PARROCCHIE E COMUNITA’ PASTORALE – Don MARCO LODOVICI – Prevosto.

 
Cari fratelli e sorelle,
la festa patronale della Parrocchia di San Giuseppe Artigiano e il ricordo dei 60 anni dalla posa della prima pietra di S. Maria Assunta, inizio della creazione delle varie Parrocchie di Lissone, è spunto per qualche pensiero sulla nostra Comunità Pastorale.

Negli anni sessanta Lissone era una città di 25.000 abitanti circa ed era in espansione, così la Chiesa ha pensato di avvicinarsi alla gente creando tutta una serie di Parrocchie e di oratori annessi.
Oggi a Lissone ci sono 47.000 abitanti, la situazione della città è molto cambiata e anche quella della Chiesa, per cui il modello pastorale va ripensato.
Le strutture sono tante e difficili da mantenere, preti e suore sono in calo e non possono essere presenti su tutte le Parrocchie e anche i volontari non riescono a coprire tutte le necessità.
È nata così l’Unità Pastorale fra alcune Parrocchie e poi la Comunità Pastorale che con l’ingresso della Parrocchia di Bareggia è formata da 7 Parrocchie e da circa 50.000 abitanti.
In questa nuova realtà ci sono persone che hanno il rimpianto per il lavoro che si faceva nelle singole parrocchie e altre che sono più entusiaste del cammino che si riesce oggi a proporre insieme.
Ci sono anche tanti che arrivano a Lissone soprattutto per motivi di lavoro e che si affacciano alla realtà della nostra comunità.
A me sembra che la responsabilità di questa gestione sia troppo grande e a volte ho l’impressione che si faccia fatica a muovere dei passi.
Serve la consapevolezza di tanti consacrati e laici di essere comunità e il desiderio di camminare insieme.
Penso anche che per realtà così grandi occorrerà avere il coraggio di pensare una pastorale ancora diversa rispetto alle attuali comunità pastorali pur non avendo chiaro quale possa essere.
Ci sono persone che invitano a fare poche attività ma tutte insieme rischiando però di raggiungere solo quelli più motivati a scapito della capillarità del servizio pastorale che era stato raggiunto.
Altri si ostinano a valorizzare solo quello che si fa in Parrocchia senza accorgersi che non è più possibile e perdendo la possibilità di una pastorale che abbia un respiro più ampio.

Qual è la via giusta?
Non lo so ma siamo chiamati comunitariamente a discernere i passi da fare.
L’esperienza della novena di Natale celebrata insieme nella Parrocchia Prepositurale al mattino alle 6,30, gli esercizi spirituali vissuti nella Parrocchia Madonna di Lourdes nella prima settimana di Quaresima, la celebrazione della Messa in Coena Domini del Giovedì Santo celebrata unitariamente per tutta la città, i Quaresimali del venerdì itineranti nelle varie Parrocchie, sono stati momenti significativi di condivisione.
Occorre certamente anche essere attenti ad alcune iniziative locali che potrebbero permettere di arrivare a chi non viene.
Tutto questo ha bisogno di un sostegno da parte di tutta la comunità, di volontari per la gestione delle strutture.
A volte ho l’impressione di fare più l’amministratore delegato che il Parroco, pur con la consapevolezza di non saperlo e di non volerlo fare.
Il Signore però ha promesso che non ci abbandona, occorre discernimento per capire cosa è essenziale, cosa bisogna abbandonare e quali passi coraggiosi deve fare oggi la nostra comunità.

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