” Il Bene Comune è l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente.
È inseparabile dal bene della persona umana, impegnando i poteri pubblici a riconoscere, rispettare, comporre, tutelare e promuovere i diritti umani e a rendere più facile l’adempimento dei rispettivi doveri. Di conseguenza, l’attuazione del bene comune può considerarsi la stessa ragione di essere dei poteri pubblici, i quali sono tenuti a realizzarlo a vantaggio di tutti i cittadini e di tutto l’uomo.” (San Giovanni Paolo II°)
Mons. Sergio Ubbiali ci offre una riflessione sul particolare momento di difficoltà che stiamo vivendo
La chiamata al bene comune, al sentirci responsabili del bene comune nei comportamenti individuali, sta caratterizzando i messaggi diffusi in questo periodo dell’anno. Una chiamata significativa per noi cristiani dal momento che, fin dall’inizio della nostra storia di credenti, ci consideriamo responsabili del bene di tutti.
Questo sguardo più vasto dei nostri intendimenti particolari, dei nostri desideri immediati o delle nostre voglie del momento occorre forse reimpararlo, in un’epoca nella quale favorire se stessi rappresenta lo spunto da cui non smettono di procedere i progetti, le aspettative, i giudizi. Osserviamo invece con stima come siano in aumento le opere di gente che si prodiga, non si risparmia, inventa gesti di laborioso contrasto al difficile frangente che stiamo cercando di osteggiare e infine vincere.
” Sempre il bene di Dio conosce vie imprevedibili, occorre riconoscerle nel presente”, ci dice sant’Ambrogio, il padre della nostra Chiesa.
Ci viene chiesto di pregare e pregare significa vedere le cose dal punto di vista di Dio. È il punto di vista esposto, come sappiamo, dai testi della sacra scrittura ma anche dalle sapienti parole sulla vita (osservata appunto dalla parte di Dio), delle quali le persone, che ci hanno e ci stanno educando a vedere il mondo nella fede, sono indiscutibili espressioni.
Certo al nostro credere quotidiano manca la liturgia d’insieme, una ferita che colpisce persino il dolore di chi vive la tragedia della morte e della sepoltura dei propri cari.
Vi sono tuttavia liturgie della devozione popolare, che chiedono di essere riprese o ricreate badando alla sostanza, di cui sono apportatrici nel nome del credo.
Ci sono pratiche spirituali da riprendere o ricreare, cito come esemplare la cosiddetta lettura spirituale. Sant’Attanasio (uno dei 36 dottori della Chiesa)prova come“non si può trovare chi, dedicandosi al servizio del Signore, non sia un grande amante della lettura spirituale”.
Resta un’ultima importante considerazione da osservare. Riguarda, per quanto in termini regolari lo si allontani dalla nostra attenzione consapevole, il problema del male. Ce lo ricorda d’altronde la stessa parola malattia. Il discorso sul male è tra le parti più esibite ma meno spiegate della cultura contemporanea, anche di quella di cui i cristiani appaiono portatori.
Molto facile il discorso lo era invece nei secoli precedenti al nostro,dove il male era inteso come l’occasione, addirittura lo strumento, di un fruttuoso progresso morale (il male purifica le cose essenziali da quelle meno essenziali, il male ci ricorda la nostra struttura di creature finite, il male apre il confronto sul nostro destino che non è mai a nostra disposizione), tutto questo complesso di grandiosi temi del passato non incide più sul tempo odierno.
Spiegarne il perché, individuarvi nuove piste di ragionamento rappresenta la grande richiesta per noi cristiani.
Occorrerà parlarne.
COMUNITA´ PASTORALE
S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
LISSONE