45° CAMPEGGIO: L´ALTARE DI ALESSANDRO NEL GIARDINO DEL CIELO

Sabato sono stato in un posto speciale: al 45°campeggio dell’oratorio S. Luigi in Cervinia, “un giardino del cielo”.

Sabato sono stato in un posto speciale: al 45°campeggio dell’oratorio S. Luigi in Cervinia, “un giardino del cielo”.

L’aria fresca delle vette lo spazzava, e nonostante il sole splendesse attanagliava le ossa, donandoci un grande sollievo in questa calda estate; con la rugiada della notte le ospitali tende brillavano nel primo sole di una giornata che si preannunciava splendida.

I fiori dell’estate alpina riempivano i prati, e il picco scosceso del Cervino sembrava un dito nero puntato verso il cielo, verso la grandezza del DIO CREATORE.
Il paesaggio era terribilmente bello e la vita prorompeva da pertutto attorno.

C’erano i nostri ragazzi, c’era Don Bortolo, purtroppo al suo ultimo campeggio e ne siamo molto dispiaciuti, c’erano gli animatori che tanto si adoperano e sono immancabili figure della nostra comunità cristiana lissonese, c´era Alessandro che ci incitava nella fatica con il suo sorriso, c’era la natura: c’era la vita, grande dono di Dio Creatore.

Sentivamo i fringuelli alpini, che erano anch’essi vestiti in bianco e nero per la “nostra festa”… c’era la nostra voglia di “salire” là, alla croce del Mont ROUS… con l´altare di Alessandro sulle nostre umili schiene.
Guardando nei prati si vedevano le colorate farfalle, e quegli umili fiorellini, ospiti di questo ambiente estivo alpino, e là quelle piante piccole e contorte ma così attaccate alla vita, e ci siamo chiesti: che “grande magia” ha la natura?

La natura ha la stessa forza che attraverso i verdi steli dà energia ai fiori, da’ energia alla nostra “giovinezza”, da energia e volontà ai nostri ragazzi e li fa esistere e crescere nella fede per diventare adulti e responsabili.

Ma noi siamo uomini, c’era di più…

Come scrisse S.Bernardo nel dodicesimo secolo, uno che sapeva tanto e al quale sono state dedicate montagne e passi alpini, tante era il sua attaccamento alla vita di queste valli: “… Noi dobbiamo amare Dio. Ma se i non credenti non fossero d’accordo, la loro ingratitudine è immediatamente confutata dai Suoi innumerevoli benefici, profusi alla nostra razza e chiaramente discernibili dai sensi.
Chi è che dà cibo a tutte le carni, luce a tutti gli occhi, aria a tutto ciò che respira? Sarei un folle a iniziare un elenco, visto che ho già detto che sono innumerevoli; ma citerò solo, come particolarmente preziosi, cibo, luce del sole e aria; non perché siano i più grandi doni di Dio, ma perché sono necessari alla vita.

L’Uomo deve cercare nella sua più alta natura i doni più alti e questi sono dignità, saggezza e virtù.
Per dignità intendo il libero arbitrio, dove non solo supera tutte le altre creature ma ha dominio su di esse.
Saggezza è il potere che riconosce questa dignità, e percepisce che non è una cosa che si è data da solo.
E la virtù spinge l’uomo a cercare con desiderio Colui che è la fonte di questa, ed afferrarlo saldamente quando l’abbia trovato.”
( da uno scritto di S. Bernardo)

Sì, anche noi siamo piantine che debbono ringraziare per quello che ci è stato donato e crescere, puntando le nostre povere foglioline al cielo.

Sperando e cercando di fiorire in colorati e profumati fiori.

Ed ora che, terminata tutta la nostra fatica nel salire e portare l’altare sul Mont Rous siamo terribilmente stanchi,  il nostro sguardo e i nostri pensieri sono rimasti là…all’altare del cielo, all´altare del cielo  dedicato al nostro amato e compianto Alessandro Galimberti… che era lì con noi, al nostro fianco e nella nostra preghiera…ed è sempre nei nostri cuori…

…Don Bortolo alpinista-muratore al Mont Rous posa la “prima pietra” per “l´altare del cielo”

dedicato ad ALESSANDRO

foto: le targhe ricordo al “Mont Rous” del S. Luigi – Unità Pastorale Lissone

….e tutti nella valle ne parlano di una fede…di una vera fede…

ed eccoli in preghiera…con Alessandro

…e dopo tanti sacrifici…

Don Bortolo i “suoi ragazzi” e la preghiera a Dio Nostro Padre Onnipotente.

…e la tra le nuvole, benedicente,  ecco la cima del Cervino.

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