SIGNORA DI FATIMA: IL ROSARIO.

 

Avevo due rosari d’argento, con la piccola medaglia della Signora di Fatima. Uno a te lo donai perché ti fosse compagno nelle notti in cui più il male t’era martirio, e con lo scorrer dolce dei chicchi fra le dita, nel pensiero di Dio placare in te spirito e carne, fratello. All’uno dei polsi tu volesti quel rosario scendendo al tuo riposo estremo. Ed io sull’altro a me rimasto, sgrano a sera le solinghe Avemarie, te ripensando, su di te chiamando la luce eterna. Ada Negri (1870-1945)

Con questa poesia, tratta dalla raccolta “Il dono” (1936), la poetessa A. Negri evoca una delle devozioni mariane popolari più care, quella del rosario.

Il ricordo è tenero e delicato: Ada Negri aveva due rosari, l”uno l’aveva affidato alla persona amata, l”altro l’aveva tenuto per sé. Alla morte del ´ fratello ´a sgranare quel rosario era rimasta solo lei, trovando nella preghiera un legame di amore. La poesia finisce, però, con uno sguardo al futuro: “Quando anch’io sarò dentro la terra con le mani giunte sul petto, all’uno dei polsi avrò un rosario: questo. E gran pace, finalmente, in cuore, fratello”.

Oggi 13 maggio si ricordano le prime apparizioni della “ Bella signora vestita di Luce” a Lucia, Giacinta e Francesco di dieci, sette e nove anni, pastorelli in uno sperduto villaggio del Portogallo. A parte Lucia gli altri due non avevano neppure fatto la Prima Comunione quando apparve loro la “bella Signora”.

In quel giorno, i tre fanciulli si trovano a pascolare nella conca chiamata Cova da Iria, a tre chilometri da Fatima, quando esplode un lampo nel cielo. “Dietro la montagna c’è il temporale” – dice Lucia, impensierita –; “torniamo a casa”.

Si stanno avviando a radunare le pecore quando un secondo lampo, più abbagliante del primo, li acceca. I bambini affrettano il passo, ma ecco che sopra un piccolo elce, alto poco più di un metro, splende una bellissima Signora vestita di luce, più luminosa del sole. Con un cenno grazioso li tranquillizza: “Non abbiate paura, non voglio farvi alcun male…”.
Lucia domanda: “Di dove siete, Signora?”.
“Il mio paese è il Cielo”.
“E che cosa volete da noi?”.
“Sono venuta a chiedervi di venire qui a quest’ora il giorno 13 di ogni mese per sei volte di seguito, fino a Ottobre. In Ottobre vi dirò chi sono e che cosa voglio da voi…”.
“Voi venite dal Cielo? E io andrò in Cielo?”, la incalza Lucia. 
“Sì, ci verrai”.
“E Giacinta?”.
“Anche Giacinta”.
“E Francesco?”.
La bella Signora avvolge in un lungo sguardo carezzevole il fanciullo e soggiunge: “Anche Francesco, ma prima dovrà recitare molti Rosari…”.

Poi chiede: “Siete disposti a offrirvi al Signore, pronti a fare sacrifici e ad accettare volentieri tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in riparazione di tanti peccati con i quali viene offesa la sua Divina Maestà, per ottenere la conversione dei peccatori e in riparazione delle offese fatte contro l’Immacolato Cuore di Maria?”.

Lucia di slancio, a nome anche degli altri, risponde: “Sì, lo vogliamo”.

La Signora raccomanda ai bambini di dire il Rosario tutti i giorni e sparisce a poco a poco.
La figura della madre di Cristo è stata spesso nel cuore della devozione dei semplici.

Certo, bisogna “rientrare” correttamente la preghiera, però è altrettanto necessario non farle perdere calore, spontaneità, umanità. I “misteri” del rosario sono cristologici, ma vengono proposti in un flusso orante che coinvolge sentimento e tenerezza attraverso la femminilità materna di Maria.

Quel gesto finale del rosario al polso è, allora, il suggello di una fede semplice ma pura.

Comunità Pastorale S. TERESA BENEDETTA della CROCE.

 

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