Padre Santo Gatto
È tempo per me di ripartire : Dopo la missione brasiliana, la missione africana.
Anche noi, spesso trascinati da vari impegni di lavoro, famiglia vogliamo fermarci un “ attimo” per respirare la diaconia della gioia, della condivisione e della fraternità autentiche.
Ci accompagna il motto dei saveriani: “fare del mondo una sola famiglia“.
Sono Padre Sante Gatto, della Parrocchia S. Maria Assunta in fraz. Santa Margherita – Lissone, quindi brianzolo.
Dopo tredici anni di servizio missionario in Brasile sud, soprattutto dedicati, nei nostri seminari, alla formazione e all’accompagnamento dei giovani brasiliani aspiranti a divenire Saveriani, mi è stato chiesto dai superiori di intraprendere una nuova tappa in terra Africana, in Mozambico.
Direi una svolta decisiva, ma sperata da tempo, perché l’appello vocazionale missionario era sbocciato circa vent’anni fa, proprio in un’esperienza di servizio nel continente africano…
Con il passare del tempo, il rischio di adattarsi e di accontentarsi e di avere tutto sotto controllo, a poco a poco si è fatto strada per cui per non farmi afferrare da questo stile che raffreddava un po’ l’entusiasmo della fede, qualche anno fa avevo fatto richiesta per una nuova missione, possibilmente in Africa.
E proprio quando meno me lo aspettavo, ecco la nuova partenza, o “ripartenza”.
Una nuova chiamata.
Una nuova sfida. Una nuova chiesa e missione.
Già in Brasile non avevo mai scelto nulla, lavoro, comunità, incarichi anche di responsabilità e sin da allora avevo affidato la mia vita alle necessità missionarie, che via via prendevano corpo, senza risparmiare energie sia psicofisiche sia spirituali, per cui “un’interminabile” ripartenza e ora, dopo tanto correre sono a un nuovo inizio, però, “africano”, un nuovo abbandono al sogno che Dio da sempre ha su di me.
Da tutti questi elementi mi sembra di riassumere così le tappe sostanziali della mia vita:
la tappa italiana, europea, quella della “ragione”, delle radici affettive e di fede, della scoperta e della risposta missionaria, dei valori, della formazione personale;
la tappa brasiliana, latinoamericana, quella del “cuore”, dell’incontro con l’uomo, con le sue ricchezze e miserie, con i suoi sogni e progetti di vita piena per tutti, con la sua sete di vita e di giustizia, con la sua gioia e a volte drammaticità del vivere, con la sua voglia di festa e di incontrare Dio in tutte le manifestazioni del suo vissuto;
la tappa mozambicana, africana, quella della ripartenza dal “primo annuncio”, della profondità della formazione delle comunità e non nella orizzontalità o verticalità delle costruzioni, dell’accompagnamento delle comunità cominciando da chi più necessita, senza escludere nessuno, della debolezza dei mezzi di evangelizzazione e della povertà…
Nei miei interventi concludo sempre con un breve invito: io parto, ma tu non restare!
Meglio, amico e amica, comincia a ripartire dalla tua terra ben coltivata, spalanca gli orizzonti del tuo cuore e della tua mente e del tuo stile di vita sul mondo e chiediti se puoi fare qualcosa di buono e di migliore cominciando dalla rete famigliare, dagli amici, anche quelli che hai nei social network.
Considera questa certezza: la missione è questione di fede.
E se un giorno ti renderai conto che bisogna fare dei passi più coraggiosi, dettati dall’incontro con Colui che ti cerca, non essere egoista e abbi il coraggio di ripartire sempre. E se questo itinerario di vita e di fede ti spingerà a solcare mari e volare sopra le nuvole, sappi che anch’io ti aspetterò in Mozambico a cuore aperto.
Un abbraccio e una preghiera.
In Cristo, tuo amico,
Padre Sante Gatto, missionario saveriano