IO ACCOLGO TE……

Loro stessi, forse, ancora non lo sanno, ma c’è a Lissone una coppia di sposi che tra poco stabiliranno un primato.

Saranno, infatti, i primi a pronuncia

Loro stessi, forse, ancora non lo sanno, ma c’è a Lissone una coppia di sposi che tra poco stabiliranno un primato.

Saranno, infatti, i primi a pronunciare il “fatidico sì” con la nuova formula approvata dai Vescovi italiani e dalla Santa Sede nella scorsa primavera. Diranno “io accolgo te come mia sposa (o sposo)”, anziché “io prendo te”. Potranno scegliere, d’accordo con il nostro parroco Don Pino, tra l’inserimento del rito nella Messa, come di solito avviene, o nella Liturgia della Parola. E avranno a disposizione una serie di elementi rituali, ricchissimi di significato teologico, che meglio illustrano il significato di questa celebrazione.

Tutto ciò avverrà da domenica 14 novembre, la prima dell’Avvento per noi di rito Ambrosiano e giorno di festa nell’Unità Pastorale per i matrimoni, il giorno in cui entrerà in vigore l’adattamento del rito del matrimonio (la parola giusta è questa, non, dunque soltanto una traduzione, e tanto meno un “nuovo” rito). Ma delle novità che esso contiene si parla già da diversi mesi. Il testo che entrerà in vigore prevede tre riti distinti.

Il primo, inserito nella Messa, il secondo inserito nella Liturgia della Parola, il terzo riguardante il matrimonio in cui solo uno dei due sposi sia battezzato.
Specie per le prime due tipologie, ci sono dei cambiamenti rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi. Come il verbo “accolgo te” anziché “prendo te come mio sposo (sposa)”, o come l’inserimento dell’espressione “con la grazia di Cristo” in una delle formule che possono essere pronunciate al momento del consenso.

Naturalmente non sono mancati i dubbi e le perplessità. Ad esempio, si è chiesto qualcuno, perché “accogliere” ha sostituito il tradizionale verbo “prendere”? E la previsione di un rito inserito “solo” nella Liturgia della Parola non lascia presagire la distinzione tra matrimoni di serie A, quelli con la Messa e quindi l’Eucaristia, e di serie B, senza la Messa? Inoltre, se fosse davvero così, a chi spetterebbe l’ingrato compito di “far retrocedere” alcuni (i cosiddetti non praticanti, è stato ipotizzato) e di promuovere gli altri, più avanti nel cammino della fede?

IL CAMBIAMENTO DELLA FORMULA

L’attenzione dei mass media si è naturalmente subito concentrata sul cambio di verbo “prendo-accolgo”. Non si tratta, però, come si potrebbe pensare, di semplici adattamenti terminologici. Dietro ogni cambiamento testuale o dei gesti c’è un preciso studio teologico.

Si è scelto “io accolgo te” perché il verbo della formula latina è “accipere”, che il nostro “accogliere” traduce meglio rispetto a “prendere”. Inoltre gli sposi, dicendo “io accolgo te”, riconoscono che l’altro non è possesso ma dono che viene dalle mani di Dio, Signore della vita. In questo senso, dunque l’accogliere del matrimonio cristiano non è un puro ospitare, magari a tempo determinato ma è un accettare nella propria esistenza il dono di un’altra esistenza.

MATRIMONIO CON E SENZA LA MESSA

Anche la previsione di un rito inserito nella Liturgia della Parola ha suscitato notevole interesse e qualche perplessità. Si tratta di una possibilità “minore”? E a chi è diretto? Quello che l’adattamento del rito introduce è una possibilità in più, una ricchezza maggiore, poiché non si può non prendere atto che la situazione in Italia è cambiata anche da un punto di vista religioso, come ricordano i vescovi nel recente documento sulla parrocchia.

Non tutti gli sposi arrivano al matrimonio nelle stesse condizioni di fede.

Vi sono coloro che hanno alle spalle un significativo cammino ma anche coloro che scelgono di sposarsi in Chiesa – e ne hanno diritto in quanto battezzati – pur non avendo maturato pienamente la scelta della vita cristiana. L’adattamento offre ai parroci gli strumenti per far fronte a questa diversità.

Ma è una possibilità, non certo “un’imposizione”.

Detto in altri termini, l’esistenza di un doppio rito non significa l’obbligo di applicare automaticamente il rito con la Messa a chi ha fatto un certo cammino di fede e va in chiesa tutte le domeniche e l’altro rito a chi, invece, non si faceva più vedere dai tempi della cresima. Questo sarebbe il modo più sbagliato di intendere il cambiamento.

Al contrario è auspicabile che i nostri sacerdoti, il Parroco dell’Unità Pastorale di Lissone don Pino e gli sposi, valutino insieme quale rito scegliere. All’inizio penso che saranno ben pochi quelli che sceglieranno il rito all’interno della Liturgia della Parola. Ma se nel corso prematrimoniale due fidanzati riconoscono di essere in cammino verso una fede matura e consapevole, allora questo rito può davvero esprimere tutte le sue potenzialità.
Allo stesso modo, quando si presenterà la necessità di celebrare un matrimonio senza la Messa, non dovrà inventare nulla, ma ci sarà già pronta una struttura rituale di sostanza e di qualità.

IL RITO INSERITO NELLA LITURGIA DELLA PAROLA

Vediamola più da vicino, dunque, questa novità. La mancanza della Messa non deve essere vissuta come una sottrazione ma deve diventare un desiderio.

Per questo il rito abilita a mettersi in cammino verso l’Eucaristia, partendo proprio dalla memoria del Battesimo, proseguendo con la proclamazione della Parola, l’espressione del consenso (io accolgo te e tutto ciò che segue), la benedizione nuziale, la preghiera dei fedeli, lo scambio della pace, la consegna della Bibbia e la benedizione finale.

La consegna della Bibbia è indice di questo incamminarsi verso la comunione. “Ricevete la Parola di Dio – recita infatti la formula che accompagna questo momento – risuoni nella vostra casa riscaldando il vostro cuore, sia luce ai vostri passi, la sua forza custodisca il vostro amore nella fedeltà e vi accompagni nel cammino incontro al Signore”.

LA MAGGIORE RICCHEZZA LITURGICA

Altro che serie B, verrebbe da dire. L’adattamento, infatti, renderà più belle e partecipate le liturgie nuziali, sia quelle inserite nella Messa, sia le altre. Testi e gesti sono stati curati nei minimi dettagli, sono state inserite le litanie dei santi sposati ed è stato ampliato anche il numero dei brani della Bibbia utilizzabili per le letture e il Vangelo. Prima erano una quarantina, ora sono 82.
Nuova è anche la formula per la benedizione sugli sposi. Il testo accentua la lode trinitaria: al Padre Creatore, al Figlio che si dona senza chiedere nulla in cambio e allo Spirito Santo. Sviluppa inoltre la supplica, affinché gli sposi, «segnati con il fuoco dello Spirito, diventino Vangelo vivo tra gli uomini». E introduce l’aspetto escatologico: «la profonda nostalgia» di Dio «fino al giorno in cui potranno, con i loro cari, lodare in eterno» il suo nome.

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