Assumersi la responsabilità di Don Tiziano Vimercati – Parroco

Don Tiziano Vimercati – Parroco

Sabato, 25 Aprile, abbiamo celebrato la festa della Liberazione.
Domenica scorsa, per noi lissonesi, era la festa del Crocifisso. 
L’altro ieri, primo maggio, la festa dei lavoratori.

Tre celebrazioni diverse, che però hanno qualcosa in comune.

Non solo perché, purtroppo, potrebbero passare inosservate agli occhi di tanta gente, ma anche perché c’è un modo sbagliato di celebrarle. Se sono solo occasioni per fare un po’ di festa, per andare in gita, per una grigliata con gli amici o, per chi partecipa alle manifestazioni, per pronunciare o subire discorsi retorici e di circostanza, sono occasioni sprecate.

La stessa festa del Crocifisso se celebrata solo per tradizione e abitudine, può essere abbastanza inutile. Diventano vere, e non retoriche, quando ciò che significano diventa il nostro impegno, e sappiamo rivivere e rendere attuale ciò che celebriamo.


Il 25 Aprile ci parla di liberazione, ci ricorda che per la libertà i nostri padri hanno saputo sacrificare la vita. Ci hanno insegnato il valore della libertà che per ogni uomo è irrinunciabile.

Non intendevano certo la libertà di fare ciò che si vuole, sempre e comunque; e neanche quelle piccole e insignificanti libertà che alle volte ci sembrano così importanti e fondamentali da non poterne fare a meno. E tanto meno quella libertà usata per toglierla agli altri.

Ricordo che il maestro delle elementari un giorno ci disse: la vostra libertà di muovere le mani finisce dove incomincia la faccia dell’altro. Espressione semplice, efficace, e anche facile da ricordare. La mia libertà è in relazione con quella dell’altro, rispetta ogni persona, e si preoccupa perché tutti siano nella libertà.

Ci può essere veramente solo quando tutti ne godono. Non è esagerato dire che non mi sento libero se ci sono persone che non lo sono, che sono sfruttate e oppresse e non hanno la possibilità di avere una vita dignitosa.

Celebro il 25 Aprile se non impedisco a nessuno di vivere nella libertà, se non erigo muri, di nessun genere, che possano impedire di condurre una vita dignitosa. Lo celebro se compio tutto ciò che è nelle mie possibilità perché tutti possano, se lo desiderano, formare una famiglia e mantenere i propri figli.

Così il primo maggio: non può esser solo la festa dove ricordo le conquiste dei diritti fondamentali dei lavoratori. Quel ricordo mi chiede di impegnarmi oggi per rispettare ogni lavoratore.

Se sono un datore di lavoro sono tenuto a rispettare i diritti di chi lavora, a garantire la sicurezza, riconoscere una giusta paga e pagando i dovuti contributi. In Italia ci sono ancora troppi uomini e donne che lavorano in nero: in questo momento di crisi sono doppiamente penalizzati perché è più difficile per loro ottenere aiuti e benefici.

Se poi sono lavoratori stranieri, ancora peggio: spesso lavorano senza alcuna tutela, con paghe da fame, costretti a vivere in condizioni squallide, e in più, dai benpensanti considerati sanguisughe che succhiano il sangue agli italiani, o mantenuti come signori in vacanza a spese nostre. Ecco, se mi batto per tutto questo, se non contribuisco in qualche modo a mantenere le ingiustizie, allora celebro il primo maggio.

La festa del  Crocifisso, con la benedizione alla città e ai lissonesi, diventa vera e attuale non perché con la mia preghiera ottengo chissà quale miracolo ma perché, come ci insegnano i nostri padri nella fede, rinnoviamo la fiducia in Dio, scegliamo di metterci nelle sue mani con la certezza che il miracolo che avviene è questo: un popolo che si fida di Dio, che sa che da Lui tutto ci può essere donato, e allo stesso tempo sa di doversi impegnare, che l’aiuto di Dio non si sostituisce a ciò che spetta a noi. Il vero miracolo è ciò che, sostenuti da Dio, riusciamo a realizzare per il bene di tutti.

Tutt’altro dunque che un semplice ricordo che, in fondo, riteniamo improbabile si possa realizzare anche oggi. Tre feste, dunque, che ci consegnano una grande responsabilità.

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S. Teresa Benedetta della Croce

Dio onnipotente e misericordioso,
guarda la nostra dolorosa condizione:
conforta i tuoi figli
e apri i nostri cuori alla speranza,
perché sentiamo in mezzo a noi
la tua presenza di Padre.
Amen

COMUNITA´ PASTORALE
S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE

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