Don Tiziano Vimercati – Parroco
Il nostro modo di guardare la realtà, di giudicare situazioni delicate e complesse, le scelte che quotidianamente compiamo, che possono anche essere dettate dal buon senso e da una certa bontà personale, non sempre riflettono il pensiero di Cristo.
Anche i cristiani, del vangelo, sembra che apprezzino ciò è condivisibile, ciò che un po’ tutti considerano buono e bello per l’umanità, ciò che non va incontro a troppe contestazioni. Se condividere un giudizio su ciò che è bello è buono favorisce un cammino di comunione con tutti, anche con chi non condivide la fede cristiana, ben venga.
È sempre meglio ricercare ciò che unisce e non ciò che divide. Senza però dimenticare che lo sguardo del cristiano va sempre oltre, uno sguardo che si fissa sul volto di Gesù, con le orecchie in ascolto e il cuore aperto e disponibile. Senza la paura di vivere secondo la parola di Gesù e, umilmente, ma con coraggio e fermezza, proporre anche agli altri percorsi di novità evangelica.
Il vangelo di oggi è un esempio di come il nostro modo di pensare e di agire, pur buono e di buon senso, può essere lontano dalle scelte compiute da Gesù.
Nel brano di vangelo di San Luca (9,10-17) i discepoli suggeriscono a Gesù di congedare la numerosa folla perché ormai si avvicinava la sera, ed era necessario trovare del cibo e un alloggio per la notte.
Tutti avremmo detto la stessa cosa.
Significa anche consapevolezza dei propri limiti: come possiamo mai soddisfare una folla così numerosa, solo gli uomini erano cinquemila, con cinque pani e due pesci?
I discepoli non avevano ancora sperimentato la compassione di Gesù, il suo amore senza misura, la tenerezza con cui si prende cura degli uomini. Gesù è capace di moltiplicare, di donare il necessario per vivere anche quando sembra non avere quasi niente. La sua compassione si manifesta perché Gesù dona sé stesso, è il suo amore, la sua stessa vita che è messa a disposizione degli uomini.
È questo che genera il miracolo capace di moltiplicare quel poco o tanto che possediamo.
Non deve essere la logica del mercato a guidare le nostre scelte e quelle di chi ci comanda. I soldi non devono essere l’idolo verso cui ci inchiniamo ma lo strumento per vivere in modo dignitoso. Gli occhi imparino a cercare e vedere le bellezze di ciò che è stato creato, e soprattutto scrutino gli occhi impauriti e affamati degli uomini, delle donne e dei bambini.
Non ci è chiesto il miracolo, siamo uomini fragili, con risorse minime rispetto alle enormi necessità, al punto che ci sentiamo inadeguati e scoraggiati. Il miracolo che il Signore si aspetta da noi non è moltiplicare quelle poche risorse che abbiamo. Eppure ci dice ancora oggi: Voi stessi date loro da mangiare.
È come se ci dicesse che un miracolo, da noi, se lo aspetta. Desidera che ci uniamo all’offerta di sé stesso, che insieme a Lui spezziamo il pane dell’eucaristia, insieme a Lui essere compassionevoli, soffrire con chi soffre, caricarsi sulle spalle il fratello che il Signore mi fa incrociare per la strada.
È un fratello che il Signore ama: a lui deve offrire Gesù come cibo, ma anche me stesso.
Se tacete, tacete per amore.
Se parlate, parlate per amore.
Se correggete, correggete per amore.
Se perdonate, perdonate per amore.
Sia sempre in voi la radice dell’amore,
perché solo da questa radice
può scaturire l’amore.
Amate, e fate ciò che volete.
L’amore nelle avversità sopporta,
nelle prosperità si modera,
nelle sofferenze è forte,
nelle opere buone è ilare,
nelle tentazioni è sicuro,
nell’ospitalità generoso,
tra i veri fratelli lieto,
tra i falsi paziente.
L’amore è tutto.
(Sant’Agostino)
COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
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