La VOCE del PREVOSTO – 36 °Giornata per la vita: Generare Futuro.

Don Tiziano Vimercati – Prevosto della Comunità

 

E’ davvero preoccupante considerare come in Italia, continuano, l’aspettativa di vita media di un essere umano cali vistosamente se lo consideriamo non alla nascita, ma al concepimento.   
                                                
         Anche quest’anno la Chiesa, per il trentaseiesimo anno consecutivo, ci chiede di celebrare, nella prima domenica di febbraio, la Giornata per la vita.   
Intende essere un forte invito a riflettere ancora una volta sulla bellezza, la grandezza e la dignità della vita umana, ma anche a renderci conto di quante volte e in quanti modi oggi è calpestata.

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La vita è un dono che viene da Dio e il cristiano è chiamato ad accoglierla, viverla con gioia e gratitudine, ma anche a difenderla quando occorre.
Non possiamo esonerarci da questo impegno: il vangelo è per la vita, la vita di tutti, senza esclusione alcuna.
La Chiesa vuole essere fedele alla Parola di Dio: nel decalogo leggiamo “Non uccidere”.
Nella bibbia troviamo un rispetto e un senso profondo, religioso, della vita. E’ un dono in cui scopriamo il mistero di Dio, la sua bontà e misericordia.
L’uomo non può disporre della vita, né la sua né quella degli altri, è un bene preziosissimo di cui però non è il padrone assoluto. Il titolo del messaggio che ogni anno i vescovi ci inviano in questa occasione è molto semplice: “ Generare futuro”.
Contiene alcuni spunti di riflessione interessanti che ci possono aiutare a capire meglio. Lo riportiamo quasi per intero su questo numero dell’Insieme.
L’invito che vi rivolgo è  fare la fatica di leggere questo documento.
Serve a mantenere viva in noi l’attenzione e la sensibilità necessarie verso il valore della vita.
Si sottolinea molto in questo documento lo stretto legame tra “generare” e “educare”, tra l’essere genitore e il compito di educare.
Occorre insegnare ai giovani ad amare la vita, ad amarla sempre, a non rovinarla con scelte sbagliate e stili di vita nocivi.
Occorre aiutarli a interpretare gli influssi della mentalità moderna, che non è certo sempre in favore della vita, in ogni momento e ogni sua espressione.
L’uso delle droghe, anche quelle leggere, l’alcol, il fumo, ma anche il gioco d’azzardo: sono troppi i pericoli che insidiano i nostri ragazzi (e non solo loro per la verità). Aiutiamoli, insegnando loro, soprattutto con l’esempio, non ad aver paura dei pericoli, ma ad amare e apprezzare la bellezza della vita.   
GENERARE FUTURO Messaggio dei vescovi italiani in occasione della 36° Giornata per la Vita.                                                                                                     
 “I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?”
Così Papa Francesco all’apertura della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù ha illuminato ed esortato tutti  alla custodia della vita, ricordando che generare ha in sé il germe del futuro. Il figlio si protende verso il domani fin dal grembo materno, accompagnato dalla scelta provvida e consapevole di un uomo e di una donna che si fanno collaboratori del Creatore. La nascita spalanca l’orizzonte verso passi ulteriori che disegneranno il suo futuro, quello dei suoi genitori e della società che lo circonda, nella quale egli è chiamato ad offrire un contributo originale. Questo percorso mette in evidenza “il nesso stretto tra educare e generare: la relazione educativa si innesta nell’atto generativo e nell’esperienza dell’essere figli”, nella consapevolezza che “il bambino impara a vivere guardando ai genitori e agli adulti”.
Ogni figlio è volto del “Signore amante della vita” ( cfr Sap 11,26), dono per la famiglia e per la società. Generare la vita è generare il futuro anche e soprattutto oggi, nel tempo della crisi; da essa si può uscire mettendo i genitori nella condizione di realizzare le loro scelte e i loro progetti. La testimonianza di giovani sposi e i dati che emergono da inchieste recenti indicano ancora un grande desiderio di generare, che resta mortificato per la carenza di adeguate politiche familiari, per la pressione fiscale e una cultura diffidente verso la vita. Favorire questa aspirazione porterebbe a invertire la tendenza negativa della natalità, e soprattutto ad arricchirci del contributo unico dei figli, autentico bene sociale oltre che segno fecondo dell’amore sponsale.
La società tutta è chiamata a interrogarsi e a decidere quale modello di civiltà e quale cultura intende promuovere, a cominciare da quella palestra decisiva per le nuove generazioni che è la scuola. Per porre i mattoni del futuro siamo sollecitati ad andare verso le periferie esistenziali della società, sostenendo donne, uomini e comunità che si impegnino, come afferma Papa Francesco, per un’autentica “cultura dell’incontro”.
Educando al dialogo tra le generazioni potremo unire in modo fecondo la speranza e le fatiche dei giovani con la saggezza, l’esperienza di vita e la tenacia degli anziani.
La cultura dell’incontro è indispensabile per coltivare il valore della vita in tutte le sue fasi: dal concepimento alla nascita, educando e rigenerando di giorno in giorno, accompagnando la crescita verso l’età adulta e anziana fino al suo naturale termine, e superare così la cultura dello “scarto”. Si tratta di accogliere con stupore la vita, il mistero che la abita, la  sua forza sorgiva, come realtà che sorregge tutte le altre, che è data e si impone da sé e pertanto non può essere soggetta all’arbitrio dell’uomo…
La nostra società ha bisogno oggi di solidarietà rinnovata, di uomini e donne che la abitino con responsabilità e siano messi in condizione di svolgere il loro compito di padri e madri, impegnati a superare l’attuale crisi demografica e, con essa, tutte le forme di esclusione. Una esclusione che tocca in particolare chi è ammalato e anziano, magari con il ricorso a forme mascherate di eutanasia.
Vengono meno così il senso dell’umano e la capacità del farsi carico che stanno a fondamento della società. “È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.
È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori”. Come un giorno si è stati accolti e accompagnati alla vita dai genitori, che rendono presente la più ampia comunità umana, così nella fase finale la famiglia e la comunità umana accompagnano chi è “rivestito di debolezza” ( cfr Eb 5,2), ammalato, anziano, non autosufficiente, non solo restituendo quanto dovuto, ma facendo unità attorno alla persona ora fragile, bisognosa, affidata alle cure e alle mani provvide degli altri.
Generare futuro è tenere ben ferma e alta questa relazione di amore e di sostegno, indispensabile per prospettare una comunità umana ancora unita e in crescita, consapevoli che “un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa”.     

 

 

COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE

Parrocchie:

Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes 
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù

SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano

LISSONE

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