3 Gennaio 2020 – Memoria di ALESSANDRO GALIMBERTI – Testimonianza di Mons. PINO CAIMI.


Mons. PINO CAIMI –
già Parroco della Comunità Pastorale

S. Teresa Benedetta della Croce – Lissone

La “natura della mia testimonianza” sono nel racconto dei miei incontri con Lui, Alessandro. Non intendo fare la storia della breve vita di un ragazzo della mia parrocchia in Lissone. Dico semplicemente le mie “esperienze di lui”, divenute testimonianza dopo la sua morte avvenuta il 3 gennaio 2004.
Una confidenza: ho capito chi era veramente Alessandro dopo il suo calvario e la sua morte, proprio come i discepoli capirono veramente chi era il loro Maestro dopo la Pasqua, dopo la sua morte e la sua resurrezione. E non sembri blasfema questa relazione perché ogni persona, comunque, ha un’identità sua che va scoperta.

Chi ha conosciuto da vicino Alessandro potrà di certo convenire su questa “costatazione”. Lo confermano anche i genitori: papà Luigi continua a ripeterlo a chi si avvicina per dire di Alessandro: Non conoscevo mio figlio. Lo scopro ora, l’ho scoperto dopo il travaglio doloroso della sua morte…”

Ecco, questa è la prima testimonianza.
Alessandro aveva un’intensa vita interiore, documentata dai suoi scritti, dalle sue meditazioni, dalle sue lettere ma che custodiva gelosamente.
Credo di poter dire che questa fortissima interiorità (fede senza riserve in Gesù, appassionata ricerca di una relazione di amore per Lui, straordinaria capacità di stupirsi con emozioni fortissime, gioia incontenibile alle volte a motivo della sua relazione nascosta e vissuta) costituiva il suo vero mondo nel quale credo che pochissimi siano entrati.
Ma a tutti era dato di vederne le conseguenze. E qui do un’altra testimonianza. Mi sono domandato tante volte, nei colloqui con lui, nel mio piccolo studiolo, come facesse a rimanere così sorridente, con le sue battute, le sue risate scoppiettanti, sapendo che era a conoscenza della sua critica situazione. Me ne parlava come se l’andamento della malattia riguardasse qualcun altro, non Lui. Diceva dell’andamento degli esami clinici come se nulla fosse.
Una risposta credo ora di poterla dare: questo comportamento che metteva a suo agio chi gli domandava del corso della malattia nasceva dal suo mondo interiore, fatto di sperimentata comunione con Lui, il Signore Gesù, al quale aveva dato definitivamente la sua vita e con il quale aveva un colloquio ‘amicale’ profondo e sincero, continuo e serrato, fiducioso da innamorato che gli faceva dire con semplicità disarmante tutto quello che viveva. Un esempio. In una lettera augurale per il Natale del Signore Gesù del 2002 scriveva al Cardinale Tettamanzi che qualche giorno prima si era recato al Policlinico in visita. Cfr. lettera.

Questa intimità con il Signore Gesù” è stato il segreto di Alessandro. Potremmo averne conferma scorrendo le pagine delle sue confidenze. Ma mi prende un pò di pudore… Esito perché mi pare di violare la sua intimità. Resta vero comunque che la ragione della sua testimonianza trova la sua sorgente in questa intensa e delicata relazione di fiducia incondizionata in Colui che lo ha amato e che lo stava conducendo per una strada che portava diritto diritto al Calvario e alla celebrazione della sua “prima ed unica messa” come scrive lo zio sacerdote, Don Ambrogio (cfr.)

E la sua “offerta”, rinnovata per mesi e mesi nella speranza di riuscire a vincere il male che lo possedeva, è stata colta da molte persone della comunità. Posso confermare, per quanto mi è stato dato di sapere in confidenziali colloqui (anche nel sacramento della confessione), che la sua morte e la sua passione, vissuta nella luce di questa fede in cristo Signore, ha provocato ‘cambiamenti’ radicali di vita e ha condotto qualche persona a prendere una decisione vocazionale.
La verità di questo sacrificio di un giovane teologo va compresa alla luce dei suoi frutti spirituali. E anche questa è un’altra mia personale testimonianza.

Ma vorrei tornare alle origini della vocazione al sacerdozio di Alessandro perché ho una testimonianza personale a questo proposito. Il suo “racconto” sull’origine della sua vocazione si può trovare su ‘Fiaccolina’ la rivista dei chierichetti a cura del nostro Seminario.
E’ Alessandro stesso che cercava di dare una risposta a coloro che gli chiedevano com’era nata in Lui l’idea di farsi prete. E diceva con una semplicità disarmante:La mia vocazione non nasce in un momento particolare, da un evento straordinario ma dalla certezza che ognuno di noi è chiamato alla vita, ogni giorno, all’amore, alla sequela…”E aggiungeva: “Bisogna però ascoltarla e non fuggire. Non è semplice.”

Deve essere avvenuto questo in Alessandro, fin dai tempi della sua fanciullezza quando cresceva nella sua bella famigliola, accanto al papà Luigi, alla mamma Maria Grazia e al fratello Davide, fin dai giorni

passati ‘in Oratorio in quell’Oratorio che non è stato una pista di lancio, un luogo da sfruttare per poi dimenticarlo come oggi spesso accade. ( Oggi è chiuso ed in vendita l’Oratorio S. Luigi, il “ suo Oratorio” ndr) Tutto si è giocato attorno a quelle quattro mura e a quella quantità di polvere respirata’, guardando allo zio che dell’Oratorio in Lissone è stato a lungo assistente, lasciando un’indimenticata impronta.

Deve essere successo soprattutto ‘dentro la sua vivace interiorità’. Chissà per quanto tempo ha coltivato il proposito di entrare in Seminario e cominciare il cammino che porta al sacerdozio. Studiava dai salesiani di Sesto San Giovanni. In una lettera inviata ai professori e ai suoi amici studenti scriveva: “Vi sono giorni in cui fremo dalla voglia di essere prete, di celebrare la messa e la penitenza…Ora porto all’altare le mie sofferenze e le mie gioie. Gesù mi sta facendo vivereun’esperienza proprio irrepetibile: essere in seminario non è da tutti e soprattutto non è da santi, ma da ragazzi che fanno coraggiosamente una scelta…”

Confidenze che in qualche misura aprono un spiraglio sul “mondo interiore” di Alessandro.

Sta di fatto che un bel giorno sono raggiunto da una notizia che mi ha lasciato di stucco. Alessandro era atteso in Seminario. Chiedo dapprima a papà il quale non ne sa niente. Domando al giovane prete dell’Oratorio che mi rassicura invece che si tratta di Davide, il fratello minore, ormai deciso ad entrare in seminario e non di Alessandro. Mi decido a chiarire il tutto con Alessandro stesso. Sorridente, sereno e pieno di disarmante semplicità, mi conferma che era stato accolto in seminario e avrebbe cominciato frequentando il corso P, il corso propedeutico.
Poiché era solito scherzare con battute e interventi che sprizzavano gioia, avevo temuto che si trattasse di un equivoco, di uno scherzo. Ma non fu così. Alessandro ‘fremeva dentro’, consapevole delle difficoltà che avrebbe incontrato, ma tenacemente legato al Signore Gesù, iniziava il suo percorso in Seminario. Nello studio e nella preghiera. Iniziava per Lui un cammino che lo avrebbe portato a ‘celebrare la sua prima ed unica messa – come ha scritto Don Ambrogio – , in comunione con il Signore Gesù’ sul letto della sofferenza e del suo morire.
La sua insopprimibile voglia di donazione radicale al Signore ha trovato così la sua massima espressione proprio su quel letto di sofferenza, accolta e vissuta nella fede in Colui che amava tanto intensamente. Aveva iniziato il cammino seminaristico con entusiasmo. Lo avrebbe concluso non con esami e discernimenti, ma con una totale ‘obbedienza’ ai misteriosi disegni di Dio Padre’. Scriveva quando stava per entrare in ospedale per l’ultima volta: “Comincia per me il periodo del discernimento. Aiutami Tu, o Maria piena di Grazia”.

Non posso terminare la mia testimonianza su Alessandro senza riferire di due altre dirette “esperienze” di Lui. La prima sulla sua disponibilità negli anni seminaristici ad accogliere il ‘mandato’ pastorale in estate secondo le nuove urgenze emerse dopo la costituzione dell’Unità Pastorale che vede tre parrocchie della città portare avanti una pastorale di comunione nella forma dell’Unità. In qualche estate era stato attivo in altre parrocchie della diocesi, lasciando sempre una bella testimonianza Ma con la malattia era stato costretto a rimanere in Lissone

Alessandro cresciuto nel “suo Oratorio, il S. Luigi” in Via don Colnaghi assieme allo zio Don Ambrogio, avrebbe desiderato trascorrere il mese estivo tra quelle quattro mura e in quel cortile impolverato…Ma c’era bisogno che stesse con i ragazzi degli altri due Oratori della città. Non ha avuto riserve. Il suo “eccomi” fu pronto. E si mise a ‘lavorare’ nei pomeriggi afosi negli Oratori del Cuore Immacolato di Maria e in quello di San Giuseppe artigiano. Sapevo che tornava a casa stanco. Sapevo che gli costava tanto quel ‘ministero’: ma non l’ho mai sentito lamentarsi. Ricordo che la mamma mi diceva che quando tornava si sdraiava sul letto. Sfinito.

Credo abbia sempre nascosto dietro quel suo sorriso stampato su in viso sofferente la fatica che gli costava quell’andare all’Oratorio, quelle ore passate assieme ai ragazzi….
Infine, in chiusura di  questa semplice e sincera carrellata di ricordi personali di Alessandro Galimberti dico dei frequenti colloqui che ho avuto con Lui, quando al termine della S. Messa del mattino passava in casa parrocchiale a riprendersi la bella bicicletta. Si fermava, alle volte prendeva un caffè e se ero libero si sedeva nello studio e si cominciava a parlare. Una volta, credo sia stato all’inizio della sua tormentata malattia, gli chiesi di mettere per iscritto qualche suo pensiero da pubblicare sulla nostra rivista ‘Comunità alternativa’.
Scrisse, una volta, e fu per me una sorpresa.
Raccontava del suo incontro in ospedale con una bambina in grave difficoltà. Ricordo di avergli chiesto perché aveva scritto di lei e non di sè stesso. Mi pare abbia risposto che la sofferenza ci affina a tal punto da renderci capaci di condividere il dolore degli altri.
Ho capito, in quel colloquio, che nel racconto di quell’incontro in un luogo di sofferenza Alessandro gridava il suo bisogno di essere accolto e capito mentre la malattia che lo minava stava continuando implacabile il suo corso.
Una seconda volta in altro articolo volle confidare le sue emozioni all’incontro con il Santo Padre.
Una terza volta gli chiesi di scrivere per la nostra gente….Ma non fece in tempo. Erano gli ultimi mesi e la malattia ormai lo stava portando sull’altare della sua ‘“immolazione”.

Altri ricordi mi porto in cuore di Lui, della sua serenità e disponibilità al sacrificio. Credo di aver avuto la straordinaria opportunità di vivere accanto ad un ragazzo che aveva saputo intessere una relazione vivace, profonda nei sentimenti, una relazione carica di riferimenti evangelici con il suo Signore Gesù.
In una lettera a Gesù per il suo compleanno (Natale) Alessandro scriveva: Posso dire di averti invocato molte volte nel mio lettino: ti ho invocato anche con gli occhi grondanti di lacrime perché credevo di essere tra Te e Satana, a sconfiggere nella mia povertà il tuo gran Silenzio e le sue cattive indicazioni. Ho paura che per colpa delle lacrime i miei occhi ti abbiano confuso. Ti chiedo solo una cosa in questo tuo Natale e in questo anno: donami il coraggio dell’amore per Te”
Ecco questi era Alessandro Galimberti.

Così l’ho conosciuto.
Così mi è rimasto nella memoria e nei sentimenti. Rimanga viva la sua memoria nella comunità che l’ha visto crescere fino al dono totale della sua vita. Sia di esempio a tanti giovani del nostro tempo in ricerca di senso, confusi ma sinceramente aperti al loro domani.

Ognuno di noi è testimone di Gesù davanti ai suoi fratelli e all’uomo e alle donne del nostro tempo. Siamo chiamati tutti alla testimonianza, ad indicare Cristo Signore, proprio come quel profeta, con il dito teso ad indicare Gesù.
Alessandro lo è stato nel suo lento e doloroso morire un testimone di Cristo.
Forse per questo Alessandro, lo sentiamo tanto vicino a noi, perché della sua testimonianza noi tutti abbiamo bisogno.

Appuntamento
Venerdì 3 gennaio 2020, ore 18.00 in Chiesa Prepositurale:
S. Messa in memoria che sarà celebrata insieme ai sacerdoti che lo hanno conosciuto.


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S. Teresa Benedetta della Croce

I tuoi occhi Signore mi fissano…
I tuoi occhi Signore,
quante cose,

quante persone hanno visto,
quante lacrime hanno versato

per la gioia e per il dolore
per la felicità e per la sofferenza.
Occhi di un Padre
pronto a venir oltraggiato
e ad amare colui

che lo copre di infamia.
Aiutami ad amarti.
( Alessandro Galimberti )

COMUNITA´ PASTORALE
S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE

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