Buon viaggio, don Andrea! E pedala! di Don Tiziano Vimercati – Parroco

Don Tiziano Vimercati – Parroco

Corpus Domini 2019: Don Andrea Molteni


Don Andrea Molteni, dopo tredici anni passati a Lissone, è stato destinato a diventare Parroco responsabile della Comunità Pastorale di Dervio. Incaricato della pastorale giovanile, in particolare dell’Oratorio San Luigi, vide la nascita della Comunità Pastorale, nel 2009. Dopo la chiusura dell’oratorio abitò per due anni nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria; infine, negli ultimi quattro anni, seguiva in particolare la parrocchia Madonna di Lourdes.


Ma chi è don Andrea? Difficile rispondere. In effetti non è mai facile descrivere una persona. Qualche caratteristica, anche molto importante, sfugge sempre: è la bellezza dell’uomo, la sua grandezza che non può essere racchiusa in modo completo in nessuna definizione. E ancor meno in un giudizio.


Don Andrea, se sapesse che sto scrivendo qualcosa su di lui, mi direbbe: lascia stare, non perdere tempo, ma sei matto? cosa ti passa per la testa, non ho fatto niente di eccezionale.

E’ vero, non hai fatto niente di eccezionale e non ho intenzione di incensarti , cosa in cui i preti di solito sono molto bravi (perché dovrei farlo con te? con tutti i difetti che hai!). Scrivo qualcosa, così, perché un po’ matto posso anche esserlo, perché ogni tantdo qualche idea un po’ balorda mi passa per la testa, perché ho troppo tempo a disposizione in cui non so cosa fare e uno deve pur inventare qualcosa per riempire la giornata; perché dopo tanti anni passati con te, con le gioie e le fatiche che ogni relazione umana comporta, cerco di scherzare per non pensare troppo alla tua partenza.
Con te sono contento per la tua nuova destinazione; con te sono dispiaciuto per le persone che si lasciano, anche se una vera amicizia non finisce per un semplice trasferimento.
Qualcuno mi disse: don Andrea predica bene, calmo, tranquillo, si fa capire; qualcun’altro lodava la sua pazienza nell’ascoltare le confessioni; e poi i bambini della Scuola Materna che rimanevano incantati ad ascoltarlo nelle catechesi per il Natale e la Quaresima.

Don Andrea è un prete disponibile, sa spendere del tempo per chi ha bisogno di lui, mi ha detto un signore. Una coppia di sposi: faccia di tutto per convincere don Andrea a celebrare il nostro matrimonio perché ci siamo trovati bene con Lui.
Non metto in dubbio che tutto questo sia vero. Anzi, c’è molto di più. Ma non ho voglia di mettermi anch’io a parlar bene di lui, a tessere le sue lodi, a incensarlo. Lo farei preoccupare perché guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi… Nella mia mente invece si affacciano altre immagini, frasi, situazioni alle volte banali, per chi non le ha vissute sono insignificanti ma che in me hanno lasciato traccia.

Il Rettore che ho avuto in teologia un giorno ci disse che il prete ambrosiano è pronto a fare tutto, che per amore della sua gente nulla ritiene poco onorevole se può essere utile. Il prete non è il santino che si tira indietro perché la sua missione è solo pregare, dire messa, annunciare la parola di Dio…

Se c’è da sturare un lavandino lo si fa. Se bisogna sporcarsi le mani, va bene. Con un amico qualche anno fa andai a trovare i ragazzi in campeggio a Ceresole Reale: don Andrea stava sturando un wc che si era intasato e non offriva un bello spettacolo. Prete ambrosiano, pensai. Il mio amico disse: mi piace questo prete, si butta, non si dà arie.


Con un gruppo di ragazzi andammo ad Arenzano per l’ordinazione sacerdotale di Padre Paolo Arosio. Guidavo io e sbagliai strada, in modo distratto puntai a ponente anziché a levante e arrivammo in ritardo. Andrea, non ti sei accorto che stavo sbagliando strada? No, non ho neanche guardato, ho piena fiducia in te. Mal riposta, ho pensato io. Guai lasciarsi guidare da un cieco, distratto, e che pensa di andare nella direzione giusta.
Don Andrea ha preso sul serio le raccomandazioni dei superiori e le lezioni di teologia della penitenza ascoltate da illustri professori: quando confessa, per lui non esiste l’orologio, confessioni interminabili che sicuramente si trasformano poi in conversioni. Io, che non ricordo bene le raccomandazioni dei superiori e probabilmente ero distratto o assente durante le lezioni dei dotti professori, a volte lo ammiravo, altre avrei voluto dirgli: guarda quanta gente in coda che aspetta, dai che non finiamo più, forza che devo chiudere la chiesa. Alla fine però mi rassegnavo (perché tanto lui non cambiava) e ringraziavo il Signore per averci inviato un novello santo curato d’Ars.
Quando gli chiedevo se desiderava presiedere e predicare in qualche solenne celebrazione, cercava sempre di tirarsi indietro, affermava che altri sono più bravi di lui, che prova imbarazzo predicare davanti ad altri preti, non per comodità e pigrizia cedeva volentieri il posto ad altri. Ora non avrà più scuse e dovrà mettere da parte l’umiltà: il futuro prevosto di Dervio dovrà presiedere nelle solennità, nei dolorosi momenti che la comunità attraversa, dovrà parlare quando preferirebbe stare zitto e piuttosto pregare e anche piangere, dovrà essere presente nelle ricorrenze civili, non come parte dell’arredo, non nella veste di chi dà più lustro a quanto si sta celebrando ma come voce evangelica, profetica, autorevole, che magari riesce a far riflettere qualcuno. Se vuoi, qualche consiglio te lo potrò ancora dare. Sarò più contento però, se non ne avrai bisogno, non perché voglio stare tranquillo, ma perché devi diventare migliore di me, perché il maestro, ammesso che io per te lo sia mai stato, adempie pienamente la sua missione quando è superato in grandezza dall’allievo. Tanto non è difficile trovare buone occasioni per incontrarci.
Quando, il lunedì dell’Angelo, siamo andati a curiosare nelle tue nuove cinque parrocchie, il paesaggio era incantevole, il lago azzurro con un venticello che gonfiava le vele delle barche, il bel panorama che si godeva dalle parrocchie in montagna, la strada impervia per arrivare alla più lontana e piccola delle parrocchie, mi sembravi contento. Eppure ti sei fatto una domanda: ma li incontrerò i giovani, ma c’è la possibilità di costruire qualcosa con loro?

Affiorava con chiarezza la tua passione, la consapevolezza di aver lavorato tanto e di voler ancora spenderti per le nuove generazioni , così come hai f

atto a Lissone. Ti sei sobbarcato le fatiche, tante e non sempre capite, di iniziare un cammino di comunione tra le parrocchie, ci hai fatto uscire dai recinti parrocchiali per gustare la bellezza di un cammino più ampio e fruttuoso; hai fatto, con coraggio e determinazione, scelte di novità, motivandole in modo adeguato e convincente; hai saputo gestire numeri molto alti.

A Dervio non troverai una realtà simile; forse i problemi saranno all’opposto. Il prete ambrosiano, intelligente, che non porta in tasca le soluzioni per ogni situazione, un cliché che va bene dappertutto, non si scoraggia, anzi, con entusiasmo inventa di tutto per rendersi utile alla sua gente, pur di annunciare il vangelo.

Ho scritto che non hai fatto niente di eccezionale: come potevi, sei un uomo normale! Lucio Dalla cantò: l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale. E’ la prima qualità del prete: essere un uomo, normale.

Questa deve essere la nostra eccezionalità.
In modo più serio, tanto per sfoggiare un po’ di cultura: il filosofo Diogene, girava per la città con una lanterna per cercare l’uomo. Forse allora era merce rara.

Il prete, oggi, è sempre più merce rara; il prete-uomo, invece, dovrebbe essere la regola. In modo ancor più serio: Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro. (cfr Sal 23).

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COMUNITA´ PASTORALE
S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE

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