e la consolle del grande organo, vi sono le dieci vetrate degli apostoli: dieci perché mancano Pietro (rappresentato sull’altare maggiore assieme a Paolo) e Giuda che non viene ricordato o forse lo è ancora più veramente: tutti noi almeno una volta lo rappresentiamo. E questo ci unisce ancora di più alla schiera degli eletti da Cristo.

Ai lati dell’altare altre due meraviglie della tradizione locale: l’altare con il Santo Crocifisso (che fece piovere durante una grande carestia) e di Sant’Ilario (santo a cui i nostri nonni erano particolarmente devoti). Tutto è davvero bello. L’armonia di luci e colori è proprio quello che mi aspettavo, la meravigliosa sinfonia che mi era stata presentata dall’angelo orante dell’acquasantiera.
Mi giro e come un tripudio, il sole viene filtrato dai meravigliosi colori del rosone centrale: questa è la gloria, questo è meraviglioso! La nostra fede deve passare da questi colori.

Esco estasiato dalla Chiesa.

L’angelo del campanile è lì che sembra lanciarmi con un fionda miracolosa come cometa per le vie del mondo ad annunciare quello che ho contemplato nella mia Chiesa: la Pasqua del Signore Gesù.

Alessandro Galimberti.


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