Tempo di AVVENTO: dalla LETTERA PASTORALE 2019-2020 dell’Arcivescovo Mons. MARIO DELPINI
Quest’anno il nostro Arcivescovo S. Em.
Data:
17 Novembre 2019

Quest’anno il nostro Arcivescovo S. Em. Rev. Mons. MARIO DELPINI, ha inviato una Lettera Pastorale per l’anno 2019-2020 “ La situazione è occasione. Per il progresso e la gioia della vostra fede” ed è divisa in più parti, una per ogni momento dell’Anno liturgico.
Durante l’Avvento pubblicheremo la parte che riguarda questo tempo liturgico che precede il Natale 2019 dal titolo: “ Corro verso la meta”

Carissimi,
l’amore gioisce per la speranza dell’incontro, trova compimento nella comunione.
L’anima della vita cristiana è l’amore per Gesù: il desiderio dell’incontro, il sospiro per la comunione perfetta e definitiva alimentano l’ardore.
La dimensione della speranza e l’attesa del compimento sono sentimenti troppo dimenticati nella coscienza civile contemporanea e anche i discepoli del Signore ne sono contagiati. Il cristianesimo senza speranza, senza attesa del ritorno glorioso di Cristo, si ammala do volontarismo, di un senso gravoso di cose da fare, di verità da difendere, di consenso da mendicare.
Il tempo di Avvento viene troppo frequentemente banalizzato a rievocazione sentimentale di un’emozione infantile. Nella pedagogia della Chiesa, invece, è annunciata la speranza del ritorno di Cristo.
Perciò le sei settimane dell’Avvento ambrosiano si ripresentano ogni anno come provvidenziale invito a pensare alle cose ultime con l’atteggiamento credente che invoca ogni giorno: “ venga il tuo regno”.
Paolo confida al Filippesi il suo desiderio intenso, il suo correre per conquistare Cristo, così come è stato da lui conquistato. Le allusioni polemiche del capitolo 3 della Lettera ai Filippesi non impediscono di cogliere uno slancio che ci farà bene imitare.
Dalla BIBBIA: Lettera di S. PAOLO ai Filippesi 3, 4-14
Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui: circonciso l’ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge; quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della legge.
Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
L’Avvento è tempo di grazia e speranza non per preparare la commemorazione di un evento passato, ma per orientare tutta la vita nella direzione della speranza cristiana, sempre lieti e insieme sempre insoddisfatti. Invito ad alimentare la virtù della speranza. Ne abbiamo un immenso bisogno, noi, il nostro tempo, le nostre comunità. Condivido alcuni pensieri per orientare la preghiera, la meditazione, il desiderio.
L’aspettativa e la speranza
L’orientamento al futuro è una dimensione irrinunciabile del vivere. C’è però differenza tra vivere di aspettative e vivere di speranza. L’aspettativa è frutto di una previsione, programmazione, di progetti: è costruita sulla valutazione delle risorse disponibili e sull’interpretazione di quello che è desiderabile. L’aspettativa spinge avanti lo sguardo con cautela per non guardare troppo oltre, circoscrive l’orizzonte a quello che si può calcolare e controllare. Infatti guardando troppo oltre si incontrano le domande ultime e inquietanti e l’esito al quale è meglio non pensare, cioè la morte.
La speranza è la risposta alla promessa, nasce dall’accogliere la Parola che viene da Dio che si è rivelato nel suo Figlio Gesù come Padre misericordioso e ha reso possibile partecipare alla sua vita con il dono dello Spirito Santo. Non sono le risorse e i desideri umani a delineare che cosa sia sensato sperare, ma la promessa di Dio. Lo sguardo può spingersi avanti, avanti, fino alla fine, perché l’esito della vita non è la morte, ma la gloria, la comunione perfetta e felice nella Santissima Trinità.
S. Em. Rev.
Arcivescovo
Mons. MARIO DELPINI

COMUNITA´ PASTORALE
S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
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S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE
Ultimo aggiornamento
17 Novembre 2019, 17:49