Vittorio Bachelet – Testimone di libertà e di democrazia a 40 anni dalla morte

Cambiare le cose mettendosi al servizio degli altri, ma anche un modo d’essere di un cristiano autentico e questa è la straordinaria eredità di Bachelet: democrazia, impegno in politica, solidarietà, accoglienza, europeismo sono i cardini che conferiscono al suo messaggio una strepitosa attualità.

Care lettrici e cari lettori,
vogliamo riprendere dal testo scritto su “ INSIEME” di domenica 16 febbraio dal Parroco Don Tiziano sulla figura di Vittorio Bachelet.

Ma chi era VITTORIO BACHELET?

LA STORIA

Era un martedì il 12 febbraio del 1980, quando all’università “La Sapienza” di Roma Venne ucciso sulle scale della Facoltà di Scienze Politiche il professor Vittorio Bachelet.
Da quel momento l’Italia cominciò a conoscere in profondità una figura capace di lasciare con la sua fedeltà alla Costituzione e al Vangelo un segno profondo nel nostro Paese.
Vittorio Bachelet era un uomo di Dio.
Iscritto all’ Azione cattolica fin dalla fanciullezza, si era formato nella Fuci (Federazione universitari cattolici) sotto la guida di Giovanni Battista Montini. Lì aveva conosciuto Miesi de Januario, che aveva sposato nel 1951. Fu proprio il futuro Beato PAOLOVI°, una volta diventato PAPA, a volerlo nel 1964 alla guida dell’ Azione Cattolica italiana (di cui era già vicepresidente, nominato nel 1959 da San Giovanni XXIII°), per aggiornarla alle novità del concilio Vaticano II°, che si stava svolgendo. L’ associazione era nella stagione del suo massimo fulgore, forte di 3 milioni di iscritti, ma rischiava di sbilanciarsi più sulla mobilitazione contro i “nemici” della Chiesa e sul collateralismo con la Democrazia cristiana che nella formazione di persone in grado di testimoniare il Vangelo nel mondo contemporaneo.
Sotto la guida del giovane giurista l’ Ac rinasce con un nuovo volto (quello della cosiddetta “Scelta religiosa”, che intendeva «riscoprire la centralità dell’ annuncio di Cristo, da cui tutto il resto prende significato”), sancito dallo Statuto del 1969, che costa la perdita di molti iscritti ma la rimette al servizio della Chiesa e della società, senza contrapposizione tra le due dimensioni.

IL PERDONO

E’ proprio grazie alla scia luminosa lasciata dalla sua testimonianza che il figlio Giovanni, allora venticinquenne, ai funerali trova la forza di pronunciare parole che aiutarono il Paese a rialzare la testa dalla paura degli Anni di piombo. Giovanni pregò così: “Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta del la morte degli altri”.
Parole che interrogarono la coscienza e ancora oggi la interrogano. Questo è il sovvertimento della logica sanguinaria a chi vedeva davanti a sé obiettivi politici e non persone.

Il settimanale dell’Azione Cattolica “Segno nel Mondo” usciva nel marzo 1980 con il titolo “Testimone fino al martirio” e riportava un pensiero del Presidente: “Non si vince questo nostro egoismo se non riscoprendo il valore di ogni uomo perché figlio del Padre che dà la vita”.

Figure come lui sono merce rara, la sua statura morale, la fede, il senso del servizio…Però dobbiamo anche pensare che oggi siamo maggiormente in dovere di avere più responsabilità: con la loro testimonianza non abbiamo scuse per sottrarci dai nostri impegni di cristiani.

Da questo laico, da questo marito e padre, da questo intellettuale e docente universitario, da questo servitore dello Stato quale Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, da questo Presidente dell’Azione cattolica, continua levarsi l’invito al dialogo tra la fede e la ragione che il tempo non l’ha affievolito.

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