EPIFANIA di GESU’- Adorazione dei Magi di Don Matteo Cascio

A.Gentileschi-Adorazione dei Magi

Sulle immaginette distribuite in occasione della benedizioni delle famiglie abbiamo riprodotto l’opera di una pittrice, Artemisia Gentileschi, l’Adorazione dei Magi, una grande tela straordinariamente ospitata nel museo diocesano di Milano, ai chiostri di S. Eustorgio, fino al 26 gennaio. Proponiamo una riflessione  che ci aiuta a leggere meglio il dipinto e il mistero dell’Epifania di Gesù.

I Vangeli ci raccontano poco del Natale di Gesù, sono essenziali, oserei dire poveri nella descrizione di quell’evento che ha cambiato la storia.
Ma per questo diventa bello poter immaginare quella scena così ordinaria nella sua straordinarietà: la nascita di un bambino in un rifugio improvvisato e di un padre e di una madre che si prendono cura di lui.
Ha fatto lo stesso la pittrice del 1660 Artemisia Gentileschi, a seguito di una committenza consegnatale per il duomo di Pozzuoli.
È una rarità per quell’epoca che ci sia una pittrice affermata tanto da esserle commissionata un’opera per un luogo così importante.
Rispetto alle donne del suo tempo Artemisia poté sviluppare il suo talento artistico alla bottega del padre e, nonostante una vita a tratti burrascosa, fu riconosciuta come una pittrice di rilievo tanto da arrivare a lavorare nella capitale artistica del tempo quale era Napoli.

Contemplando la sua opera si rimane piacevolmente meravigliati dalla delicatezza e dalla bellezza della rappresentazione sacra della venuta dei Magi, degli stranieri saggi d’oriente che dopo tanto cercare s’imbattono nella sacra famiglia.

Sono proprio lo stupore e l’adorazione i soggetti in primo piano delle pennellate di Artemisia.
L’artista descrive con cura l’atteggiamento del magio più anziano che di fronte al bambino Gesù si inginocchia e lo guarda con occhi pieni di stupore. Se facciamo attenzione agli altri sguardi sono tutti socchiusi ma si nota come gli occhi di quest’uomo sono sbarrati di fronte a Maria che porge il bimbo in piena fiducia, sbilanciandosi verso di lui.
Sono gli occhi di chi incontra ciò che ha aspettato da tempo, di chi incontra colui per il quale si è messo in cammino mosso da un desiderio ed ha affrontato la fatica del viaggio.  
Il bambino, realisticamente rappresentato, sembra voler toccare i capelli dell’anziano con la sua manina sinistra. Lui invece sembra riconoscere che in quella semplice umanità c’è il tutto di Dio ed è bello accorgersi del gesto delicato della mano sinistra del saggio d’oriente che sostiene i piedini paffuti di Gesù nell’atto di poterli adorare (dall’etimologia latina “portare alla bocca”).
Assomiglia al gesto dei fedeli che allungano le mani per ricevere l’eucarestia riconoscendo anche loro che in quella semplice piccolezza c’è il tutto di Dio.

La bellezza di questa rappresentazione si può raccogliere nella luce presente (tecnicamente rappresentata con uno stile caravaggesco), luce che deriva da quella stella in mezzo ad un cielo nuvoloso e che alle spalle di Maria illumina i volti e i vestiti dei protagonisti della scena. Proprio i vestiti sono una particolarità del dipinto perché contemporanei all’epoca dell’artista.

Con questa scelta Artemisia ha voluto rendere la contemporaneità della nascita del Figlio di Dio.
Quello che appare ai nostri occhi non è solo la descrizione di un evento passato ma è un fatto che accade anche oggi. 
Tutto questo aiuta a porci una domanda: siamo ancora in grado di stupirci di questo Dio fuori dagli schemi che sceglie la via della nostra umanità per incontrarci e che si lascia incontrare da personaggi improbabili come degli stranieri sfiniti per il loro viaggio? 

Mi piacerebbe chiedere, come in un una preghiera, lo stesso sguardo stupito e commosso del sapiente d’oriente per accogliere questo Natale di Gesù come un’occasione per riconoscere la presenza costante di Dio nella nostra vita e come motivo per rinnovare la gioia del cammino.  

                             

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S. Teresa Benedetta della Croce




COMUNITA´ PASTORALE
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