Senza voltarci dall’altra parte di Don Tiziano Vimercati – Parroco

 

Anche se non sono un tifoso di calcio, mi dispiace che l’Italia sia stata esclusa dai mondiali del 2018 in Russia. Questa esclusione ci è stata presentata quasi come una tragedia: una generazione di giovani privata della magia dei mondiali, non andare al mondiale sarebbe una catastrofe, peggio che l’apocalisse…     

Non stiamo esagerando? Martedì sera, al telegiornale delle ore 20.00, lunghi servizi per parlare di calcio, diverse interviste a dirigenti, giocatori e tifosi, e, solo dopo, un breve servizio di due minuti per parlare del richiamo fatto dall’Onu all’Europa e all’Italia, di aver siglato un accordo “disumano” con la Libia per la gestione dei profughi. C’è qualcosa che non va, si è perso il senso della misura.

E’ certamente più facile parlare di calcio e di sport, gli antichi dicevano che per chi comanda è un modo per distrarre la gente e poter così governare senza essere disturbati troppo (Panem et circenses, pane e giochi circensi: è ciò che interesserebbe al popolo). Ma c’è qualcosa che non va anche perché ho paura che a tanti interessi di più il calcio che non la sorte di milioni di persone in cerca di un futuro vivibile, e che in troppi, dopo aver ascoltato attentamente le notizie sul calcio si siano poi disinteressati di quanto sta accadendo ai profughi, e non solo in Libia.

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, dopo l’ispezione di una commissione ai campi profughi, ha accusato l’Europa e l’Italia di aver fatto un accordo “disumano” che concede ampi spazi di azione alla Libia e alla Guardia costiera, che stanno mostrando molto zelo nel cercare di ridurre il flusso migratorio piuttosto che salvare vite umane. Non solo, ma una volta riportati a terra, finiscono in campi di detenzione, simili ai lager, ormai fuori da ogni controllo, dove non ci sono neanche le minime condizioni di igiene e di rispetto della dignità umana.

Omicidi, torture, stupri, violenze sui minori sembrano essere all’ordine del giorno. Tutti crimini che rimangono impuniti. Bastava porci una semplice domanda quando è stato siglato l’accordo con la Libia: quale sarà la sorte dei profughi fermati? La risposta non era difficile, e da più parti è stato detto. Emma Bonino intervistata in questi giorni a proposito di quanto sta avvenendo ha dichiarato: “Si sapeva tutto e da tempo”.

Si sapeva benissimo che la loro sorte sarebbe stata ripiombare nell’inferno libico, e che in tanti sarebbero morti. Ma non era più un problema nostro. Ci fanno credere che meno profughi arrivano da noi e più staremo al sicuro. Non credo sia vero e comunque, a che prezzo! Un prezzo che pagano i disperati, i poveri, gli altri. Tranne poi commuoverci quando sentiamo di un bambino africano di soli cinque anni, quasi assiderato, nascosto sotto il vagone di un treno merci; di ventisei giovani donne nigeriane annegate e due erano incinta, di giovani profughi venduti all’asta come schiavi. Forse non abbiamo il diritto di commuoverci se prima non facciamo niente per loro: è solo ipocrisia.

A chi è cristiano ricordo quanto Dietrich Bonhoeffer, teologo e pastore protestante, impiccato nei lager nazisti, scrisse: «Solo chi alza la voce in difesa degli Ebrei, può permettersi di cantare in gregoriano». Se il nostro cuore non vibra di sdegno, se non facciamo sentire la nostra voce, se non inventiamo qualcosa per alleviare le sofferenze dei profughi, se non ne vogliamo neanche sentir parlare (e chi ne parla se li prenda a casa sua), se ci voltiamo dall’altra parte, a che ci serve il vangelo, che ne facciamo di Gesù che ha amato i poveri e gli ultimi? Che ci veniamo a fare in chiesa? 

A  coloro che ci governano, preoccupati di non perdere consensi e di assecondare le paure della gente da loro stessi alimentate, bravi a scaricare sempre le colpe sugli altri, insofferenti a qualsiasi critica verso il loro operato, inconcludenti  nelle continue riunioni ai vertici, vorrei invece ricordare la locuzione latina “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”,  mentre a Roma si discuteSagunto viene espugnata. Discutiamo, litighiamo, chiudiamoci nei nostri egoismi, preoccupiamoci per la nazionale di calcio e intanto migliaia di persone muoiono, le donne sono stuprate, i bambini violentati, gli uomini torturati, e madri, padri ,fratelli e sorelle piangono per la perdita dei loro cari.  

 

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Non si può desiderare di essere liberati dalla Croce,
quando si è stati scelti in modo particolare
proprio per la Croce.

( S. Teresa Benedetta della Croce)

COMUNITA’ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA della CROCE
Parrocchie:
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S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
S Giuseppe Artigiano – SS. Pietro e Paolo
LISSONE

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