I caratteri spirituali della quaresima cristiana : IL DIGIUNO

  

 PENTIMENTO, RICONCILIAZIONE, IL DIGIUNO.

Alla ricerca del “perché” digiunare nella vita spirituale.

 Lo abbiamo ricordato quando all’inizio di questa Quaresima siamo stati ancora una volta invitati a vivere i giorni nell’ascolto della Parola di Dio, nella preghiera, nella penitenza.

Ci è stato detto che in quaresima i venerdì sono ’di magro’, ossia non si mangia carne. Ma un’indicazione spirituale è passata e passa sotto silenzio: il digiuno.

L’abbiamo ridotto nei tempi (tutti i maggiorenni fino ai 60 anni compiuti), nelle modalità (un unico pasto e un po’ di cibo al mattino e alla sera). Ma soprattutto non comprendiamo più il significato profondo del digiunare volontario né il suo grande valore spirituale. Mi pare doveroso, almeno per una volta, riflettere insieme con voi su questa esperienza che un tempo veniva seriamente accolta e vissuta.

Da un documento estremamente interessante della Chiesa di Lugano ho raccolto alcune rilievi circa il digiuno nella esperienza di fede dei cattolici.

Anzitutto è vero che “ormai quasi nessuno crede che esista un rapporto tra cibo ed esperienza spirituale. Il digiuno, dunque, appare come un’osservanza dei tempi passati, quando l’ascesi era ritenuta necessaria per andare in Paradiso e quando, paradossalmente, la fame era esperienza possibile per la maggioranza della gente. Tuttavia, ed è un altro paradosso, oggi molti digiunano per scelta (voglia di benessere, motivi estetici o sportivi); per necessità (i poveri che veramente non hanno da mangiare); per malattia (anoressia); per ragioni politiche (un digiuno che deve “apparire”, essere assolutamente notato e messo in risalto dai mass media, pena il fallimento dello scopo prefissato).

Evidentemente è successo un deciso distacco del digiunare dalle antiche e profonde motivazioni religiose. Digiunare sì, allora, diventa una scelta di vita, più o meno lunga, legata ad altri motivi. Non di certo a esigenze interiori, per una spiritualità più autentica.

Cerchiamone allora, sia pure brevemente le ragioni spirituali: “Per coglierne le motivazioni profonde, il digiuno va praticato imprimendo a se stessi una disciplina al bisogno di alimentarsi. Il cibo trascina con sé una dimensione affettiva straordinariamente potente: anoressia e bulimia sono indici di turbamenti affettivi che si ripercuotono nell’alimentazione. Il comportamento alimentare nell’uomo non dipende solo da bisogni fisiologici, ma appartiene alla sfera dell’affettività e del desiderio. Alimentarsi richiede una disciplina per passare dal bisogno al desiderio, dal consumo all’attitudine eucaristica, dalla necessità individuale alla comunione fino a diventare esercizio ed esperienza di comunione, di condivisione. È il motivo del digiuno prima dell’eucaristia pasquale: non mortificazione per essere degni, non penitenza meritoria, bensì dialettica digiuno-eucaristia, disciplina del desiderio per discernere ciò che è veramente necessario per vivere, oltre il pane“.

Dovremmo trovare tempo e voglia per muoverci su queste piste di riflessione. Sono certo che molti cristiani hanno dentro l’anima un sincero desiderio di vivere in modo più autentico la propria fede, anche nelle modalità più esigenti che a partire dal Signore Gesù sono state richieste a chi vuole essere decisamente suo discepolo, un cristiano.

Ma pare che di tempo per ’meditare’ sulle ’nostre cose’ (come il digiuno spiritualmente motivato) non ce ne sia proprio a fronte di un ritmo quotidiano tanto assillante e esigente. Vogliamo allora ricordarci che:
” il digiuno è necessario anche per conoscere da cosa siamo abitati: chi prova a digiunare sa che, a partire dal secondo o terzo giorno, vede sorgere in lui collera, cattivo umore, bisogni prepotenti… Tutte occasioni per porsi domande essenziali: chi sono io, in realtà? quali sono i miei desideri più profondi? da cosa sono interiormente toccato? quando sono insoddisfatto e quando, invece, nella pace?”.

Ho cominciato la quaresima cercando insieme con voi tutti il senso più vero di alcune parole che in questo santo tempo ricorrono: pentimento, conversione, riconciliazione, confessione.

Ed ora digiuno . Ne è valsa la pena?

Lascio a Chi conosce le coscienze l’ultimo giudizio. Dopo tutto anche il digiuno è un’esperienza personale…!

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