1 Maggio 2023: Solennità di di San Giuseppe Artigiano – Festa del LAVORO.

La grandezza del lavoro è all’interno dell’uomo.

Data:
1 Maggio 2023

1 Maggio 2023: Solennità di di San Giuseppe Artigiano – Festa del LAVORO.

La grandezza del lavoro è all’interno dell’uomo. (San Giovanni Paolo II°)

Il 1° Maggio è la solennità di San Giuseppe Lavoratore Artigiano – Festa del Lavoro, ed è uno dei pochi riconoscimenti alla fatica e alla bellezza del quotidiano, la celebrazione della normalità come inestimabile valore. Ecco perché quando il lavoro non c’è la vita perde sapore.
La dignità di ogni persona, infatti, non è frutto di effetti speciali, ma si costruisce nella fedeltà al giorno dopo giorno, così come la goccia è in grado di scavare la roccia. Ognuno faccia la sua parte perché la vita non perda sapore.

Carissimi,
il Primo Maggio, Festa del Lavoro, la Chiesa fa memoria di San Giuseppe Artigiano, il falegname che accolse Gesù come figlio e lo allevò insieme a Maria nella sua famiglia.

È un accostamento molto bello e carico di significato: Giuseppe è la persona che si realizza e può essere padre, può farsi carico di una famiglia, perché ha un lavoro che gli dà sicurezza.
In sua memoria nella nostra Comunità Pastorale nel 1965 gli è stata dedicata una Chiesa Parrocchiale nel rione dei counvegn. ( nella foto)

Forse pochi conoscono la storia che ora narreremo, e cioè che intorno al XV secolo il culto a San Giuseppe nasce, per così dire, a Milano, grazie alla devozione popolare dei fedeli, nutrita dalla predicazione dei francescani.
Ad essa si aggiunse nel 1459 quella di una classe particolare di operai: i falegnami o carpentieri, i quali decisero di unirsi in una corporazione eleggendo San Giuseppe come loro protettore celeste e di costruire una cappella a lui dedicata in Duomo con un altare costruito dagli stessi falegnami del tempo… chissa se erano i falegnami lissonesi…questo fatto non lo sapremo mai.

Dunque grazie alle fede degli operai del tempo. Appare del tutto opportuno dedicare allora, in occasione della festa del 1° maggio, una festa alla memoria di san Giuseppe Lavoratore proprio nella Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe Artigiano con la celebrazione di una SS. Messa Solenne alle ore 10.30.

Si sa che oggi, una delle emergenze della Repubblica, se non “la” emergenza, sia proprio quella del lavoro. Pregheremo dunque per tutti coloro che lavorano, per coloro che non hanno un lavoro e soprattutto per tantissimi  che hanno perso la vita sul lavoro.
 
FESTA ISTITUITA IL 1° MAGGIO 1955 DA PAPA PIO XII°. 
La festa di “San Giuseppe Artigiano” per aiutare i lavoratori a non perdere di vista il senso cristiano del lavoro, così incarnato nell’umile falegname di Nazareth e glorioso padre putativo di Gesù.
Nel discorso con il quale istituiva la festa Papa Pacelli mise in guardia da un pensiero distorto sulla Festa del Lavoro, un pensiero allora legatissimo alla visione marxista della lotta di classe e privo di qualsiasi riferimento religioso.
Il Santo Padre PIO XII°Pontefice ci ricorda che “…il nemico di Cristo semina zizzania nel popolo italiano: specie nei lavoratori ha fatto e fa di tutto per diffondere false idee sull’uomo e il mondo, sulla storia, sulla struttura della società e dell’economia”.
PAPA PIO XII° ha chiaro il principio che il lavoro deve essere mezzo per la salvezza, non pietra d’ inciampo che «contrasta con l’ordine di Dio». Perciò spiega che la Chiesa non può limitarsi alla richiesta di «un più giusto ordine sociale», ma deve primariamente assicurare al lavoratore una retta formazione cristiana, sollecitare legislatori e datori di lavoro, indicare i princìpi fondamentali. 
San Giovanni Paolo II° nella «Laborem exercens» (1981) «vangelo del lavoro»: “Questa verità, secondo cui mediante il lavoro l’uomo partecipa all’opera di Dio suo Creatore, è stata in modo particolare messa in risalto da Gesù Cristo, del quale molti dei primi uditori rimanevano stupiti e dicevano: “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? Non è costui il carpentiere?”.

Qui, fra le tante, due interrogazioni fermano il facile corso di questi pensieri.

E cioè: che cosa dobbiamo dire del lavoro quando esso è pesante, oppressivo, inetto a raggiungere il suo primo risultato, il pane, la sufficienza economica per la vita?
Quando serve ad accrescere l’altrui ricchezza con lo stento e la miseria propria?
Quando si manifesta indice, e quasi suggello d’insuperabili e intollerabili sperequazioni economiche e sociali?
La risposta teorica è facile, anche se nella pratica è spesso assai difficile; ma è risposta forte della sofferenza umana, una forza alla fine vittoriosa: bisogna rivendicare al lavoro condizioni migliori, progressivamente migliori; bisogna assicurare al lavoro una sua giustizia, che cambi al lavoro il suo volto dolorante e umiliato, e gli renda un volto veramente umano, forte, libero, lieto, irradiato dalla conquista dei beni non solo economici, sufficienti ad una vita degna e sana, ma altresì dei beni superiori della cultura, del ristoro, della legittima gioia di vivere e della speranza cristiana.
La Chiesa così onora il lavoro, e cammina anch’essa, non certo alla retroguardia, sulla via maestra della civiltà del vostro tempo.

L’altra questione, che sorge spontanea parlando del lavoro, è quella relativa alla nuova forma, che ha assunto il lavoro moderno, la forma industriale, quella delle macchine, quella della produzione massiccia, quella che ha trasformato la nostra società, marcando la distinzione e l’opposizione delle classi sociali.
Che cosa diremo?
Si è tanto detto, scritto, operato su questo tema, che non vorremmo apparire semplicisti nelle Nostre risposte.
Ma voi conoscete l’elementare semplicità di questo Nostro colloquio.
La prima risposta è questa: la Chiesa ammira e incoraggia questa potente espressione del lavoro moderno: perché mira a moltiplicare i beni economici in modo che tutti ne possano, in sufficiente misura, godere; e perché, potenziato dalla macchina, il lavoro è diventato meno gravoso sulle spalle dell’uomo. Potremmo anche dire: perché, organizzato com’è, il lavoro moderno produce nuovi rapporti sociali, nuova solidarietà, nuova amicizia fra chi vi attende, fra i lavoratori specialmente; e ciò è un bene, se davvero la solidarietà dell’amore li unisce e conferisce alla società un tessuto di rapporti umani più compatti e più coscienti, cioè li associa nella confluenza dapprima delle categorie proprie alle indispensabili divisioni funzionali del lavoro compresso e organizzato da compiere, e poi della tutela dei comuni interessi; ma insieme li forma alla concezione organica della società, che non deve risultare dall’urto di contrastanti e irriducibili avidità, ma dall’armonia dialettica della collaborazione ad un ordine giusto per tutti e della partecipazione ad un bene comune razionalmente distribuito.

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Speranza questa ancora in gran parte, ma anche realtà, che va maturandosi là dove la visione cristiana della società e il concetto sacro della persona umana, quale soltanto il Vangelo può alla fine definire e difendere, guadagnano la mentalità del moderno progresso.

Quante cose avremmo ancora da dire!
Ma questa risulta quasi da sé: la religione sta alla radice e sta al vertice del processo che fa grandeggiare sia il concetto, che la realtà del lavoro.

Essa ha una sua dottrina anche per l’aspetto di fatica e di pena, che il lavoro non perde mai, e ricordandone l’infelice origine (cfr. Gen. 3, 19), ne rammenta il felice e sublime epilogo, il suo valore redentivo (cfr. Matt. 5, 6); e quasi l’insegnamento non bastasse a persuaderci dell’onore e dell’amore che al lavoro umano noi dobbiamo, essa, la nostra religione, un esempio e un protettore oggi ci offre, l’umile e grande San Giuseppe, maestro d’opera a quel Cristo dalle cui mani divine l’opera della creazione e della redenzione sortì.

Veneriamo Giuseppe, il falegname-carpentiere di Nazareth; e nel suo nome salutiamo oggi tutti i Lavoratori.

APPUNTAMENTO
Chiesa Parrocchiale di S. Giuseppe Artigiano – Via Fermi.
1 Maggio 2023 – Ore 10.30: S. Messa Solenne
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Seguirà un rinfresco con uno scambio di saluto.

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Dopo la notte buia,
splende davanti a noi

la fiamma viva dell’Amore.
S. Teresa Benedetta della Croce

COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes 
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
SS. Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano

SS. Giuseppe e Antonio Maria Zaccaria
LISSONE

Ultimo aggiornamento

1 Maggio 2023, 08:22