Una serata con Pietro Sarubbi nel suo cammino di conversione: Da Barabba a Gesù

“Paura dei romani, Barabba?”  lo schernì l’uomo più basso.

Data:
2 Aprile 2013

Paura dei romani, Barabba?”  lo schernì l’uomo più basso.
Barabba si girò. “Ti pare che io abbia paura? Sai anche tu cosa ho fatto in passato. Non sono un codardo, ma neanche uno scemo. Se i romani ci colgono mentre siamo pochi e divisi non ci risparmieranno. Non ho intenzione di ricevere una lancia nello stomaco o venire crocefisso. Sto giocando tutto sul tuo Messia. Bada che non ci deluda, o io rimarrò deluso di te.”

Molti di noi lo ricordano, così,  nei panni di un Barabba allucinato e un po’ ebete, in The Passion of Christ di Mel Gibson.
La sua storia personale, però, assomiglia più a quella di un buon ladrone o di un figliol prodigo.
Una cosa è certa: per Pietro Sarubbi recitare anche solo una manciata di minuti in un film su Gesù di Nazareth, ha cambiato radicalmente la vita. Come normalmente accade nel mondo dello spettacolo, Sarubbi è vissuto per molti anni lontano dalla fede, in un tipico ambiente in cui il nome di Dio è tabù ma, in compenso, i divi vengono divinizzati
All’età di 42 anni, tuttavia, l’attore milanese ha incontrato il Signore. Non attraverso una sconvolgente esperienza mistica, magari cadendo da cavallo e perdendo la vista come San Paolo, ma semplicemente svolgendo il proprio mestiere. “Recitando il personaggio di Barabba… ho avuto la fortuna di incrociare lo sguardo di Gesù”, ha raccontato Sarubbi in una recente intervista televisiva.
Tutto accadeva nel 2003, anno delle riprese di The Passion.
La scena è ben nota ai fan del film di Gibson: Barabba, udite le grida del popolo che chiede la sua liberazione, si lancia in una scomposta ed animalesca esultanza. Come Gesù, Ecce homo, reduce dalla flagellazione, la pelle lacerata e grondante sangue, anche Barabba ha un occhio completamente orbo: l’occhio sano del malfattore incrocia per una frazione di secondo l’occhio sano del Nazareno. La grazia per il peccatore ha significato la condanna del Giusto. In The Passion Cristo è interpretato da Jim Caviziel, anche lui profondamente segnato da quella straordinaria esperienza recitativa, e incamminato verso un radicale cambiamento spirituale.
“Quello sguardo mi ha sorpreso, incuriosito, spaventato, portandomi ad una totale conversione”, ha raccontato Sarubbi.
Per l’attore inizia così una nuova vita che lo porterà, nel giro di un paio d’anni, ad abbracciare in modo convinto la fede cattolica e i sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Dopo aver ricevuto la cresima, Sarubbi ha sposato in chiesa la donna con cui da anni conviveva. Ha fatto, infine, battezzare i suoi tre figli (altri due sono nati dopo la conversione del padre).
Sarubbi ha la fisionomia del ‘gigante buono’: alto, robusto, viso tondo e simpatico. Dietro quella maschera giocosa c’è però uno spirito irrequieto. Racconta di essere stato un “ragazzo terribile, un po’ irrisolto” che ha fatto “disperare i genitori fin da piccolo, forse fin da neonato…”. Ama il rugby, la natura,  il mare, i romanzi d’avventura.
A soli tredici anni fugge di casa per diventare un artista circense. In gioventù gira il mondo ed è attratto dalle filosofie orientali che lo trascinano fino in India e in Tibet. Poi la passione per il teatro e per il cinema ha il definitivo sopravvento.
E’ felice Pietro Sarubbi, ma non indulge ad alcun trionfalismo né ostenta alcuna devozione forzata. E’ consapevole che, anche da convertiti, non guasta conservare un pizzico di sana inquietudine. Nel suo cammino di riavvicinamento a Dio hanno giocato un ruolo decisivo gli scritti di don Luigi Giussani che ai suoi figli spirituali diceva: “vi auguro di non essere mai tranquilli”.
“La tranquillità – ha commentato Sarubbi, in un’intervista a Sat 2000 – vuol dire non aver capito la grandezza di quello che si sta vivendo. Invece c’è gioia, c’è felicità anche nei problemi di tutti i giorni. Non è che, adesso che mi sono convertito, faccia una vita da ‘mulino bianco’…”.
Da qualche anno Sarubbi insegna recitazione e, ai giovani che vogliono intraprendere la sua strada, ricorda che nulla viene dato loro gratis e che, anche nei mestieri “brillanti’”il sacrificio e il lavoro duro sono imprescindibili: come in ogni professione “è importante studiare, frequentare una scuola di cinema o di teatro”.
A coronamento del suo cammino spirituale Pietro Sarubbi ha pubblicato due libri autobiografici: La passione di Barabba (Piemme, 2006) e il recentissimo Da Barabba a Gesù (Itaca, 2011).
Nell’intervallo tra una ripresa e l’altra Sarubbi arriva Venerdì 5 marzo  nella nostra Comunità Pastorale S. Teresa Benedetta della Croce per rendere la propria testimonianza di fede, ricordando che fare l’attore ed essere cristiano è possibile, è entusiasmante e aiuta a riscoprire se stessi… anche recitando…

 

Ultimo aggiornamento

2 Aprile 2013, 05:39