Carissime lettrici e cari lettori,
Oggi, giovedì 15 dicembre 2021, inizia la novena di Natale : “Il Racconto della Civetta” ed è un’occasione per avvicinarsi al S. Natale scoprendone ogni giorno i doni più profondi.
“Luce che illumina ogni uomo” (cfr. Gv 1,9).
E’ tempo di scaldare il cuore e prepararci così al Natale. Tra tante luci abbaglianti e artificiali, vogliamo riconoscere la luce vera, quella che accende di luce il volto di ogni uomo, che risana i cuori affranti, fascia le ferite dei sofferenti, moltiplica la gioia dei cuori contenti.
La relazione, la comunione, l’essere uniti gli uni agli altri nelle diverse stagioni di vita che ciascuno di noi si trova ad attraversare vogliono essere lo sfondo nel quale si inserisce questo cammino di avvento 2021.
Cosa c’è di più ordinario e allo stesso tempo straordinario di un neonato che viene alla luce?
Proprio il Signore, Dio, ha voluto che una famiglia, una mamma e un papà, si prendessero cura di lui affinché si realizzasse il suo disegno di salvezza per tutta l’umanità: ogni uomo!
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Ecco il testo scritto, letto nel video da Angelo.
Il sole era appena sorto e illuminava il candido manto che ricopriva la città; dai camini salivano pennacchi di fumo che, danzando lenti, si dissolvevano in un cielo irreale.
Ma osservate con attenzione, guardate quella casa, là, in periferia.
All’ultimo piano, attraverso i vetri spessi e un po’ appannati della finestra, avreste potuto vedere anche Sebastian vestito di tutto punto, pronto per andare al lavoro.
Che lavoro faceva Sebastian?
Sebastian scriveva musica, la musica era tutta la sua vita.
Era il giorno di Natale e in un angolo della stanza qualcuno aveva costruito un presepe.
Raccolse i fogli su cui aveva scritto per giorni e se li sistemò sotto il cappotto per non rovinarli, un’occhiata al presepe poi uscì e chiuse la porta alle sue spalle.
Il mattino era già alto nel cielo, la città si era svegliata da un pezzo. Ma non per tutti quello era il momento di svegliarsi.
Provate a chiudere gli occhi: pensate alla camera di Sebastian, proprio sopra il presepe, vedrete tra le travi polverose del soffitto un buco, un’asse mancante che consentiva di vedere dentro la soffitta.
Due occhi gialli, inclinati lievemente verso destra, fissano il buio; un viso tondo, grigio con un piccolo becco si fa avanti, il piumaggio bruno si confonde con le pareti della soffitta.
Sembra un’ombra che si muove, cinque minuscoli batuffoli di piume dormono in un angolo.
Mamma civetta infila il capo nella fessura del pavimento e osserva la stanza silenziosa: “Alla fine c’è l’ha fatta a trovare la sua musica.”
Ora girate la testa, guardate giù in strada Sebastian che cammina contento con i fogli sotto il cappotto.
Sul suo volto non c’è la stanchezza di tutte le ore di sonno perse, ma c’è la gioia di un uomo: Sebastian ha appena trovato la più bella musica di Natale, è Gesù che oggi nasce!
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Ecco il testo scritto, letto nel video da Angelo.
“Sia fatto di me secondo la tua parola” rispose Maria all’angelo Gabriele.
Era una giovane fanciulla, molto bella, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.
Viveva in una città della Galilea chiamata Nazaret e un giorno, mentre si trovava a casa sua, un angelo di nome Gabriele, mandato da Dio, le annunciò che presto avrebbe dato alla luce un figlio.
Lo stupore di Maria all’udire quelle parole cessò non appena l’angelo le spiegò che lo Spirito Santo sarebbe sceso su di lei: il bambino sarebbe stato santo e chiamato Figlio di Dio.
Maria lo accolse nel suo grembo sin dal primo momento.
Prima di lasciarla, l’angelo le annunciò che anche sua cugina Elisabetta era in attesa di un figlio, così in quei giorni, Maria decise di partire per andarla a trovare.”
La civetta concluse così la sua storia.
Da sotto le ali, i cinque piccoli si sporsero per vedere meglio la statuetta che si trovava accanto a quella di Giuseppe: nella grotta una ragazza, con un lungo abito azzurro, guardava sorridente il bambino.
Intanto la notte aveva ricoperto anche Vienna con il suo manto luccicante di stelle.
Sebastian aveva acceso una candela sopra il pianoforte e contento suonava una melodia.
Le corde del pianoforte vibravano veloci come se fossero state pizzicate da centinaia di mani. Sebastian aveva trovato finalmente la melodia che stava cercando, ma il lavoro anche quella notte lo tenne sveglio fino a tardi.
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Ecco il testo scritto, letto nel video da Angelo.
La notte era quasi finita, qualche ora e il sole sarebbe sorto di nuovo da dietro le montagne.
Sebastian era ancora sveglio e scriveva lentamente sul suo foglio, spesso si passava la mano sugli occhi per cercare di tenerli aperti, ma il sonno era troppo forte.
Si addormentò con la penna in mano, la testa appoggiata ad un braccio e cantando con un filo di voce il ritornello di una canzone. Una nuova candela era accesa sul tavolo e bruciava noncurante di tutto quello che stava accadendo nella stanza.
La civetta osservava silenziosa Sebastian mentre dormiva.
Mancavano poche ore all’alba e presto sarebbe arrivata l’ora di dormire anche per lei.
Strinse attorno a sé i cinque piccoli e cominciò a raccontare una storia che le era venuta in mente sentendo il motivo che Sebastian stava cantando.
“Tanti anni fa in Persia vivevano tre Magi che studiavano il cielo.
Rimanevano tutte le notti per ore con il naso all’insù ad osservare le costellazioni, i movimenti impercettibili delle stelle e il moto periodico della Luna e dei pianeti.
Accadde che, in una notte silenziosa, i tre Magi, intenti nelle loro solite osservazioni, notarono sorgere nel cielo una nuova stella.
Incuriositi da quello strano evento, andarono a scartabellare tra gli antichi libri per trovare la ragione di quel prodigio.
Scoprirono in un antico testo, che la nuova stella era quella del re dei Giudei. Prepararono i cammelli e decisero di partire per portare omaggio al nuovo re.
Prima giunsero a Gerusalemme, dove incontrarono il re Erode, poi partirono per Betlemme, il luogo indicato dai saggi riuniti da Erode in cui sarebbe nato il bambino.
Ed ecco la stella, che avevano visto sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
I Magi scesero dai loro alti cammelli. Le ampie tuniche colorate, i copricapi adorni di gioielli contrastavano con l’umile casa in cui entrarono: là, seduti sopra un giaciglio, trovarono il bambino con la propria madre.
Gli si prostrarono innanzi e lo adorarono come se fosse un re. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.”
I piccoli guardarono al presepe, ancora lontani si stavano avvicinando tre uomini dalla carnagione scura.
Ognuno era vestito riccamente e portava con sé un piccolo cofanetto: il dono per il re dei re.
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Ecco il testo scritto, letto nel video da Angelo.
Solitamente non lavorava sino a tarda ora, ma quello era un lavoro troppo importante per lui. E poi mancavano veramente pochi giorni!
Fuori dalla finestra le stelle erano tornate a confondersi quasi tutte con il cielo, e il blu scuro della notte cominciava a trasformarsi nel pallido albeggiare.
Sebastian era ancora seduto al suo tavolo e componeva, continuava nonostante la stanchezza.
Prima andava al pianoforte, ascoltava un accordo, poi andava dall’altra parte della stanza, prendeva in mano la chitarra e cominciava ad arpeggiare.
Sembrava cercare la giusta melodia, ma nonostante gli sforzi non riusciva a trovarla.
La civetta dal suo buco osservava tutti i suoi movimenti. I grandi occhi gialli guardavano interessati.
La musica che veniva dal piano di sotto le fece venire in mente una storia.
Strinse a sé i piccoli e cominciò a raccontare: “La notte era scesa sulla Giudea. Giuseppe, in viaggio con la sua sposa, si trovava a Betlemme.
Era lì perché l’imperatore Cesare Augusto aveva ordinato che si facesse un censimento in tutto l’impero: ognuno doveva recarsi nella propria città per farsi registrare.
Tutte le locande di Betlemme erano piene e non c’era più neanche un posto per passare la notte.
Ora, mentre Giuseppe si trovava in quel luogo, si compirono per la sua sposa i giorni del parto.
Essendo impossibile trovare un posto in albergo, si recarono poco fuori dalla città, in una grotta che serviva da stalla per il bestiame.
Sulla parete bruciava una piccola torcia che gettava ombre tremolanti nel buio della notte.
La sposa di Giuseppe diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia. Due bestie si avvicinarono e con il loro fiato tenevano al caldo il piccolo. Il bambino dormiva tranquillo in mezzo alla paglia.”
I piccoli guardavano al presepe, una grotta ricoperta di muschio era al centro della scena, le statuette di un bue e di un asinello erano di fianco alla mangiatoia, Giuseppe in un angolo osservava la scena: il Figlio dell’uomo era venuto alla luce nel luogo più povero del mondo.
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Ecco il testo scritto, letto nel video da Angelo.
Faceva il falegname a Nazaret e si chiamava Giuseppe.
Era un artigiano straordinario: svolgeva il suo mestiere con passione e non si faceva mai pagare più del dovuto.
Un normalissimo pezzo di legno nelle sue mani poteva trasformarsi in un’opera d’arte.
Avvenne che la promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
Giuseppe non sapeva come comportarsi in quella situazione: la legge del suo popolo prevedeva che la sposa venisse ripudiata, ma essendo lui un uomo giusto decise di mandarla via in segreto.
Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore che lo rassicurava che il figlio che era nel grembo della sua promessa sposa veniva dallo Spirito Santo.
L’angelo, inoltre, disse a Giuseppe che il figlio che sarebbe nato doveva chiamarsi Gesù.
Giuseppe svegliatosi dal sonno, fece come gli aveva suggerito l’angelo e prese con sé la sua sposa.”
La civetta finì la storia.
Sebastian era ancora sveglio nonostante fosse già passata l’una di notte.
Scriveva senza badare alla stanchezza.
Riempiva di note un foglio dietro l’altro.
Ogni tanto si fermava, pensava a come andare avanti e poi ricominciava a scrivere di getto come se qualcuno gli suggerisse all’orecchio le note.
La melodia invisibile che riempiva la stanza poteva essere percepita solo da Sebastian e da nessun altro: solo lui poteva trascriverla su di un foglio.
I piccoli intanto non badavano a lui, ma guardavano nel presepe la statua di un uomo con la barba che teneva in mano un bastone di legno, una lunga tunica marrone lo ricopriva sino ai sandali: l’uomo della storia era lì al centro di tutta la scena.
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Ecco il testo scritto, letto nel video da Angelo.
Migliaia di piccole luci brillavano nella notte illuminando le vetrine dei negozi addobbati a festa. Sebastian era affacciato alla finestra e respirava l’aria frizzante della notte con le narici spalancate, la bocca aperta per riempire i polmoni.
Chiuse la finestra e si diresse verso il pianoforte che si trovava contro il muro in un angolo della stanza. Cominciò ad eseguire con calma una melodia.
La musica usciva dal pianoforte come se fosse lì da tempo in attesa che qualcuno la chiamasse. Suonava come se sapesse già quali tasti premere.
Si alzò di scatto, camminò veloce verso il tavolo e trascrisse quelle note.
La civetta dal suo buco ascoltava stringendo forte i piccoli sotto le sue ali. Incominciò una nuova storia.
“Avevano un bell’aspetto, capelli biondi, vesti candide e brillanti. Il viso raggiante diffondeva una luce irreale nell’ambiente. La notte era scesa sui monti e sulla città, ma improvvisamente una nuova luce si era fatta largo nell’oscurità spazzando via le tenebre. Il silenzio aveva lasciato spazio alle loro voci melodiose, ogni loro parola risuonava nell’aria come una musica celestiale.
I primi a sentire quel canto furono i pastori che subito giunsero alla grotta dove era appena nato un Bambino.
Erano gli angeli che dal cielo cantavano la venuta del Salvatore.
Il loro canto portava nel cuore di ogni uomo un messaggio di pace, il misterioso splendore che inondava quella notte portava gioia e serenità nei loro animi.
Dopo quella notte tutto sarebbe cambiato, nulla sarebbe stato più come prima”.
La civetta diede un’ultima occhiata a Sebastian, i piccoli invece guardavano le statuette degli angeli appoggiate sopra la grotta, le lunghe vesti bianche, un filo d’oro che cingeva il loro capo: erano proprio gli angeli della storia.
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Ecco il testo scritto, letto nel video da Angelo.
Restava degli interi minuti fermo, fissava il muro bianco davanti a sé come per trovare in quel bianco un’immagine che lo potesse ispirare.
Poi Sebastian faceva un lungo respiro, stendeva le lunghe braccia di fronte al viso, le portava sulla testa ed infine ricominciava a scrivere la sua musica.
Ripeteva quei gesti meccanici tre o quattro volte di seguito poi si fermava di nuovo con le braccia conserte.
La civetta lo sentiva canticchiare e lo fissava con i grandi occhi gialli dal buco nel soffitto.
Anche quella sera decise di raccontare una storia, distese le ali brune e le raccolse attorno ai suoi piccoli.
“A quel tempo c’era un re che viveva nel suo suntuoso palazzo a Gerusalemme. Si chiamava Erode e possedeva tutte le ricchezze che un uomo potesse immaginare: le stanze del suo palazzo erano ricoperte d’oro e profumavano di essenze rare e preziose.
Un giorno arrivarono a Gerusalemme alcuni Magi giunti da oriente e gli chiesero dove si trovasse il re dei Giudei che era appena nato. All’udire quelle parole il re rimase turbato e riunì tutti i sommi sacerdoti e gli scribi per interrogarli. I saggi consultarono gli antichi libri e risposero al re che il Messia era nato a Betlemme di Giudea.
Erode tornò quindi dai Magi pregandoli di avvisarlo quando avessero trovato il Bambino affinché potesse andare ad adorarlo anche lui.
I Magi partirono e giunsero a Betlemme, ma quando arrivarono in quel luogo furono avvisati in sogno di ritornare al loro paese seguendo un’altra via per non ripassare da Gerusalemme.
Infatti, quando si accorse che i Magi non erano tornati da lui si infuriò e mandò le sue guardie ad uccidere tutti i bambini appena nati”.
La civetta concluse la storia, i suoi cinque batuffoli impauriti si strinsero forte a lei, tanti piccoli occhi gialli guardarono verso il presepe.
Una minuscola statua, vestita riccamente, posta in cima alla torre di un palazzo in lontananza ricordava la strage di quegli innocenti.
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Eccovi il testo scritto letto, nel video, da Angelo.
Dormivano tutti, rimaneva solo il tenue chiarore dei lampioni ad illuminare la notte.
“Faceva freddo e non c’era più posto per dormire nelle locande.
Era una notte tranquilla come tante altre da quelle parti, ma il cielo si era illuminato improvvisamente di una grande luce. Vivevano in quei luoghi, sopra i monti che circondavano la piccola Betlemme e non scendevano in città che due o tre volte all’anno per portare al mercato le loro greggi. Erano dei poveri pastori e trascorrevano la loro vita nei pascoli di montagna, difendendo le loro pecore dagli attacchi delle bestie feroci.
Quella notte però si erano svegliati tutti, una voce li aveva condotti a valle in cerca di un Bambino appena nato deposto in una mangiatoia.
Indossavano pesanti giacche di montone legate in vita con una spessa cintura di cuoio dalla quale pendeva una piccola scure o un coltello con il manico di legno, alcuni tenevano in mano il bastone, altri si erano caricati sulle spalle un agnello appena nato, altri ancora suonavano festosi dei piccoli flauti.”
I piccoli, mentre ascoltavano la loro mamma, guardavano incuriositi la scena che si mostrava davanti ai loro occhi: piccole statuine colorate, vestite con pesanti abiti, si muovevano nella notte, candidi agnelli camminavano nel muschio.
Tutto era esattamente come nella storia.
Clicca qui per la visione del primo video della Novena di Natale.
Eccovi il testo scritto letto, nel video, da Angelo.
L’inverno viennese non aveva tardato a venire neppure quell’anno.
Un candido manto aveva ricoperto la città già da giorni; dai camini salivano pennacchi di fumo che, danzando lenti, si dissolvevano in un cielo irreale.
Ma osservate con attenzione, guardate quella casa, là, in periferia.
All’ultimo piano, dai vetri spessi e un po’ appannati della finestra, esce un bagliore fioco che illumina tutta la notte.
E’ la luce della candela che Sebastian tiene sul suo tavolo da lavoro.
Con un po’ di immaginazione potete vedere anche lui, intento a lavorare, ormai a notte fonda, imbacuccato in pesanti vestiti di lana, chino sul tavolo a scribacchiare qualcosa, le mani sporche di inchiostro.
Che lavoro faceva Sebastian? Sebastian scriveva musica, la musica era tutta la sua vita.
Mancavano pochi giorni a Natale e in un angolo della stanza qualcuno aveva costruito un presepe.
Un ultimo ciocco di legno dentro il camino e poi anche Sebastian sarebbe andato a dormire.
Raccolse i fogli sui quali stava scrivendo e li sistemò in un angolo del tavolo, un’occhiata al presepe poi si infilò sotto le coperte.
La notte era silenziosa, la città dormiva da un pezzo. Ma non per tutti quello era il momento di dormire.
Provate a chiudere gli occhi: pensate alla camera di Sebastian, proprio sopra il presepe, vedrete tra le travi polverose del soffitto un buco, un’asse mancante che consentiva di vedere dentro la soffitta.
Due occhi gialli, inclinati lievemente verso destra, fissano il buio; un viso tondo, grigio con un piccolo becco si fa avanti, il piumaggio bruno si confonde con le pareti della soffitta.
Sembra un ombra che si muove seguita da cinque minuscoli batuffoli di piume.
Mamma civetta infila il capo nella fessura del pavimento e osserva la stanza silenziosa: “Piccoli miei, guardate!”.
Segue i brani musicali eseguiti da Don Stefano Colombo.
I sacerdoti e le suore della Comunità Pastorale di Lissone, Santa Teresa Benedetta della Croce, rivolgono a tutti, famiglie, anziani e malati, Amministrazione Comunale e Associazioni, l’augurio per un Natale pieno di speranza e di gioia, accompagnato dalla preghiera.