IL S. LUIGI ALLA SCOPERTA DI VENEZIA…

Ben 45 adolescenti con i loro educatori, guidati da don Bortolo, hanno vissuto questa esperienza intensamente, senza farsi sfuggire nulla di quanto si poteva raccogliere in queste giornate. Ogni anno, infatti, nel cammino formativo proposto in oratorio si inserisce “un’uscita” comunitaria

Ben 45 adolescenti con i loro educatori, guidati da don Bortolo, hanno vissuto questa esperienza intensamente, senza farsi sfuggire nulla di quanto si poteva raccogliere in queste giornate. Ogni anno, infatti, nel cammino formativo proposto in oratorio si inserisce “un’uscita” comunitaria per incontrare alcuni testimoni e per conoscere, almeno un poco, una città e le sue ricchezze artistiche.

I postumi del capodanno non erano ancora smaltiti e il Gruppo Adolescenti dell’Unità Pastorale già s’imbarcava per una nuova avventura.

E il termine, questa volta, è appropriato: si è trattato di un vero e proprio imbarco perché la destinazione è stata Venezia.

Quattro giorni, dal 2 al 5 gennaio, su è giù da vaporetti e ponti, dentro e fuori calli e canali, per ascoltare, guardare e scoprire. Venezia, con la sua magia, ci ha riempito di stupore e di entusiasmo.
Così dopo Assisi e Firenze, quest’anno la meta è stata Venezia.

“Perchéha motivato don Bortolostoricamente Venezia è la città al confine tra l’oriente e l’occidente, è il crocevia di mercati, il luogo di incontro tra culture, religioni e persone diverse. La sua stessa costruzione sta sul limite tra la terra e l’acqua. Quindi è una città che offre molti spunti per riflettere sull’incontro con l’altro e con la diversità e scoprire qui una risorsa e un arricchimento. E proprio in questi mesi il percorso di catechesi è incentrato sul tema della relazionalità”.

Il ritmo delle giornate veneziane è stato intenso, quasi “giapponese”.

Così non sono mancate testimonianze forti, come quelle di Suor Gabriella e Padre Andrea, che da molti anni lavorano con i detenuti nel carcere della Giudecca. Ci hanno detto che “visitare i carcerati”, opera di misericordia che Gesù nel vangelo mette come una delle condizioni per la salvezza, significa condividere la loro sofferenza, ascoltare la loro storia e non dimenticare mai di mettere al primo posto la persona e non il reato commesso.

Nel monastero benedettino di San Giorgio Maggiore poi abbiamo celebrato l’eucaristia ricordando l’amico Alessandro, morto due anni fa, e la sua testimonianza forte. Così, contemplando il quadro del Carpaccio che raffigura San Giorgio e il Drago, abbiamo meditato sull’importanza di vivere i nostri anni non nell’indifferenza e nella passività ma con grinta e grande voglia di combattere contro tutti gli ostacoli, le sofferenze e le ingiustizie, galoppando nei nostri giorni e non facendoci trascinare.

Da San Giorgio a San Marco e Suor Lionard, della Pastorale del Turismo Diocesana, ci ha guidato in un itinerario catechetico attraverso i mosaici della basilica. E’ stato affascinante scoprire da vicino non solo la preziosità del lavoro e delle opere ma anche la bellezza e il messaggio in esse contenute. Ciò che all’apparenza o allo sguardo distratto poteva sfuggire grazie alle parole della guida si è svelato come una mappa che dischiude un tesoro. Quindi ci siamo addentrati nelle calli e nei rii della città alla ricerca di bellezze artistiche e di… una cioccolata calda a prezzi accessibili.

Mercoledì è stato dedicato alle isole: Torcello, con gli straordinari mosaici bizantini e il suo campanile dal quale si poteva ammirare uno splendido panorama della laguna tra un vento freddo che tagliava la faccia. Burano, con le case dei pescatori di mille colori diversi, caldi, forti, sembrava immergerci dentro una fiaba che non finisce mai di stupire. Murano con i suoi vetri, le fornaci per la lavorazione e le vetrine zeppe di un artigianato prezioso, ci ha fatto scoprire l’abilità di quest’arte.

E giovedì, infine, lo sbarco sull’isola di San Lazzaro degli Armeni, per incontrare il monaco mechitarista Padre Vertanes che, con la sua simpatia e la sua smisurata cultura, ci ha fatto conoscere il loro stile di vita e la storia del popolo armeno perseguitato e costretto a continue diaspore. Così, tra antichi manoscritti armeni, mummie egizie e sfere cinesi, abbiamo scoperto qualcosa della ricchezza culturale di un popolo fin’ora sconosciuto.

Non sono mancati tempi di riflessione e di preghiera, anche di notte, in riva ad un mare agitato da un gelido vento, ma soprattutto non sono mancati momenti di gioco, di condivisione, di festa. Così tra scherzi e candid camera l’allegria e l’entusiasmo hanno prevalso sulla fatica e il sonno.

E’ cresciuta l’amicizia e si è sperimentato la bellezza dello stare insieme, nonostante le diversità.

Tutto questo si è sintetizzato nell’augurio e nel messaggio finale, consegnato in riva al mare prima di partire: “Guarda oltre e scoprirai legami indissolubili, costruisci ponti e abbraccerai il mondo”.

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