Padre Nevio Viganò
Da quarant’anni un conflitto che ha provocato centoventimila vittime, segna quotidianità e destino delle regioni meridionali delle Filippine. In un contesto di violenza dilagante e con poca volontà di confronto sincero, per lungo tempo anche la sola speranza di pace è sembrata utopia. C’è tuttavia chi, come il nostro P. Nevio Viganò, ha creduto e crede nel dialogo e sulla distanza può raccogliere i frutti di questo impegno.
Nell’area teatro di scontri violenti fra truppe filippine e ribelli, i cattolici lanciano appelli alla riconciliazione. Il bilancio parziale è di sei morti – fra cui civili – e 24 feriti. I fondamentalisti sequestrano oltre 200 civili e chiedono l’indipendenza. In città chiese aperte per accogliere rifugiati cristiani e musulmani.
Padre Nevio Vigano che ci ha inviato questa lettera che pubblichiamo.
Carissimi amici/e,
penso che sarete al corrente della situazione che si e’ creata da lunedì scorso quando un gruppo di circa 300 ribelli-criminali hanno preso la città di Zamboanga, catturando 240 ostaggi come scudo umano per i loro spostamenti e per le loro richieste.
La città è paralizzata: chiuse tutte le scuole, gli uffici, i negozi, i distributori di benzina, le banche.
Siamo continuamente attaccati alla radio e tv (quando c’è l’elettricità) che ci invitano a stare in casa.
Gli sfollati sono ormai 16000, ed aumenta sempre il numero che non riesce a trovare da mangiare, medicine ed acqua potabile. L’ospedale governativo e’ stato letteralmente svuotato dei sui pazienti che sono ospitati in varie palestre di scuole.
Questi ribelli musulmani sembrano non mostrare alcun segno di umanità: tengono in ostaggio bambini piccoli con le loro madri, malati ed anziani, senza nessun scrupolo.
Speriamo nel meglio, e prepariamoci al peggio.
E’ quello che ci resta da dirci, oltre ad unirci nella preghiera al Signore.
E lo facciamo ogni giorno! Fatelo anche voi con noi e per noi.
Anche qui in parrocchia di notte, durante il coprifuoco dalle 8 di sera alle 5 di mattina, ospitiamo delle famiglie che hanno paura a stare nelle loro case.
Un saluto caro per ora. Sempre con tanta amicizia.
Padre Nevio Viganò
La cronaca: ultime notizie.
Venerdì 13 settembre 2013
Ancora violenti scontri a fuoco a Zamboanga, che come sappiamo si trova nell’estremo sud dell’isola di Mindanao, dove da giorni si affrontano i ribelli indipendentisti musulmani e l’esercito governativo. I guerriglieri, che han no preso un centinaio di ostaggi, hanno risposto con colpi di mortaio e il fuoco dei cecchini al tentativo di avanzata dei militari.
Ufficialmente, i soldati non in tendono lanciare un’offensiva che potrebbe mettere in pericolo la vita di civili che si trovano ancora numerosi nelle aree controllate dagli estremisti del Fronte nazionale di liberazione Moro (Mnlf).
Una notizia positiva è la liberazione di P. Michael Ufana, il sacerdote di cui per giorni si erano rincorse le voci di rapimento. Fonti della Chiesa locale parlano di un suo ruolo come mediatore nei contatti con Haber Malik, comandante del Fronte nazionale di liberazione Moro (Mnlf) che si ritiene guidi i ribelli musulmani assediati dalle truppe ma in grado finora di contenerle, anche con l’utilizzo di un gran numero di ostaggi.
In giornata vi è stato l’incontro con il ministro dell’Interno Manuel Roxas, a conferma di un suo possibile ruolo di mediazione tra governo e insorti.
Inoltre, a dimostrazione della gravità della situazione civile, è arrivato a Zamboanga il Presidente Filippino Benigno Aquino III.
La vita cittadina, nelle aree lontane dal confronto militare, registra oggi cenni di ripresa, con qualche negozio aperto e alcuni mezzi di trasporto per le strade semideserte, ma l’incertezza resta elevata.
Le ragioni dell’iniziativa militare dei separatisti restano al momento nel campo delle voci e delle possibilità, come pure le prospettive di questa vicenda che ha provocato finora una dozzina di morti e una quarantina di feriti, costringendo alla fuga e al ricovero nei campi di raccolta almeno 15.000 abitanti.
Lunedì 9 settembre
Una trentina di persone in ostaggio, sei vittime, decine di feriti e circa 200 persone intrappolate e senza via di fuga: questo il bilancio – che resta parziale – di un’offensiva condotta lunedì 9/11 da uomini armati del Fronte di liberazione nazionale moro (Mnlf) a Zamboanga City.
Mercoledì 11 settembre
Oltre 15mila fra sfollati e cittadini di Zamboanga, cristiani e musulmani, si sono riuniti nello stadio della città per una grande manifestazione di preghiera, per dare alla nazione un messaggio di pace.
“Vogliamo mostrare alla popolazione e alle autorità che musulmani e cristiani oggi sono uniti in questo momento difficile per Zamboanga. Questa non è una guerra di religione”, ci spiega p. Nevio Viganò, missionario del PIME .La manifestazione, organizzata da “Silsilah”, in collaborazione con il forum interreligioso “Interfaith Council of Leaders”, intende chiedere ai guerriglieri e all’esercito filippino, che attualmente li circonda, “un immediato cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi, un negoziato basato sul dialogo”.
Noi fedeli della Comunità, siamo invitati alla preghiera per scongiurare un’escalation del conflitto.
Come ha detto PAPA FRANCESCO; …” Continuiamo a pregare per la pace nel mondo, perché prevalga lo spirito di compassione e riconciliazione in questo conflitto frutto dell’opera del maligno. Lo scontro armato non porta la pace, ma serve solo a originare ulteriore violenza”.
COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE