Lettera del Vicario Generale (ora nostro arcivescovo) alla Comunità Pastorale: I Passi da Compiere.

  Ai fedeli della Comunità pastorale Santa Teresa Benedetta della Croce LISSONE Carissimi, siate benedetti nel nome del Signore! Vi porto la benedizione, il saluto, l’apprezzamento e l’in­coraggiamento del Cardinale Arcivescovo che rappresento in questa fase conclusiva della Visita Pasto­rale.

Data:
2 Settembre 2017

 

Ai fedeli della Comunità pastorale Santa Teresa Benedetta della Croce LISSONE Carissimi, siate benedetti nel nome del Signore! Vi porto la benedizione, il saluto, l’apprezzamento e l’in­coraggiamento del Cardinale Arcivescovo che rappresento in questa fase conclusiva della Visita Pasto­rale.

La vostra comunità vive dentro la Chiesa Ambrosiana e nella comunione della Chiesa Cattolica, continuando nel vostro territorio la missione che il Signore risorto ha affidato ai suoi discepoli. Nel contesto particolare di questo cambiamento d’epoca che stiamo vivendo nella gioia dello Spirito, sotto la guida di Papa Francesco, accogliendo le indicazioni del Cardinale Arcivescovo, siamo chiamati ad accogliere con gratitudine la grazia della comunione che ci raduna e ad esprimerla in una coralità sinfonica che condivide alcune priorità e si decide per un passo da compiere.
Quanto alle priorità da condividere è opportuno esplicitare alcuni tratti della proposta pastorale che sono irrinunciabili.
La comunità dei discepoli del Signore vive del rapporto con il Signore. Si potrebbe dire che è una comu­nità che nasce dall’Eucaristia e che vive un clima di preghiera fedele e fiduciosa, nella persuasione che senza il Signore non possiamo fare nulla. La priorità deve essere quindi la cura per la celebrazione della Messa domenicale: deve essere un appun­tamento desiderato, preparato, celebrato con gioia e dignità: quindi è necessario che ci sia ‘un gruppo liturgico che anima la liturgia, una educazione al canto liturgico, una formazione dei ministranti e di tutti coloro che prestano in servizio nella celebrazione. La cura per la celebrazione non si riduce alla cura per un adeguato svolgimento del rito, ma deve soprat­tutto propiziare che la grazia del mistero celebrato trasfiguri la vita dei fedeli e si irradi nella vita ordinaria con i suoi frutti irrinunciabili: in particolare deve risplendere la gioia e la comunione che fa dei molti un cuore solo e un’anima   sola.
Deve essere favorita anche la preghiera feriale, promuovendo la partecipazione alla messa, la preghiera della liturgia delle ore, l’adorazione eucaristica la preghiera del rosario, le devozioni popolari.  Le pub­blicazioni proposte dalla Diocesi (La Tenda, la Diurna Laus per esempio) offrono un aiuto prezioso per vivere quotidianamente la preghiera liturgica. E poi opportuno che la chiesa sia aperta, per quanto pos­sibile. E necessario che la comunità esprima persone volontarie affidabili e convinte per tenere aperta la chiesa, per animare la preghiera della comunità anche in assenza del prete (per esempio rinnovando il gruppo dell’Apostolato della preghiera).
La comunità dei discepoli del Signore è il contesto in cui ciascuno riconosce che la sua vita è una grazia, una vocazione, una missione. Ogni proposta pastorale deve avere come obiettivo l’aiuto perché ciascuno trovi la sua vocazione e la viva nelle forme che lo Spirito suggerisce, quindi nella pluralità delle forme associative e dei percorsi personali. In particolare la pastorale giovanile deve essere scuola di preghiera e percorso vocazionale. La scelta dei diversi stati di vita deve essere accompagnato con sapienza e auto­revolezza dagli adulti della comunità così da favorire le decisioni definitive per la vita matrimoniale o le forme di speciale consacrazione. La comunità degli adulti infatti deve pensarsi come comunità educante.
La comunità dei discepoli del Signore è presente nel contesto in cui vive come il sale della terra, la luce del mondo, il lievito che fa fermentare tutta la pasta. Nella complessità del nostro tempo coloro che condividono la mentalità e i sentimenti di Cristo hanno la responsabilità di testimoniare come la fede diventi cultura, proponga una vita buona, desiderabile per tutti, promettente per il futuro del paese e dell’Europa. Nella conversazione quotidiana, nell’uso saggio degli strumenti di comunicazione della co­munità (stampa parrocchiale, buona stampa, specie Avvenire, Il Segno, centri culturali, sale della comu­nità, social, ecc) i discepoli del Signore condividono, argomentano, approfondiscono quella visione dell’uomo e della donna, del mondo e della vita che si ispira al Vangelo, che si lascia istruire dal magi­stero della Chiesa e dalla ricerca personale.
Quanto al passo da compiere individuato durante le fasi precedenti della visita pastorale, è fatto proprio dal Cardinale Arcivescovo e raccomandato in questi termini:
Nella comunità pastorale è decisiva l’attenzione alla comunicazione: far girare le notizie, conoscere la vita delle varie parrocchie, imparare a comunicare nel modo giusto. Non si tratta solo di informazioni e avvisi, ma piuttosto della bellezza dell’esperienza di fede che avviene in ogni parrocchia, comunicarla entro la comunità cristiana e anche a tutti i cittadini di Lissone.
E’ importante puntare molto sul tema della formazione permanente di tutte le componenti del popolo di Dio: preti, consacrati e laici. Se si vuole costruire una chiesa che sia veramente di popolo, dove tutti mettono a disposizione i carismi ricevuti, è importante mettere tutti in condizione di poterlo fare, con competenza e generosità. Non si tratta di fare scuola, o di imparare chissà che cosa, ma, più semplice­mente, di riscoprire che il cuore della nostra fede è l’incontro con Gesù, e questo vissuto nella comunità cristiana, verso la quale mi metto in atteggiamento di servizio.
In realtà sono già da alcuni anni che puntiamo molto sulla preparazione dei laici. In particolare, nel mese di gennaio sospendiamo la maggior parte degli impegni, tranne quelli legati alla catechesi, per dedicarci alla formazione. Invitiamo in particolare tutti coloro che hanno qualche impegno nelle parrocchie, an­che i baristi e gli appartenenti alle sportive, per riflettere su qualche aspetto del nostro essere chiesa e sulla comunione che sempre deve prevalere nei rapporti tra di noi rendendoli fraterni.
Incarico il consiglio pastorale di riprendere e attuare le indicazioni di questa lettera e di verificarne pun­tualmente l’attuazione con scadenza annuale [nella prima settima di quaresima degli anni a venire].  Accompagno il cammino di tutti con ogni benedizione e invoco ogni grazia per intercessione dei santi Ambrogio e Carlo, dei santi patroni della comunità pastorale

Milano, 6 luglio 2017.
(+Mario Delpini)

Ultimo aggiornamento

2 Settembre 2017, 16:13