Paul & Simon – Cosi dialoghiamo con i mussulmani, all’ombra di boko haram
Padre Luca Bel Bo, missionario in Ciad fino a fine maggio (poi rientrerà in Europa per studi), ci ha inviato questa testimonianza in cui descrive sommariamente il pericolo di Boko Haram nella sua zona, ma soprattutto racconta i suoi rapporti con la comunità musulmana.
Data:
23 Marzo 2015
Padre Luca Bel Bo, missionario in Ciad fino a fine maggio (poi rientrerà in Europa per studi), ci ha inviato questa testimonianza in cui descrive sommariamente il pericolo di Boko Haram nella sua zona, ma soprattutto racconta i suoi rapporti con la comunità musulmana.
Ci pare un racconto di grande interesse perché, al di là dei facili schematismi dei media, ancora una volta si può osservare come la forza del dialogo e della fiducia reciproca possono prevalere sulla diffidenza e la paura dell’altro.
Anche il Ciad non è immune dalla furia di Boko Haram. In passato sembrava quasi che ci fosse un tacito consenso: “voi non attaccate e noi vi lasciamo in pace!”.
Poi, a metà gennaio Boko Haram ha attaccato la città di Baga, in Nigeria, al confine col Ciad, provocando 2000 morti.
Ma pochi hanno detto che i Boko Haram erano interessati alla base militare che c’è in questa città e che controlla dei giacimenti di petrolio, pochi hanno detto o ricordato che qualche mese prima i Boko Haram avevano tagliato la testa a una quarattina di commercianti di pesce e di pescatori di questa cittadina perché non volevano vendergli il pesce a un prezzo stracciato; pochi hanno detto che è una zona sorvegliata dagli Usa a causa di questi giacimenti di petrolio.
La perdita di questa base militare non è piaciuta al presidente ciadiano Idriss Deby, che attaccato i Boko Haram; nel discorso ufficiale fatto alla nazione per giustificare l’entrata in guerra contro gli islamisti ha detto chiaramente che il fine era di riprendersi la base militare perduta. Da quel momento i controlli dei soldati ciadiani della polizia segreta e di tutte le forze armate sono diventati rigidi e evidenti; posti di blocco sono stati istituiti all’entrata dei centri abitati più significativi. Per qualche tempo è stato persino introdotto il coprifuoco dopo le 21.
Il sindaco di una cittadina vicina alla missione di recente ha riunito i capi religiosi per dire che ci sono notizie di un gruppo simpatizzante dei Boko Haram nei dintorni (il nome in arabo di questo gruppo significherebbe “la rinascita” o “la ripresa”); ha esortato quindi ad essere vigilanti e a segnalare alle forze dell’ordine tutti gli stranieri che sono presenti in città. Ma a parte queste notizie, la vita qui continua come sempre, non ci sono tensioni o eccessiva preoccupazione.
La nostra relazione con i musulmani è buona; io ho un ottimo rapporto con il grande iman e con gli altri iman e musulmani: sia quelli fulbé (un etnia molto moderata e per natura aperta al dialogo, sono d’altra parte la maggioranza) e sia gli arabi del nord, più integralisti (se vogliamo definirli così) ma, che non vogliono avere nulla a che fare con i Boko Haram e il Califfato!
Le visite di cortesia si fanno con estrema semplicità; dopo alcuni anni, ultimamente con l’iman e con il Consiglio degli affari islamici (di cui sono “membro amico”) riusciamo a condividere e a trattare anche aspetti del nostro credo più profondo, della storia della salvezza dei profeti, dell’insegnamento di Maometto e di Gesù.
Non c’è competizione in questo, ma scambio di idee e di notizie.
È vero: a volte mi chiedono perché non mi faccio musulmano (poiché dicono che sono davvero un uomo di Dio), io controbatto dicendo che potrei loro chiedere perché non si fanno cristiani, visto che anch’essi sono uomini di Dio! Solitamente concludiamo che Dio – essendo “il Grande, e il più Grande, il Misericordioso, Il Creatore, Colui che tutto può e che tutto dirige” – ha deciso che esprimiamo la nostra fede in Lui, la nostra sottomissione e la nostra amicizia in Lui, in modi differenti, affinché vivendo assieme l’uno accanto all’altro (cristiani e musulmani) possiamo esprimere davvero la sua grandezza e la sua bellezza, cercando di comprenderlo un po’ di più, e realizzando quel suo sogno di essere in ogni uomo e per ogni uomo l’unico Dio.
Lo so che non è un discorso teologico tanto valido, e che forse sono al limite del dialogo interreligioso, ma non saprei in quale altro modo giustificare il nostro incontrarsi, cercare di convivere assieme, in pace e nel rispetto la nostra fede, che resta – per ciascuno di noi – la cosa importante.
Una volta all’anno invito l’iman e il comitato islamico in sacrestia per una cena o un pranzo amicale; è un’occasione anche per invitare i responsabili delle comunità cristiane per uno scambio di conoscenza e rinforzare la nostra amicizia. Di questa iniziativa il grande iman ne va davvero contento, infatti quando può invita a sua volta degli altri grandi iman a partecipare a questo momento di convivialità, semplice e spontanea, dove preghiamo e mangiamo.
In occasione delle grandi feste musulmane, io vado a fare gli auguri all’iman e al comitato islamico, per festeggiare assieme con ricchi piatti di montone e riso e dolci vari, e soprattutto vogliono che vada con loro dalle autorità amministrative e militari per auguragli la buona festa; sempre vogliono che dica due parole alle autorità sul nostro essere assieme. Questo è sempre apprezzato da tutti e contribuisce a rendere la festa veramente occasione di pace e di gioia.
Certo ci sono anche altri musulmani, quelli più integralisti, (che provengono dal nord e che parlano malapena francese). Con loro le relazioni sono state all’inizio più difficili, ho dovuto usare un’altra tecnica. Essendo tutti dei grandi commercianti o avendo dei ristorantini, ho iniziato a fare i miei acquisti e a prendere qualcosa da mangiare da loro.
Un po’ alla volta si è iniziato a parlare, del più e del meno. Poi c’è stata la fase della “provocazione” (con frasi tipo: “il cristianesimo è una religione non vera, voi preti non siete sposati quindi non siete uomini di Dio, bisogna che divieni musulmano, Allah è l’unico”….); ad esse rispondevo con toni amicali, scherzosi. Passata questa fase si è arrivati alla fase dell’amicizia e dello scambio, anche con loro, ma con molta più cautela e delicatezza si discute del nostro credo. Una cosa bella cui assistiamo è che anche loro cominciano a ridere un po’ sui discorsi religiosi (segno di una riflessione che inizia).
Certo, non si va lontano con i discorsi, ma per aprire una finestra non ci vogliono d’altra parte molti movimenti! Ogni tanto si ritorna alla fase della provocazione e allora la risposta da parte mia diventa un po’ più impegnativa, ma senza troppo spingere, poiché bisogna lasciare all’interlocutore il suo spazio di respiro e non “scombussolarlo” troppo, solo quel tanto che basta per fare piccoli movimenti per decidere di aprire la finestra. Se riuscirà ad aprire la finestra sarà una sua conquista, e quello che vedrà dall’altra parte sarà “un affare tra lui e Dio”.
Concludo con un piccolo aneddoto, che mi è successo poco tempo fa.
Sono andato a salutare un Allaji che ritornava per l’ennesima volta dall’Arabia Saudita, e ogni volta che ritorna è sempre più duro e “fondamentalista”, ma il ricordo della nostra amicizia e delle belle relazioni lo mette sempre un po’ in discussione.
Dopo aver parlato un po’, pensando di fargli piacere gli ho detto che tra due mesi andrò a studiare l’arabo e il Corano! Lui subito è diventato pensieroso, e mi ha chiesto: “è per diventare musulmano?”.
Io gli ho risposto “No, è solo per studiare il corano” e allora lui mi ha risposto che questo non era possibile perché solo i musulmani possano toccare con le mani (dopo di essersi lavati) il santo Corano! Ero in imbarazzo, non sapevo come uscirne…
Poi ho notato che il mio interlocutore aveva in mano un cellulare ultimo modello della Samsung… Allora gli ho risposto con tono scherzoso, “ Ma Alaji Mussa, siamo nel 2015, il Corano lo proiettano sul muro e ce lo insegnano senza doverlo toccare!”.
Subito ha fatto un respiro di sollievo e ha detto “Se è così non c’è problema… buono studio!”.
E la discussone è finita lì.
Non mi é mai piaciuto che
la Misericordia di DIO
si fermi ai confini della Chiesa visibile.
DIO é Verità.
Chi cerca la Verità cerca DIO,
lo sappia o no.
S. Teresa Benedetta della Croce
COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE
Ultimo aggiornamento
23 Marzo 2015, 12:34