IL SIGNORE colma di doni la sua Chiesa: Fra PAOLO della Sacra Famiglia Diacono.
Al centro nella foto: Fra Paolo della Sacra Famiglia Sabato 19 gennaio alle 11, presso il Santuario di Gesù Bambino ad Arenzano (Ge), per la preghiera e l’imposizione delle mani di S.
Data:
13 Gennaio 2013
Al centro nella foto: Fra Paolo della Sacra Famiglia
Sabato 19 gennaio alle 11, presso il Santuario di Gesù Bambino ad Arenzano (Ge), per la preghiera e l’imposizione delle mani di S. ECC. Rev. Cardinal Angelo Bagnasco, Vescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana – C.E.I., fra Paolo Arosio, dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, riceverà l’ordinazione diaconale.
Continua così, per la nostra comunità pastorale, quell’esperienza unica di grazia che è il dono di vocazioni sante alla vita consacrata e ministeriale per la Chiesa e per il mondo.
Dopo le gioie degli scorsi mesi, per le ordinazioni di Don Giovanni Sala, Don Alessandro Segantin, della Parrocchia S. Maria Assunta, la Comunità S. Teresa Benedetta della Croce di Lissone si allieta di nuovo per la consacrazione diaconale, prima e presbiterale poi, di un altro figlio: Paolo Arosio, originario della parrocchia Cuore Immacolato di Maria, che già da alcuni anni ha donato la sua vita al Signore pronunciando i voti nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi della Liguria.
Lasciamoci accompagnare verso questo particolare momento di grazia dalle parole del nostro Cardinale Arcivescovo Angelo Scola, pronunciate nella celebrazione dell’ordinazione diaconale in Duomo, il 1 ottobre 2011.
“L’ordinazione diaconale è certo una vocazione specifica ma anzitutto richiede ai candidati di riconoscere il dato che la loro vita è vocazione…
«Con l’aiuto di Dio e di Gesù Cristo nostro Salvatore, noi scegliamo questi nostri fratelli per l’ordine del diaconato». Queste parole, che abbiamo appena ascoltato e che precedono il dialogo dell’Arcivescovo con gli ordinandi e la preghiera di ordinazione, indicano a chiare lettere che questi nostri fratelli sono scelti.
Essi sono letteralmente presi a servizio. Non dimenticatelo mai. Tutta la disponibilità personale non basta per produrre questa elezione: un altro deve chiamarti, deve prenderti a servizio.
Infatti il diaconato è nella Chiesa un segno sacramentale specifico di Cristo Servo. Per i diaconi, come diceva il Beato Giovanni Paolo II, la vocazione alla santità comporta la «sequela di Gesù in questo atteggiamento di umile servizio che non si esprime soltanto nelle opere di carità, ma investe tutto il modo di pensare e di agire» (Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 20 ottobre 1993).
La vocazione al diaconato per sua natura coinvolge tutta la persona a partire dai suoi affetti e dal suo compito.
Segna tutti i rapporti e tutte le circostanze in cui si dispiega la sua vita. Il diaconato imprime uno speciale carattere e tutta la vostra esistenza domanda che ogni suo istante sia speso a favore della missione della Chiesa…
L’essere presi a servizio in modo totale ad imitazione di Cristo, della Vergine e dei santi, vi aiuti a cogliere il senso pieno dell’esistenza cristiana propostoci dalla Lettera ai Filippesi: «Dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore» (Fil 2,12-13). Sono parole che ci sorprendono. Come mai chi è preso a servizio deve «dedicarsi alla propria salvezza»?
Non dovrebbe invece dimenticare del tutto se stesso in favore degli altri?
Per comprendere le straordinarie parole dell’Apostolo dobbiamo superare un equivoco. Spesso succubi della mentalità di questo mondo, anche noi finiamo per credere che il compito, in questo caso il diaconato, si opponga al nostro compimento, che missione e felicità (riuscita personale) non siano ultimamente coincidenti.
Il Crocifisso Risorto smentisce questo pregiudizio identificandosi con il Servo: proprio nel compimento della Sua missione il Figlio è glorificato.
Gesù immolandosi sul palo della Croce e donando il Suo Spirito raggiunge il Suo compimento. Risorge per la potenza del Padre. È la logica dell’amore.
Accettare di perdere la propria vita perché Cristo, il vivente nella gloria, ci ha amati per primo, significa ritrovarla non solo nell’al di là ma come anticipo, come centuplo già fin d’ora quaggiù”.
Venerdì 18 gennaio presso la parrocchia Cuore Immacolato di Maria , in preparazione all’ordinazione diaconale di fra Paolo Arosio, pregheremo alla S. Messa delle ore 20.30, a cui seguirà un momento di adorazione eucaristica.
Ultimo aggiornamento
13 Gennaio 2013, 05:48