Come Zaccheo di Don Tiziano Vimercati – Parroco

Zaccheo e il Sicomoro di Marika Zanetti

Stupore, come la scorsa settimana: Matteo non si aspettava che Gesù gli rivolgesse la parola, lo invitasse a seguirlo, e poi insieme a tavola, a casa sua; Zaccheo, anche lui pubblicano e peccatore, pur desideroso di vedere Gesù non pretendeva certo di essere chiamato per nome e di poterlo poi ospitare in casa. Il vangelo dice: “lo accolse pieno di gioia”.

Zaccheo era un uomo intelligente, curioso, aperto a ciò che appare come nuovo. Era dotato della virtù di chi non si accontenta del già conosciuto e sa che c’è sempre qualcosa da imparare che ci rende più bella la vita. Non aveva il difetto di chi rimane aggrappato alle abitudini, al si è sempre fatto così, preludio all’immobilismo.

Zaccheo era anche un uomo molto coraggioso: certo, anche restituire quattro volte ciò che si è rubato richiede coraggio. Il coraggio più grande, però, l’ha dimostrato quando, lui peccatore e disprezzato da tutti, con tanta gioia ha accolto Gesù nella sua casa. Più grande del suo peccato, più forte del disprezzo dei compaesani, più vera del senso di inadeguatezza era la gratitudine verso quell’uomo che lo stava chiamando. Stava ricevendo troppo: gli sarebbe bastato guardare Gesù, magari incrociare il suo sguardo. Invece lo sguardo di Gesù lo stava già cercando. Negli occhi di Zaccheo, Gesù ha visto l’uomo disponibile, aperto, l’uomo in ricerca, disposto a lasciarsi prendere per mano, a pagare di persona, disposto a compiere un vero cammino di cambiamento.

Forse è proprio questa capacità di mettersi in discussione e la disponibilità a cambiare che ci permettere di incontrare veramente il Signore Gesù.

Immagino Zaccheo, ormai a tavola, che guarda Gesù, rimane affascinato dalle parole, ogni tanto non si capacita della fortuna che gli è capitata e pensa ”proprio a me”, forse con le lacrime agli occhi ha l’impressione di vivere il momento più bello della sua vita, il momento che lo trasformerà per sempre.  Se cambia, Zaccheo, non è per la sua bravura, per l’impegno, per la ferrea volontà di bene, tutte cose importanti, ma perché l’amore di Gesù l’ha conquistato, perché si è sentito amato. E’ quando si ama che si trova il coraggio, è l’amore che permette di compiere anche i miracoli. Si farebbe di tutto per la persona amata, se la si ama veramente.

Oggi concludiamo le quarantore: giorni di adorazione eucaristica dove ci siamo fermati ai piedi di Gesù, affascinati dal suo sguardo, dalle sue parole, afferrati dal suo amore.

E se così è avvenuto, come Zaccheo, sapremo togliere ciò che nella nostra vita non va tanto bene e sapremo restituire l’amore ricevuto in un abbraccio fecondo con i fratelli più bisognosi.

E se così non è avvenuto, se, pur avendo cercato Gesù, non abbiamo incrociato il suo sguardo e udita la sua parola, continuiamo ad arrampicarci sul sicomoro, con curiosità, disponibilità e sincerità.

Almeno lo abbiamo cercato. Potrebbe anche bastare così.
Una poesia di Eugenio Montale “Come Zaccheo”: almeno stiamo in punta di piedi.

Si tratta di arrampicarsi sul sicomoro
per vedere il Signore se mai passi.
Ahimè, non sono un rampicante
ed anche stando in punta di piedi
non l’ho mai visto.   

  

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GIOVANI VENITE AL CARMELO!

Mi sono resa conto che DIO
è una persona capace di amare,
che si può entrare in relazione con LUI
non solo in modo astratto ma realmente,
ho compreso che tiene nelle sue mani il mio destino,
che mi ama per come sono,
che il suo amore è tenero e forte,
capace di rendermi felice
e di riempire totalmente la mia vita,
come la più ardente passione.
( Kinga della Trasfigurazione – Suora del Carmelo. 1973-2009)

COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE

  

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