Lettera Pastorale del Card. Arc. A.Scola: Il campo é il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano
. La lettera pastorale del Card. Angelo Scola parte dall’immagine del Duomo, ” emblema della nuova Milano e casa degli antichi e nuovi milanesi” ed è articolata in sette capitoli e in una appendice.“Ogni mattina, alzando gli occhi sul nostro Duomo, non posso evitare il contraccolpo della sua imponente bellezza. Una casa immensa e solida, “la dimora di Dio con gli uomini”, per usare l’intensa immagine con cui il libro dell’Apocalisse nomina la Chiesa (cf. Ap 21,3), costruita lungo i secoli grazie all’apporto di artisti e di signori, di uomini geniali e potenti, ma anche – e soprattutto – al lavoro e ai sacrifici di una folla di gente umile e oscura. S’intitola “Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano”, è caratterizzata da uno sguardo positivo sul mondo e sui suoi cambiamenti e rappresenta fino ad oggi il più significativo tentativo di sintonia con il pontificato di PAPA FRANCESCO.Dalla prima lettera enciclica di PAPA FRANCESCO, Lumen Fidei, leggiamo che: ” La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi… La fede… appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo”.Una trama di relazioniNoi non siamo uomini e donne isolati gli uni dagli altri, ma viviamo, fin dall’istante del nostro concepimento, in relazione. Ebbene, Dio ha voluto entrare nella storia come uno di noi e cambiare la vita degli uomini attraverso una trama di relazioni nata dall’incontro con Lui.Dopo l’incontro con Gesù di Nàzaret nulla fu più come prima nella vita dei discepoli. Mentre lo ascoltavano, camminavano con Lui per le strade di Galilea, lo vedevano abbracciare i peccatori e guarire
Data:
11 Settembre 2013
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La lettera pastorale del Card. Angelo Scola parte dall’immagine del Duomo, ” emblema della nuova Milano e casa degli antichi e nuovi milanesi” ed è articolata in sette capitoli e in una appendice.
“Ogni mattina, alzando gli occhi sul nostro Duomo, non posso evitare il contraccolpo della sua imponente bellezza. Una casa immensa e solida, “la dimora di Dio con gli uomini”, per usare l’intensa immagine con cui il libro dell’Apocalisse nomina la Chiesa (cf. Ap 21,3), costruita lungo i secoli grazie all’apporto di artisti e di signori, di uomini geniali e potenti, ma anche – e soprattutto – al lavoro e ai sacrifici di una folla di gente umile e oscura.
S’intitola “Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano”, è caratterizzata da uno sguardo positivo sul mondo e sui suoi cambiamenti e rappresenta fino ad oggi il più significativo tentativo di sintonia con il pontificato di PAPA FRANCESCO.
Dalla prima lettera enciclica di PAPA FRANCESCO, Lumen Fidei, leggiamo che: ” La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi… La fede… appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo”.
Una trama di relazioni
Noi non siamo uomini e donne isolati gli uni dagli altri, ma viviamo, fin dall’istante del nostro concepimento, in relazione. Ebbene, Dio ha voluto entrare nella storia come uno di noi e cambiare la vita degli uomini attraverso una trama di relazioni nata dall’incontro con Lui.
Dopo l’incontro con Gesù di Nàzaret nulla fu più come prima nella vita dei discepoli.
Mentre lo ascoltavano, camminavano con Lui per le strade di Galilea, lo vedevano abbracciare i peccatori e guarire gli ammalati, condividevano le loro giornate con Lui… insomma dalla convivenza con Gesù ebbe inizio una storia ininterrotta di rapporti umani, che ha raggiunto anche noi, in cui Dio stesso si comunica da Libertà a libertà.
Il mondo, dimora degli uomini
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” ( cfr. Gv 3,16).
Per questo il Vangelo entra pazientemente nel tempo e nello spazio attraversando tutta la condizione umana fin nelle sue periferie più remote, senza paura di mischiarsi con la zizzania, con quanto è segnato dal male.
Il mondo che Gesù chiama «il campo» chiede di essere pensato come il luogo in cui ogni uomo e ogni donna possono rispondere al loro desiderio di felicità.
I cardini dell’esistenza quotidiana
Il buon seme è chiamato a diventare grano, a mostrare tutta la sua potenza salvifica rendendoci veramente “figli del Regno”.
La fede cristiana mostra a tutti gli uomini la sua universale fecondità aprendo la libertà a tutte le dimensioni dell’esistenza. Esse si possono, con buona approssimazione, sintetizzare in tre elementi comuni all’umana esperienza di ogni tempo e di ogni luogo: affetti, lavoro e riposo.
Affetti
Ognuno di noi non si è fatto da sé e non basta a se stesso.
Perciò, per parlare in modo adeguato del soggetto, non è sufficiente dire io, ma bisogna dire io in relazione. E ogni relazione mobilita gli affetti.
Oggi come sempre gli affetti sono decisivi.
Le persone chiedono di essere definitivamente amate per poter amare definitivamente. Infatti l’amore, soprattutto quello tra l’uomo e la donna, è per sempre e apre alla fecondità. E questo perché gli affetti sono orientati al bene dell’altro. Solo se si ama l’altro per se stesso l’amore affettivo diventa effettivo.
Lavoro
Servono “scelte politiche ed interventi legislativi tesi a favorire una ripresa economica che offra prospettive occupazionali a tutti”. Anche se ” la fame di lavoro può indurre a censurare altri aspetti, quali, per esempio, il rischio che si instaurino forme di precarietà e di sfruttamento ingiustificate, che si trascurino attenzioni per la sicurezza, che si evitino domande sulla qualità etica di ciò che si produce, che ci siano poteri incontrollati – come spesso avviene con la finanza –, che possono decretare il benessere o la povertà, fino alla miseria, di molti senza rendere conto a nessuno”.
La fame di lavoro può anche indurre a censurare altri aspetti, quali, per esempio, il rischio che si instaurino forme di precarietà e di sfruttamento ingiustificate, che si trascurino attenzioni per la sicurezza, che si evitino domande sulla qualità etica di ciò che si produce, che ci siano poteri incontrollati – come spesso avviene con la finanza –, che possono decretare il benessere o la povertà, fino alla miseria, di molti senza rendere conto a nessuno.
Il lavoro è un bene ed è un bene comune, fattore decisivo per il benessere non solo economico della nostra società. Non dimentichiamo, però, che si tratta sempre di lavoro dell’uomo, un contesto in cui le persone si incontrano, talora si scontrano, collaborano, talora si ostacolano, producono beni, talora anche danni e problemi. Il primato dell’uomo, soggetto del lavoro, va continuamente affermato e difeso soprattutto nel contesto di globalizzazione in cui siamo inseriti.
Il lavoro è fattore essenziale, non accessorio, per la dignità dell’uomo e la piena realizzazione della sua personalità.
Riposo
Il riposo è il fattore di equilibrio tra gli affetti e il lavoro: in che senso? Oggi è davvero così?
Nelle società del cosiddetto primo mondo, in cui viviamo, si ha spesso l’impressione che il moltiplicarsi delle opportunità di divertimento invece che «ricaricare» l’io finisca con l’esaurirlo.
Il ritmo della vita ha bisogno di riposo per il benessere fisico, per la serenità dell’animo, per l’equilibrio della persona e delle relazioni. L’esperienza umana ha riconosciuto il tempo del riposo come tempo dei desideri, possibilità di dedicarsi a tutto quello che è piacevole, che gratifica il corpo e la mente, che esprime gli affetti, che coltiva gli interessi, che allarga gli orizzonti.
Ma l’esperienza del riposo nel nostro tempo è insidiata dalle tentazioni dell’individualismo e della trasgressione: modi di vivere il riposo che mortificano la persona spingendola nella solitudine o la rovinano rendendola schiava di pratiche o addirittura abitudini dannose.
Uno strumenti offerto a tutti
La proposta pastorale contenuta nella lettera dell’arcivescovo di Milano vuole innanzitutto “valorizzare la vita ordinaria delle nostre parrocchie, delle unità e delle comunità pastorali, dei coordinamenti pastorali cittadini, delle associazioni e dei movimenti”.
Ribadisce il criterio fondamentale “della pluriformità nell’unità”.
Scola chiede ai presbiteri “ l’esercizio di un’umile paternità nell’accompagnare i fedeli lungo le vie del mondo all’incontro con i nostri fratelli uomini”.
E in sintonia con quanto sta facendo il Papa in Vaticano vuole ripensare l’attività della Curia milanese degli uffici diocesani, «equilibrando meglio il nesso tra i soggetti della concreta azione pastorale» e la Curia (che non è un soggetto di pastorale).
” In ciò è implicato anche il richiamo, sempre attuale, ad evitare una Chiesa troppo preoccupata della sua organizzazione”.
Gli uffici curiali «dovranno snellire il loro apparato, realizzando un effettivo servizio, agile ed efficace, alla comunione ecclesiale e alla testimonianza sul territorio». E i mezzi dovranno “essere sempre subordinati e proporzionati ai fini”, rispondendo all’invito alla povertà evangelica ripreso da Papa Francesco.
“ Dobbiamo guardarci – conclude l’ Arcivescovo Scola – dal porre in alternativa minoranze creative e cattolicesimo di popolo. L’obiettivo a cui puntare non è tanto una presenza minima creativa, quanto l’essere “nuove creature”, assumendo e sviluppando tutte le dimensioni dell’uomo nuovo senza temere il futuro”. In questa prospettiva “i nuovi orientamenti della società plurale” sono da considerare, “più che una minaccia, una opportunità per annunciare il Vangelo dell’umano”.
La Lettera pastorale “Il Campo è il mondo” (72 pagine, edizione Centro Ambrosiano, 2,5 euro) é da lunedì 9 settembre in tutte le librerie.
COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE
Ultimo aggiornamento
11 Settembre 2013, 05:32