Don Tiziano Vimercati – Prevosto della Comunità
Nel secondo capitolo dell’Esortazione Apostolica “La Gioia del Vangelo” il PAPA ritiene necessario chiedersi, in ordine all’impegno di evangelizzazione, quale sia il contesto nel quale ci tocca vivere e operare.
Non però con uno sguardo puramente sociologico, ma con il cuore del discepolo che ama Gesù e si mette in ascolto della voce dello Spirito. Si tratta della capacità di interpretare i “segni dei tempi”.
Come Gesù partiva dalla reale situazione del suo tempo, prendeva spunto dal contesto concreto in cui viveva (vedi le parabole), usava parole che tutti potevano capire, così deve essere anche oggi: l’annuncio del vangelo deve essere fatto in modo che l’uomo d’oggi capisca.
Non serve una parola incapace di intercettare i bisogni più urgenti, le domande più vere, le aspettative autentiche dell’uomo moderno.
Pur nella fedeltà al vangelo ci si deve pur chiedere: quale uomo mi trovo di fronte, che linguaggio è in grado di comprendere, di che cosa ha veramente bisogno?
Il rischio se non si è attenti ai “segni dei tempi” non è solo di diventare, come chiesa, insignificante, ma anche di imporre pesi inutili sulle spalle della gente e di non contribuire a risolvere situazioni che offendono la dignità umana.
E’ la gioia del vangelo, la freschezza della parola di Gesù che dobbiamo annunciare non le nostre tradizioni o, peggio ancora, i nostri pallini. Ieri sera mi sono incontrato con le giovani coppie in cammino verso il sacramento del matrimonio.
Ci siamo chiesti che cosa distingue il cristiano, che cosa è veramente essenziale.
Sono state date diverse risposte, tutte più o meno giuste.
L’essenziale per un cristiano è solo il rapporto con Cristo, conoscerlo davvero, ascoltare la sua parola, imparare a vedere con i suoi occhi, e amare come ama Lui.
Questo è il miglior servizio che il cristiano può offrire per il bene di tutti.
E’ così che deve leggere i “segni dei tempi” e contribuire a rendere sempre più umano questo mondo.