Alzate il capo: è vicina la vostra salvezza – Don Tiziano Vimercati – Parroco

Don Tiziano Vimercati – Parroco

Ho letto con interesse le parole del nostro vescovo Mario nell’omelia del giorno dell’Epifania.
Mi sembra sia riuscito a leggere con chiarezza le difficoltà del momento, le fatiche di questa situazione inedita, soprattutto i risvolti negativi che ci possono avvelenare l’esistenza. Non si tratta solo di problemi economici, di restrizioni più o meno faticose.
Questa situazione ci sta logorando, rende deboli i valori che dovrebbero spingerci a cose belle e grandi, ci fa abbassare la testa, rassegnati e paurosi.
E, ancor peggio, c’è ancora qualcuno che non si rende conto della realtà, vuol vivere come se nulla fosse, incurante di chi soffre e anche muore (sono solo anziani o dalla salute compromessa…). 

C’è un male oscuro che tenta di impadronirsi di noi. Dice il vescovo: Gente del mio tempo, quale male oscuro impigrisce il tuo pensiero, sfianca le energie, dissuade dal sognare?Quali ossessioni ti rendono irrequieta? Quali paure bloccano lo slancio? Quante volte ci capita di dire, con rammarico: questa cosa, così bella e utile, non si può fare; quest’altra, che ci arricchiva così tanto, ci è impedita. Una certa nostalgia di ciò che di bello si faceva, ma si insinua anche la pigrizia in questo tempo che ci sta abituando alle comodità delle pantofole e del divano, davanti al televisore. Quanti di noi si stanno inaridendo e hanno già deciso in cuor loro che non riprenderanno più l’attività di volontariato, la partecipazione a qualche gruppo culturale, alle associazioni che operano per il bene di tutti. E’ il male oscuro che ci avvelena, che ci toglie la capacità di sognare, indispensabile per progredire e migliorare. Non ci fa sognare, ci toglie la capacità di giudizio, ci fa credere che ciò che rende grande l’uomo sia una debolezza, ci fa vivere nella rassegnazione, preoccupati di tirare a campare, ma con poca gioia e tanta tristezza.  
Sembra che il virus, abbia seminato non solo malattia e morte, ma un male più oscuro, una paralisi dello spirito, una sospensione della vita, una confusione sul suo significato, uno scoraggiamento e un senso di impotenza. Gente del mio tempo perché te ne stai a testa bassa a compiangere la tua situazione?

 Occorre alzare la testa e reagire.  
Poco tempo fa ho letto questa notizia: nell’armadio di una donna morta da poco, e che era stata prigioniera ad Auschwitz, è stato ritrovato un libro di poesie. Contiene i nomi delle donne che morivano ma anche i sentimenti, le paure, le poesie, gli incitamenti a resistere in quell’inferno. Tutto ciò che le circondava, le schiacciava. Umiliate, private della dignità, chiamate non per nome ma con un numero, senza capelli. C’era da abbattersi, qualcuna si è lasciata andare, tante hanno combattuto ma sono state sopraffatte.
Scrivere poesie era un modo di resistere, di tenere alta la testa, di gridare che anche in quella condizione si sentivano donne, con dignità e fierezza.
Sono alcune parole di una poesia che mi fanno pensare così: Teniamo alte le nostre teste rasate. La testa rasata non più motivo di umiliazione e di vergogna, da nascondere a tutti i costi, ma da esibire con fierezza, come segno di resistenza al male e affermazione della dignità umana.  

Non è certo paragonabile la situazione di oggi con quella di allora, troppe le differenze. E’ però paragonabile il dovere di alzare la testa, di non rassegnarci a ciò che ci rende meno generosi, più chiusi ed egoisti. C’è un modo di resistere e di continuare a cantare e comporre poesie che dobbiamo riscoprire per riprendere a sognare e a costruire un domani migliore. 

Il vescovo non tralascia di indicarci a cosa dobbiamo guardare quando alziamo la testa, cosa devono contemplare i nostri occhi.
Prima cita il profeta Isaia:  Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te … su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te; poi riporta le parole dell’apostolo Paolo a Tito: è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini … e ci insegna a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo;  infine i Magi che dicono della loro esperienza: Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti per adorarlo.
                                                                                                      


Ecco, la stella: ha guidato i magi.
Li ha condotti ai piedi di Gesù. I magi incontrarono ciò che costituiva il loro sogno, ciò per cui avevano molto viaggiato e sofferto, correndo rischi e pericoli. Il vangelo dice: se ne tornarono al loro paese.
Ora sapevano che non più la stella ma quel bambino, Gesù, li avrebbe guidati, sarebbe stato la luce della loro vita, il criterio per le scelte che avrebbero compito.
Quel Gesù che un cristiano anche oggi deve scegliere come guida, come luce che illumina il cammino, anche quando si fa oscuro, quando la vita ci sembra stravolta, quando la realtà non è quella che conoscevamo e che credevamo di poter affrontare e dominare.        

 

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S. Teresa Benedetta della Croce

Un chicco di grano insieme ad altri chicchi
diventa farina e pane buono
e poi, per mistero d’amore,
il Tuo corpo a noi donato.
Sei venuto tra noi, Gesù,
per non andartene mai più.
Anche noi, come umili chicchi di grano,
insieme, diventiamo comunità e poi,

per lo stesso mistero d’amore, tuo “corpo”: presenza della tua bontà nel mondo.
La fame d’amore di molti

attende di essere saziata…
lo faremo in memoria di Te, Signore Gesù?
Vivendo da figli, da fratelli e sorelle
di ogni uomo e donna del mondo
diremo che Tu sei ancora tra noi!


COMUNITA´ PASTORALE
S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano

                                       

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