“A voi giovani che siete all’inizio della vostra vita, chiedo: avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato? Avete pensato come metterli a servizio degli altri? Non sotterrate i talenti, scommettete su ideali grandi che renderanno fecondi i vostri talenti! La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente, per noi stessi, ma perché la doniamo. Cari giovani, abbiate un animo grande, non abbiate paura di sognare cose grandi”. (Papa Francesco)
Vorrei riprendere la riflessione di quindici giorni fa sul significato che dovrebbe avere la richiesta, fatta alla chiesa, di ricevere i sacramenti.
Oggi in tutte le parrocchie della Comunità Pastorale i ragazzi di prima media, oltre trecento, riceveranno il sacramento della Cresima. Nella speranza che non sia l’ultimo incontro con la comunità cristiana.
Purtroppo lo sarà se ciò che si desidera è la Cresima e non compiere un autentico cammino di fede.
La Parrocchia aiuta questo cammino di fede, è uno dei luoghi privilegiati dove la fede può esprimersi a livello comunitario. Il cristiano deve chiedere questo alla chiesa: il dono della Parola di Dio, la santificazione della propria vita attraverso la liturgia e i sacramenti, una conoscenza sempre più grande del mistero di Dio. Molto spesso la chiesa è vista come dispensatrice di alcuni servizi, da richiedere quando serve, perché si è sempre fatto così, e sarebbe disdicevole il non farlo.
E allora, ecco che nasce un bambino e si chiede il battesimo. Un cristiano muore, i parenti chiedono il funerale religioso. I ragazzi arrivano in terza elementare: è ora di iniziare il catechismo per ricevere la prima comunione e la cresima.
Del matrimonio abbiamo già detto che la richiesta di ricevere il sacramento non è più così scontata come una volta.
La domanda per ricevere i sacramenti è, numericamente, ancora molto forte: segno di una fede che, sia pur come “una canna incrinata che non deve essere spezzata o lo stoppino dalla fiamma smorta che non deve essere spento” (profeta Isaia), continua ad esserci (non possiamo che ringraziare il Signore per questo).
Di sicuro però sono molto meno numerosi coloro che si rivolgono alla parrocchia semplicemente per essere aiutati a compiere un cammino di fede. Potrebbe anche andar bene così se la richiesta di ricevere un sacramento si trasformasse poi in occasione per compiere qualche passo verso una fede più matura.
Cosa che, per grazia di Dio, qualche volta avviene. Senza giudicare nessuno, però l’impressione che ho è che la maggior parte delle persone si limiti a ricevere il sacramento senza fare un passo verso il Signore, e senza neanche vivere la grazia e gli impegni del sacramento ricevuto.
E’ chiaro che la situazione attuale è la conseguenza di una religione che è stata vista e vissuta a lungo, forse più che come scelta e appartenenza, come dato di fatto, una questione culturale e di tradizione.
Occorre purificare la nostra fede e togliere le incrostazioni e i legami che solo apparentemente la favoriscono: chiedere un sacramento dovrà essere sempre meno dettato dall’abitudine e dall’usanza, e sempre più una scelta di fede dove la domanda vera non è più tanto “voglio il battesimo, la cresima, il matrimonio”, bensì voglio diventare cristiano, voglio seguire sempre di più Gesù, desidero ricevere lo Spirito santo per diventare testimone del vangelo.