Credere, insieme ai fratelli di Don Tiziano Vimercati – Parroco

Don Tiziano Vimercati – Parroco

P.a Merisi detto il Caravaggio – L’incredulità di Tommaso

Gesù sta forse rimproverando l’apostolo Tommaso?                 

Non essere incredulo ma credente. Se era un rimprovero, ci dovremmo sentire tutti rimproverati. Chi può dire di essere un uomo di fede, sempre, fino in fondo, in ogni circostanza?

Celebrare la Pasqua, la risurrezione di Gesù e la nostra, ci mette a dura prova. Ciò che nella vita ci può colpire in modo incomprensibile e anche molto doloroso ci fa traballare, ci costringe a porci domande a cui, il più delle volte, non riusciamo a trovare una risposta.
 Come Tommaso che voleva vedere il segno dei chiodi nelle mani di Gesù e mettere la mano nel suo fianco, anche noi desideriamo certezze, prove, vogliamo essere sicuri, ci dà fastidio il buio della fede e ci dimentichiamo che la nostra situazione è piuttosto quella di rimanere sempre in ricerca.

Credo però che Tommaso avesse anche un po’ di ragione: in fondo lui desiderava vedere Gesù, toccarlo, guardarlo negli occhi come era avvenuto per gli altri apostoli. Non voleva essere da meno. Desiderare l’incontro personale con Gesù è essenziale per la fede.
Mai dovremmo dimenticare che la nostra fede non è qualcosa di teorico o un insieme di norme da rispettare ma la gioia di un incontro desiderato e vissuto con Gesù.

Tommaso ha un po’ meno ragione perché non si è fidato della testimonianza degli altri apostoli. Voleva fare da solo, senza l’aiuto dei fratelli. Se non vedo e non tocco non credo, non mi basta la vostra esperienza, sembra dire agli altri apostoli.

Come se la fede e il cammino dei fratelli contassero poco, e Gesù non avesse fatto degli stessi apostoli una comunità.
Non vengo mai a messa, ci passo qualche volta quando è deserta e mi metto in penombra; ci parlo tutti i giorni con il Signore e prego, a modo mio, e senza bisogno di recitare le preghiere ufficiali; l’ha detto lo stesso Gesù: entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto.
In queste affermazioni, molto spesso ascoltate, non c’è niente di sbagliato, esprimono bene il desiderio di autenticità e rapporto personale con Gesù, senza accendere i riflettori.

Mancano però dell’aspetto di comunione, manca la consapevolezza che Gesù ha fatto di noi una chiesa, che non si crede da soli ma insieme ai fratelli, immersi nella comunità.
Se Gesù, in quel velato rimprovero a Tommaso, disse: Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto, forse ci sta dicendo che la testimonianza dei fratelli nella fede è sufficiente per credere, e ci permette di vedere e toccare Lui.
Che tra l’altro, per noi, è l’unica che ci è concessa, poiché non siamo contemporanei di Gesù.

Pensando a Tommaso non fermiamoci solo sulla sua incredulità, come siamo soliti pensare. C’è qualcosa di importante in più: la ricchezza e la bellezza di una comunità di credenti che ci ha generati nella fede, che ci ha accolti nella comunione, che ci permette di essere chiesa di fratelli e di sorelle che si sostengono e si vogliono bene. E che desiderano incontrarsi per celebrare insieme e con gioia il mistero di Cristo.

In questo momento così difficile, dove non possiamo celebrare e radunarci come comunità cristiana ne sentiamo la mancanza.
E’ giusto che sia così. 
Perché tutte le celebrazioni che possiamo fare con i moderni mezzi di comunicazione, e anche noi a Lissone lo stiamo facendo, non sostituiscono le celebrazioni comunitarie, mancano dell’incontro personale, non creano relazioni, non sono la stessa cosa, dicono in tanti.
Ed è vero.
Vanno bene, perché oggi è tutto ciò che ci è concesso; manteniamo però il desiderio di celebrare presto insieme.

Anche il papa, nella messa celebrata venerdì mattina in Santa Marta, ci ha ricordato che:

In questa pandemia si comunica attraverso i media, ma non si sta insieme.
È una situazione difficile in cui i fedeli non possono partecipare alle celebrazioni e possono fare solo la Comunione spirituale. Dobbiamo uscire dal tunnel per tornare insieme perché questa non è la Chiesa.

Appunto, è ciò che ora ci è permesso.
Ma speriamo di uscire presto dal tunnel.
Con un desiderio rinnovato di far parte della chiesa-comunità di fratelli, ma anche con meno noia e meno forza dell’abitudine.

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S. Teresa Benedetta della Croce


Padre di misericordia,
che sei costante
nel tuo amore
per noi e a ogni ritorno
della festa di Pasqua ravvivi la
fede del popolo a te consacrato,
accresci il tuo dono di
vita perché tutti i tuoi figli
comprendano quale Spirito
li abbia generati e
quale sangue prezioso
li abbia redenti.

COMUNITA´ PASTORALE
S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE

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