A margine sulla Giornata della Memoria.

  ” Ci inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del Carmelo.

Data:
28 Gennaio 2016

 

” Ci inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una personalità che porta nella sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo, una sintesi ricca di ferite profonde che ancora sanguinano; nello stesso tempo la sintesi di una verità piena al di sopra dell’uomo, in un cuore che rimase così a lungo inquieto e inappagato, “fino a quando finalmente trovò pace in Dio”, queste parole furono pronunciate dal PAPA SAN GIOVANNI PAOLO II°, “Karol Il Grande” in occasione della beatificazione di Edith Stein a Colonia, il 1° maggio del 1987.
Ieri, 27 Gennaio 2016, Giornata della Memoria, abbiamo sentito in molte occasioni quanto è avvenuto ad Auschwitz  li,  proprio lì, dove c’è “la strada”.

Una sorta di largo sentiero che si sperde tra i boschi che circondano quel campo.
Se la si percorre d’estate, in pieno giorno, si ha una strana impressione: tutto è luce, perché il caldo sole polacco fa piovere i suoi raggi potenti tra le fronde verdissime di quegli alti pini. Le pupille si dilatano e gioiscono nel godere una luminosità così splendida e naturale.
Curioso davvero che questo avvenga in un posto carico di morte, uno dei luoghi simbolo del male assoluto.
O forse no, non è tanto singolare.
Quella strada conduce ad uno spiazzo. Vi si vedono ancora ammucchiati i blocchi di pietra dei muri di una costruzione fatta crollare.
La “casetta bianca”, la chiamavano.
Per noi è un sacrario.
Lì, la nostra Edith, la nostra Santa Patrona della Comunità Pastorale di Lissone, spogliata dalla sua carne mortale, abbracciò generosamente la croce del Signore e la sua anima, già cristallina, si immerse in uno slancio amoroso nel sangue salvifico del Calvario, per risorgerne ancora più lucente e pura, pronta a celebrare le nozze celesti col suo eterno sposo.
Ventinove anni anni sono passati da quando Edith Stein saliva sugli altari col suo bel nome di carmelitana, Teresa Benedetta della Croce.
Eppure ad Auschwitz non vi è nulla che ricordi il suo sacrificio.
Non una stele, non una croce.
Solo alcuni fedeli, tra questi si distinguono quelli della Comunità Santa Teresa Benedetta della Croce in Lissone, in agosto il mese del pelleggrinare in queste terre, depongono fiori di campo e qualche piccolo cero sulle pietre che furono ultime testimoni del suo martirio e che la videro, in quel momento decisivo della sua vita, colma di bellezza e di coraggio.
Il suo ricordo, la sua dolce immagine, non piacciano al mondo.
Questa figlia di Israele, coi suoi capelli lisci e bruni, con gli occhi di un nero profondo, lo sguardo di donna virile e caparbia e quell’aura che sembra avvolgerla, da giglio selvatico gerosolimitano schiusosi tra le rocce diroccate del Muro del pianto, incarna l’idea di una Chiesa che non si compromette col secolo, che non fa sconti nell’annuncio della Verità al fine di renderla più piacente.
Un’idea di Chiesa giudicata da molti troppo antica e superata ma, proprio per questo, agli occhi dei cristiani tanto più vera ed autentica.
Sarà per tale motivo che il processo di canonizzazione, questo riconoscimento in terra della gloria che gode in cielo, è stato contrastato in ogni modo.
In primo luogo da tutto quell’establishment filosofico-teologico, oggi di maggioranza nell’Europa tanto protestante quanto cattolica, che vede in Heidegger una sorta di nume tutelare e nel suo pensiero esistenzialista la chiave per costruire una religione che si vuole ad ogni costo comprensibile e adatta all’uomo della modernità.
Ma non basta.
Come ci aveva ben spiegato la Badessa Camelitana Suor Cristiana Dobner qualche anno fa, Edith non è simpatica neanche a tutto quel variegato schieramento femminista di matrice sessantottina che ha le sue propaggini anche nel mondo cattolico.
Si tratta di una questione singolare: Edith  Stein, che veramente nobilitò l’universo femminile riuscendo nell’impresa di divenire uno dei più alti filosofi del Novecento e coronando la propria vita con una morte generosa ed eroica, non viene esaltata.
Non le si perdona quel suo essere felicissima della condizione di vergine consacrata, quel suo essere così tradizionalista nel proporre alle donne l’imitazione di Maria nelle naturali vocazioni di sposa e di madre, intese da lei come dimensione piena della femminilità.
Infine, c’è la controversia sulla sua ebraicità.
Una polemica che portò le sue consorelle a desistere dall’intento di aprire un Carmelo in sua memoria nei pressi del lager in seguito alle veementi proteste che si levarono dalle fila ultraortodosse dell’ebraismo.
Questo fatto, avvenuto nei primi anni novanta, causò un grande dolore al cuore paterno di PAPA SAN GIOVANNI PAOLO II°, grande estimatore della nostra Santa Patrona.
Occorre ribadire che Suor Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein non fu deportata per la sua appartenenza biologica al popolo ebraico ma in quanto ebrea convertitasi al cattolicesimo.
Il suo arresto rientrò in quella sorta di feroce rappresaglia, attuata dal nazismo, in seguito alla ferma condanna delle persecuzioni razziali dichiarata dagli episcopati tedesco e olandese, capeggiati dal grande cardinale Von Galen, il “Leone di Münster”.
Quindi, se Edith fosse divenuta luterana si sarebbe salvata: è acclarato che le comunità protestanti furono in larga misura asservite al regime, tranne le luminose eccezioni di quanti si opposero alla barbarie agendo tuttavia in eroica solitudine.
Il suo martirio fu causato dalla sua fede cattolica non dalla sua razza israelitica.
Ciò la rende ancora più straordinaria, una vera figlia della Chiesa, di cui tutti i cattolici dovrebbero essere orgogliosi di averla quale patrona celeste e amarla quale sorella nella comunione dei santi.
Come le antiche vergini cristiane dei primi secoli sprezzavano la morte, anche lei, nel viaggio che l’avrebbe condotta alla croce, pensando al suo istante supremo, era certa che un Altro avrebbe sofferto nella sua persona.
Colui che l’avrebbe subito accolta nella Sua Resurrezione.

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S. Teresa Benedetta della Croce

COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes 
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE

Ultimo aggiornamento

28 Gennaio 2016, 00:59