Carissime lettrici e lettori,
sono passati 82 anni dal martirio di Santa Teresa Benedetta della Croce, monaca carmelitana, uccisa ad Auschwitz dalla furia nazista quel 9 agosto del 1942.
Santa Teresa Benedetta della Croce – Edith Stein, era una donna ebrea, vissuta in una casa e in un ambito familiare che non ha certamente potuto conoscere in esso la spiritualità cristiana; poi arrivata a un punto dove ha perso ogni sorte di fede in Dio e nella sua presenza, quindi si può dire atea, anche se, come dice lei dopo, che il fatto di cercare la verità era la sua unica preghiera; poi impegnata nello studio filosofico dove la sua idea dell’assenza di Dio è stata elaborata di più.
Chi poteva immaginare che questa donna di qui stiamo parlando diventerà nel futuro Santa nella Chiesa, Patrona di tutta l’Europa e di numerose Comunità Pastorali?
Questo fatto è stato per noi un tema di riflessione sul nostro cammino nella nostra fede cristiana.
Ci siamo chiesti: noi chi siamo nati cristiani, abbiamo imparato dalla piccola infanzia a vivere e a praticare le preghiere, la Santa Messa, a conoscere Gesù Cristo, ci sentiamo a volte così lontani dal percorso della nostra chiamata alla santità, perdiamo la bussola con l’impegno quotidiano della vita di ogni giorno, con le preoccupazioni per tutti, per la famiglia, per il lavoro, per lo studio, per il successo, e per noi stessi; e una donna ebrea, atea, che non ha mai sentito parlare prima di Cristo, è arrivata ad essere una grande Santa nella Chiesa.
Sappiamo molto bene che la santità cristiana non dipende dalla nostra forza personale, e non è per dire un merito per chi pratica di più le virtù cristiane, ma è soprattutto una grazia dall’Amore infinto di Dio.
Ed Edith ha saputo molto bene la vera strada alla santità, ha messo la Croce di Cristo al centro della sua vita.
Per lei, ha negato tutto, ha lasciato tutto, la sua famiglia e la sua mamma cara, proprio in questa casa; ha lascito il suo lavoro e il suo studio filosofico, quindi il suo successo personale davanti agli altri; ha lasciato i suoi sogni e anche la sua vita emotiva affettiva; e alla fine ha potuto anche lasciare e donare la sua vita nel corpo in sacrificio a Colui che ha dato sé stesso per noi sulla Croce.
Secondo noi, Edith è diventata Santa non perché è stata convertita al cattolicesimo, neanche perché ha scritto dei libri di teologia e di spiritualità, neanche perché è diventata monaca carmelitana, ma proprio perché si è appoggiata alla croce di Cristo, fonte e segno dell’Amore gratuito e infinito di Dio per noi.
Si è appoggiata ad essa con tutta la sua umanità, con tutte le sue debolezze, con la sua fede perduta e la scoperta della solo verità nella Croce di Cristo, come dice lei nei suoi scritti:
“Se la croce un giorno getta la sua ombra su di te, abbracciala, perché sia per te la via, la verità e la vita”.
Per questo, Edith è stata per noi fin ad oggi, un’amica misteriosa, vicina ma anche profonda, che a volte non riusciamo a scoprire tutto il suo pensiero teologico e filosofico, ma proviamo ad entrare in preghiera con lei nello stesso amore verso Cristo.
Abbiamo portato Edith e la sua testimonianza di vita a tanti giovani e persone che abbiamo incontrato nella nostra vita e chi avevano tante domande e dubbi sulla presenza di Dio, e tutti si meravigliavano di lei.
Edith Stein scriveva: “Si può ottenere una scientia crucis (conoscenza della croce) solo se la croce si è vissuta a fondo. Ne sono stata convinta fin dal primo momento e ho detto con tutto il cuore: ‘Ave, Crux, Spes unica’ (Ti do il benvenuto, Croce, nostra unica speranza)”.
Proseguendo: “Sotto la croce ho capito il destino del popolo di Dio. Oggi, infatti, so molto meglio cosa significa essere la sposa del Signore nel segno della Croce. Ma poiché è un mistero, non può mai essere compreso solo dalla ragione”.
Questo è anche il mistero del popolo cristiano perseguitato dagli inizi, in tutta la sua storia, ma radicato nella sua fede nonostante i diversi modi di persecuzione che ha vissuto fin ad oggi.
Per questi cristiani, come per Edith, la Croce di Cristo è stata per loro la luce, la forza e la speranza. Possono ambedue ripetere con San Paolo le sue parole: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (cfr Gal 6,14).
A volte desideriamo scappare dalla croce, forse perché il dolore è grande; ci chiediamo perché nessuno si interviene?
Dove sta la Chiesa Universale di fronte ai dolori dei cristiani perseguitati nella Terra dove Gesù Cristo ha vissuto, dove il cristianesimo ha visto luce?
Perché nessuno ne parla?
Dimentichiamo a volte che la “Via della Croce” è stata la via di Cristo per la nostra salvezza, ed è la nostra stessa via per raggiungere la gioia della risurrezione.
Vivere la Croce non è una maledizione, anzi è una specialità per coloro che vogliono godere un giorno dalla gioia eterna.
Così ci dice anche la nostra Santa Benedetta della Croce-Edith Stein: “Non si può desiderare la libertà dalla Croce quando si è scelto specialmente per la Croce”.
Preghiera d’abbandono
Lasciami, Signore, seguire ciecamente i tuoi sentieri,
non voglio cercare di capire le tue vie: sono figlia tua.
Tu sei il Padre della Sapienza e sei anche mio Padre,
e mi guidi nella notte: portami fino a te.
Signore, sia fatta la tua volontà: “Sono pronta”,
anche se in questo mondo non appaghi nessuno dei miei desideri.
Tu sei il Signore del tempo, il momento ti appartiene,
il tuo eterno presente lo voglio fare mio, realizza ciò che
nella tua sapienza prevedi: se mi chiami all’offerta nel silenzio,
aiutami a rispondere, fa che chiuda gli occhi
su tutto ciò che sono, perché morta a me stessa,
non viva che per te.
( S. Teresa Benedetta della Croce)
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COMUNITA´ PASTORALE S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE
Parrocchie:
Cuore Immacolato di Maria – Madonna di Lourdes
S. Maria Assunta – Sacro Cuore di Gesù
Santi Apostoli Pietro e Paolo – S. Giuseppe Artigiano
SS. Giuseppe e Antonio Maria Zaccaria
LISSONE