Educare e lasciarsi educare di Don Tiziano Vimercati – Parroco

 

Ho letto gli auguri che un insegnante, un certo Paolo Scorzoni, in occasione dell’inizio del nuovo anno scolastico,  rivolge ai colleghi.
Parla del ruolo degli insegnanti, è vero, ma lo fa in un modo che ci interpella tutti. Considera l’insegnante un educatore, una specie di allenatore che accompagna, non un arbitro che giudica e neanche un semplice trasmettitore di nozioni.
C’è una bella frase del poeta libanese Gibran Kahlil che mi ha davvero accompagnato nella mia vita di insegnante e di prete: ” Il maestro che cammina all’ombra del tempio, tra i discepoli , non elargisce la sua scienza, ma piuttosto il suo amore e la sua fede”.
Ci si deve mettere in gioco, insegnare è l’incontro tra due persone, insegnare è educare e lasciarsi educare.
Scrive l’insegnante Scorzoni: “ Oggi l’insegnante deve, per prima cosa, guardare negli occhi gli alunni, aiutarli a fare spazio, a buttare una grande quantità di informazioni inutili, ma anche a valorizzare conoscenze e abilità importanti. Valutare significa focalizzarsi sugli studenti, aiutarli a crescere e a sfruttare al massimo le loro potenzialità. Significa non perdere per strada nessuno, non perché ci si è accontentati, ma perché si è riusciti a tirar fuori il meglio da ognuno”. Questo è il compito educativo che non è solo degli insegnanti, ma ancor prima dei genitori.
E di tutti coloro che entrano in contato con i ragazzi.
Bene ha fatto il Card. Scola, con una azzeccata intuizione, ad insistere nel ricordarci che la comunità cristiana è una comunità educante e che ha il compito, educando, di trasmettere la fede.
Non è chiamato ad essere educatore solo il genitore, l’insegnante, il catechista, ma anche il barista, l’allenatore, chi si presta per le pulizie o per i vari lavori necessari in una parrocchia, il semplice fedele che frequenta la messa.
E’ con la testimonianza della nostra vita che educhiamo i ragazzi.
Appunto non è la scienza che dobbiamo trasmettere ma noi stessi, il nostro amore e la nostra fede.
Non ci possiamo sottrarre al compito di educare, educhiamo comunque, nel bene e nel male.
Ai genitori dei bambini che ricevono il battesimo lo ripeto sempre (anche in modo un po’ provocatorio): non chiedete nulla ai vostri figli, non ditegli sempre ciò che devono fare, preoccupatevi piuttosto di vivere voi stessi ciò che desiderate che i vostri figli imparino.
Educate prima voi stessi, se volete essere credibili.
Mi sembrano indicazioni interessanti quelle che mi ha suggerito l’insegnante Scorzoni perché ci aiutano a riscoprire l’importanza e la bellezza dell’impegno educativo di ogni comunità cristiana, ma anche, abbiamo visto, di ciascuno di noi. Insegnare, educando e lasciandosi educare, amando e lasciandosi amare, è una cosa che scalda il cuore, che riempie la vita, di cui dovremmo sempre essere riconoscenti.
Pensieri di un insegnante: “Vado in pensione, dopo 44 anni di insegnamento, non stanca della scuola, ma grata alla scuola. Ho potuto esprimere la mia passione educativa.
Rivedo i volti, gli occhi, le storie dei tanti bambini con cui ho condiviso emozioni, scoperte, la fatica e la ricerca di un percorso per imparare a diventare grandi. Con insegnanti così la speranza è d’obbligo, possiamo guardare al futuro con più serenità”.
E che ci sia speranza anche nella comunità cristiana.

EDITH_STEIN_UFFICIALE_1_m

COMUNITA’ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA della CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
S Giuseppe Artigiano – SS. Pietro e Paolo
LISSONE

I commenti sono chiusi.