IL BENE COMUNE: La vita politica da A. Lorenzetti a H. Arendt . Conversazione con Mons. S. UBBIALI e Don G. ROSSI.

A. Lorenzetti: Affresco Palazzo Pubblico – Siena

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Il titolo della serata ” IL BENE COMUNE”, che si svolgerà Domenica 4 Dicembre alle ore 21,00 presso la Parrocchia Sacro Cuore di Gesù,  fa riferimento a una questione che, perdurando da troppo tempo come una delle domande che non attirano, dunque non ricevono, il giusto riguardo, lascia intatta la tangibile atmosfera e cultura privatistica operante presso gli uomini dell’epoca presente.

Tutto quanto ciascuno sperimenta (definendolo di volta in volta come buono o come cattivo), egli lo vive nel «privato» o come un’occasione affatto “privata”, in maniera tale che, nel contesto o nella sfera comune, gli uomini immettono e difendono grosso modo soltanto il capace interesse professionale e, sulla scia di questo richiamo, la conveniente attrattiva economica.   
Gli affreschi di un pittore dell’epoca medioevale (Ambrogio Lorenzetti, nato a Siena nel 1290 circa e morto a Siena nel 1348) e i libri di una pensatrice del periodo contemporaneo (Hanna Arendt, nata a Hannover il 14 ottobre 1906 e morta a New York il 4 dicembre 1975) ci aiuteranno a configurarvi, nel migliore dei modi, la questione che l’espressione bene comune racchiude in se stessa e a prospettarvi alcune forti ragioni per un serio ripensamento di un’attesa, che il cristianesimo da sempre sollecita e nel nome della quale dialoga, anche oggi, con ciascun uomo chiedendogli una ripresa e un rilancio di quel bene che lui stesso rappresenta per la storia condivisa insieme da tutti.
Per ritrovare il senso e la passione del “vivere rettamente” ci sembra necessario tornare alla forza ispiratrice e critica del “bene comune”: è questo lo stimolo che la Chiesa ha il dovere di offrire.
Ricordiamo che il Concilio Vaticano II° aveva definito il “bene comune” come …l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono, sia alle collettività che ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” ( cfr Gaudium et spes, n. 26).
Il servizio del “bene comune” implica, dunque, la responsabilità e l’impegno per la realizzazione piena di tutti e di ciascuno come condizione fondamentale dell’agire socio-politico.
Questo è possibile solo se il “bene comune” non è la semplice risultante della spartizione dei beni disponibili, ma una meta che trascende ciascuno con la sua esigenza morale e proprio così ci accomuna, come scrive Mons. Sergio Ubbiali, nella presentazione della serata.

CHI è AMBROGIO LORENZETTI ?

Nato a Siena, 1285 circa – morto a Siena, probabilmente 1348.
Con Duccio e Simone, Ambrogio Lorenzetti completa la triade del grandissimi della pittura di Siena.
Fu temperamento molto diverso da quello appassionato e drammatico di Pietro, e produsse un’arte assai più pacata, quasi filosofeggiante; e ancora, a differenza del fratello, non si scorge in Ambrogio nessuna traccia dell’ascendente di Duccio, mentre anche le derivazioni da Giotto appaiono molto più mitigate.
Fu dotato di una singolare e spiccatissima personalità artistica, più unica che originale, e di un indefesso spirito di ricerca, sorretto da una inesauribile fantasia creativa, che gli consentì di dare forme sempre nuove e precisamente caratterizzate ad ognuna delle sue opere.
Gli elementi architettonici e spaziali sono tuttavia notevolissimi nella sua pittura e, anche se costruiti più con mezzi fantastici che puramente matematici, vanno sempre più coordinandosi, per raggiungere infine un rigore prospettico capace di ottenere notevoli effetti di profondità atmosferica, come è particolarmente evidente nelle opere più tarde; parimenti, la modellatura violenta e la grandiosità delle prime forme delle figure rappresentate da Ambrogio, gradatamente si attenuano, come risulta dall’analisi delle sue «Madonne».
Scarne notizie abbiamo della sua biografia; per la prima volta è ricordato nel 1319 e per l’ultima nel 1347; sappiamo che ricoprì anche importanti cariche politiche, e che produsse una grandissima quantità di opere, anche nei centri più lontani dello Stato Senese. Con ogni probabilità, anche lui, come il fratello, perì nella terribile pestilenza del 1348, che, insieme al crollo demografico, provocò in Siena anche una netta frattura nella linea dello sviluppo artistico; la ripresa, lentamente, ci sarà, ma artisti come Ambrogio, sia pure in una città ricca di talenti come Siena, non nascono tutti i secoli.
Del 1337-39 sono i celeberrimi affreschi del “Buono e Cattivo Governo” nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena. Non si può esitare a definire questa vasta rappresentazione, che più di ogni altra ha dato fama all’artista, come un vero e proprio capolavoro universale, anche se si riscontrano in essa caratteri in parte diver si dalla restante pittura di Ambrogio; vi dominano infatti concetti morali, in certo modo imposti dai committenti, i quali però, se non appartennero alla diretta iniziativa di Ambrogio, trovarono certo nell’animo dell’artista una pronta rispondenza, una appassionata e consapevole partecipazione alle vicende del proprio tempo, peraltro sempre sostenuta dal fuoco ardente di una fervida fantasia.
L’insieme dell’opera, e certe figure caratteristiche, come la splendida rappresentazione allegorica de “La Pace”, hanno giustamente fatto intravedere in Ambrogio un precursore della nuova mentalita prerinascimentale. L’opera è di capitale importanza per tutta la pittura successiva e si segnala per il colore, per la dinamicita dei personaggi, per la brillantezza di soluzione dei problemi di prospettiva, posti in forme del tutto nuove e originali.
Ma a parte il valore intrinseco, l’affresco ha un’importanza fondamentale come documento storico, in quanto viene considerato come il primo dipinto puramente paesaggistico dell’intera storia della pittura, e può essere visto anche come una rudimentale mappa del territorio senese del tempo, in quanto rappresenta vaste zone della campagna circostante il capoluogo e perfino la rocca del porto di Talamone.
Gli affreschi sono inoltre una «fotografia» della Siena del tempo e più di ogni documento scritto possono spiegare allo storico attento il modo in cui si svolgevano i commerci e quale era Pordinamento sociale vigente; e fortemente suggestivo ammirare la minuzia di particolari con la quale Ambrogio Lorenzetti rappresenta la vita in città e in campagna, mentre sul tutto aleggia un alto sentimento civico e morale, per capire appieno il quale, tuttavia, occorre fare alcune considerazioni.
Non ci si meravigli, infatti, di trovare, negli affreschi del “Buon Governo”, i malandrini impiccati alle porte della città.
Bisogna intanto tenere presente che, al momento della realizzazione dell’opera, la potenza economica e commerciale di Siena aveva raggiunto il suo apice, così come il suo sviluppo demografico (Siena, con le “masse”, cioè i territori di campagna che si estendevano fino a 10-12 chilometri dal perimetro murario, sfiorava i 200.000 abitanti).
Ora, è evidente che i reggitori del Comune cercassero con ogni mezzo di far durare un simile stato di grazia, anche usando il pugno di ferro contro i disturbatori del quieto vivere.
Quindi, secondo questo criterio morale, la “Pace” altro non era che il perfetto ordinamento della società, ed in questo senso ne parlava, proprio in quel tempo, Marsilio da Padova nel suo “Defensor Paris”; in definitiva, si poteva anche fare la guerra per difendere questo tipo di “Pace”, e Ambrogio Lorenzetti, nella sua opera, “fotografa” fedelmente anche questo indirizzo politico del Governo del tempo.

Chi è HANNAH ARENDT ?

Nata ad Hannover il 14 Ottobre 1906  – Morta  a New York il 4 dicembre 1975.

L’insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al fanciullo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini adulti della terra, che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo
Il fatto che l’uomo sia capace d’azione significa che da lui ci si può attendere l’inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile. E ciò è possibile solo perché ogni uomo è unico e con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità”.
( Pensieri di H. Arendt )

Hannah Arendt, una delle figure più importanti del ventesimo secolo. I suoi scritti, perfetta sintesi di filosofia, storia e sociologia influirono la società dell’epoca, e influiscono tuttora la nostra, come pochi altri intellettuali sono mai riusciti a fare.
Lei, tedesca ebrea di Hannover, partita per gli Stati Uniti all’indomani della privazione dei diritti civili nella Germania nazista, fu una pensatrice invisa a molti soprattutto le sue due maggiori opere. La prima risale a quando per il New Yorker seguì nel 1961 il processo israeliano a Otto Adolf Eichmann, uno dei maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei, catturato un anno prima dal Mossad durante un blitz a Buenos Aires.
La “colpa” della Arendt fu quella che sia nei suoi articoli che, successivamente, nel suo libro ” La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme “, sostenne che Eichamann non fosse altro che un “uomo banale”, un “senza idee, un assassino burocratico”, “un uomo che, lungi dall’essere mostruosamente dedito al male, era invece assolutamente incapace di distinguere il male dal bene”.
Di fatto la Arendt sembrava, agli occhi di molti, giustificare il male trovando la sua radice nell’assenza di una particolare sensibilità o cultura da parte di chi lo commetteva, dandogli una dimensione di normalità che mal si sposava con gli orrori commessi.
Proprio l’assenza di idee di Eichmann, lo rendeva “una persona preposta a diventare uno dei più grandi criminali del periodo…Se questo è banale e anche grottesco, se con tutta la nostra buona volontà non riusciamo a scoprire in lui una profondità diabolica o demoniaca, ciò vuol dire che la situazione ed il suo atteggiamento fossero comuni…Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza d’idee possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell’uomo”.
Nel 2013 in Germania (in Italia solo un anno dopo e in copie limitate) è uscito un bel film biografico dedicato alla Arendt.
Regista è Margarethe von Trotta, una delle più importanti cineaste contemporanee tedesche.
Ve ne consigliamo la visione.
La pellicola fu scelta dai tedeschi come la propria candidata all’Oscar che poi ha vinto Sorrentino con ” La grande bellezza”.

Ingresso libero.

 

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” Le nostre attività personali
sono soltanto dei mezzi ordinati a un fine,
mentre l’amore del prossimo è il fine stesso,
perché DIO è Amore.”
S. Teresa Benedetta della Croce

COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes 
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE

 

 

 

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