PARTE DELLA NOSTRA STORIA: L’ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PAPA GIOVANNI PAOLO II° –

KAROL IL GRANDE.

 

KAROL IL GRANDE.

 

 

Eri l’arcobaleno che viaggiava nelle vite
grigie della gente; avevi una parola di
conforto per tutti e per ogni situazione.
Non ti dimenticavi di nessuno ed il tuo
dito era sempre pronto ad asciugare le lacrime.

MARIA non ti ha mai abbandonato nel tuo lungo pontificato.
Quella notte di aprile ti prese nel suo manto e tu
andasti con LEI nel regno dei cieli.
Ti preghiamo tutti insieme tenendoci per mano:
“Intercedi per noi nella richiesta di perdono dei nostri peccati!

C’è la storia immortale che diventa parte della tua piccola vita. Ricorderai sempre dov’eri quando le Torri Gemelle furono abbattute, quando hai visto negli occhi per la prima volta tuo figlio, i tuoi nipoti, e quando morì Papa Giovanni Paolo II°.

A me la notizia è arrivata per via internet. Stavo scrivendo quanto ho sentito le campane della Prepositurale…rintocchi di campane e poi… commozione e preghiera…occhi lucidi, lacrime per chi lascia che l’emozione si liberi. Silenzio… solo silenzio. Accesi la tv e ho visto molti in ginocchio. Mi sembrava di sentire odore di cera, perché tantissimi portarono candele e ceri. Ecco un po’ di cronaca e un po’ di me. Del ’’mio’’ Papa, perché, crediamo, sarà così per quelli della mia generazione.

L’ho visto, dal vivo e no, veramente tante volte. Giubilei, viaggi, manifestazioni. Ma ne voglio raccontare solo una piccola parte. Lo ricordiamo in piazza del Duomo, nella nostra Brianza, nella sera di Caravaggio, nella Seregno del nostro giovan Parroco Don Pino….

Me lo ricordo, quando il Cardinale era apparso sul balcone quel giorno di tanti anni fa ed avevo sentito per la prima volta pronunciare con fatica quel nome difficile. Mio padre, buonanima, dando voce al pensiero passato per la testa di tanti nell’udirlo, aveva esclamato sorpreso: “L’han fa ul Papa: un negher!”. In realtà, di lì a breve ci saremmo stupiti di altro: avremmo capito presto che un Papa può anche essere uno sportivo, può scherzare, essere in qualche maniera con noi, uno di noi.

Seppi, poi durante il suo vicariato, che gli avevano sparato sull’autobus mentre mi recxavo al lavoro, dalla gente che commentava. Capii che “dare la vita” può essere inteso anche in maniera letterale.

Ed ancora quest’ultima volta a Milano. Ero con gli altri in Piazza del Duomo, festante. Però, quando ci passò accanto smisi di applaudire, sgomento, il cuore gonfio per quello che vedevo: aggrappato alla sbarra della vettura, sofferente, un Pietro anziano condotto dove non voleva. Eppure ci andava, facendoci vergognare delle nostre indolenze, per farci forti, per farci vivi.

Passarono le 21,37…di quel sabato e in lontananza continuai a sentire, ancora, le campane…sempre più tristi.

Comunità S. TERESA BENEDETTA della CROCE.

Carmelitana, Martire, Co-patrona d’Europa.

LISSONE

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