27 Gennaio – GIORNO DELLA MEMORIA: Per non dimenticare S. Teresa Benedetta della Croce Martire ad Auschwitz
Vieni, andiamo per il nostro popolo… ( S. Teresa Benedetta della Croce ) Carissime lettrici e cari lettori, si celebra oggi, 27 gennaio 2025, l’80esimo anniversario del Giorno della memoria, la ricorrenza internazionale in ricordo dell’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau nel 1945 da parte dell’esercito russo.
Data:
27 Gennaio 2025

Vieni, andiamo per il nostro popolo… ( S. Teresa Benedetta della Croce )
Carissime lettrici e cari lettori,
si celebra oggi, 27 gennaio 2025, l’80esimo anniversario del Giorno della memoria, la ricorrenza internazionale in ricordo dell’abbattimento dei cancelli del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau nel 1945 da parte dell’esercito russo.

Ora ritorniamo 27 Gennaio 1945quando i carri armati della sessantesima armata sovietica abbattevano i portoni del complesso dei campi di Auschwitz, si trovarono di fronte a pochi e devastati sopravvissuti di una tragedia immane, che poi prenderà i suoi contorni: sei milioni di ebrei uccisi nei campi e altri milioni di non ariani eliminati, da quando nel 1942 era stata messa in atto la “soluzione finale”.
Tra le persone annientate dal nazismo vi fu una delle maggiori personalità del Novecento, Edith Stein, Santa Teresa Benedetta della Croce, Co-Padrona d’Europa e Patrona della nostra Comunità Pastorale di Lissone.
Edith Stein, è una delle figure più emblematiche del XX secolo. Filosofa, convertita al cattolicesimo, monaca carmelitana e martire, la sua vita e il suo sacrificio sono stati una testimonianza di fede, coraggio e amore incondizionato verso l’umanità. Nata in una famiglia ebrea, Edith Stein si distinse per il suo straordinario intelletto e la sua profonda spiritualità, tanto da essere canonizzata come Santa e proclamata Co-Patrona d’Europa da San Giovanni Paolo II° Papa, nel 1999.
I pensieri di Edith Stein riflettono una profonda ricerca della verità e della comprensione umana.
Lei credeva fermamente che la filosofia e la fede non fossero in conflitto, ma piuttosto complementari. Uno dei suoi insegnamenti più preziosi è la comprensione dell’essere umano nella sua interezza, unione di corpo, mente e spirito.
Attraverso la sua opera principale, “Essere finito ed eterno”, cerca di esplorare il rapporto tra la finitezza umana e l’infinito divino. Stein sosteneva l’importanza dell’empatia come via per comprendere profondamente gli altri e riteneva che solo attraverso l’amore e la comprensione reciproca si potesse raggiungere la vera pace e unità.
La passione per la verità percorrerà la sua vita, una verità che si legherà in lei sempre più all’amore fino a sfociare nel mistero della croce.
Divenuta atea nell’adolescenza, Edith frequenta a Gottinga i corsi del filosofo Edmond Husserl e avrà scambi anche con altri grandi pensatori, di diversa ispirazione religiosa. “Avevo imparato ad avere grande rispetto per le questioni di fede e per le persone credenti, ma non avevo ancora ritrovato la via verso Dio”, scriverà.
La testimonianza di fede e di preghiera di alcuni cristiani la tocca però profondamente.
Durante la Prima guerra mondiale, Edith non esita a lasciare i suoi studi per farsi crocerossina.
Tornata a Breslavia, insegna e poi a Friburgo di Brisgovia diventa assistente di Husserl e termina i suoi studi di dottorato.
Il 1° gennaio 1922 riceve il battesimo: “Un porsi nelle mani di Dio, senza alcuna sicurezza umana, per gustare una sicurezza più profonda e più bella”, scrive.
Benché per lei – come per S. Agostino – l’adesione a Cristo coincidesse con la decisione di consacrarsi a lui nella vita monastica, obbedisce ai suoi consiglieri di spirito che la orientavano a mettere le sue conoscenze filosofiche e spirituali al servizio degli altri nell’insegnamento e nella ricerca.
Nel 1933, l’austriaco Adolph Hitler diventa cancelliere tedesco e gli ebrei vengono esclusi dalle cariche pubbliche.
Edith Stein è consapevole della persecuzione che si abbatte sul suo popolo ma le sue allerte non trovano eco.
Il Giovedì Santo scrive nel suo diario: “Parlai al Redentore dicendogli che sapevo bene che era la sua CROCE che ora veniva posta sul popolo ebraico. La maggior parte non lo comprendeva, ma quelli che lo comprendevano dovevano volontariamente prenderla su di sé a nome di tutti. Desideravo farlo: Egli doveva solo mostrarmi come”.
Esclusa dall’insegnamento in Germania, giunge il tempo desiderato dell’entrata nel Carmelo.
Vive nel buio della fede questo secondo dolore della madre, dopo quello del suo battesimo: le due donne si abbracciarono piangendo per l’ultima volta.
A trent’anni, la notte della sua conversione a CRISTO, 25 gennaio, leggendo “ Il libro della mia vita” di Suor Teresa d’Avila: “Salvata unicamente dalla misericordia di Dio, senza meriti da parte mia”, scriverà anni dopo.
NEL 1931 entra nel Carmelo di Colonia diventando Suora Carmelitana prendendo il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce: “Scese su di me quella pace di chi ha raggiunto la propria meta”.

A fine 1938, quando si aggrava la persecuzione antisemitica, viene fatta trasferire al Carmelo di Echt in Olanda.
Tre settimane prima della sua partenza in Olanda, Edith Stein era perfettamente consapevole del destino che incombeva sul suo popolo e su di lei.
I tentativi intrapresi dal suo Convento perché potesse riparare in Svizzera, insieme alla sorella, erano stati negativi; non per questo, però, aveva perso la sua serenità e la sua forza d’animo.
La sua riflessione toccava ora più specificamente il tema della CROCE, ma su una scena più ampia.
Sulla scena del mondo degli uomini, delle vittime, come degli oppressori, collocava la CROCE come segno di identificazione degli uomini.
E, ancora, leggeva gli avvenimenti del tempo come manifestazione della volontà di DIO su di lei. “Sotto la croce ho capito il destino del popolo di Dio, che fin d’allora cominciava a preannunciarsi. Ho pensato che quelli che capiscono che tutto questo è la CROCE di CRISTO dovrebbero prenderla su di sé in nome di tutti gli altri. Oggi so un po’ più di allora che cosa vuol dire essere sposa del Signore nel segno della croce, anche se per intero non lo si capirà mai, perché è un mistero”.
Precedentemente aveva scritto: “Non ho altro desiderio che si compia la volontà di DIO su di me e attraverso di me. Lui conosce quanto tempo mi lascia ancora qui e che cosa succederà poi. Il futuro è in buone mani e non ho di che preoccuparmi”.
Là la raggiunge la sorella Rosa, battezzata due anni prima, dopo la morte della madre.
In seguito all’occupazione nazista della Polonia, si fanno le pratiche per il loro trasferimento in un monastero in Svizzera, ma il 2 agosto 1942 Edith e Rosa vengono arrestate: “Vieni, andiamo per il nostro popolo…” disse Edith alla sorella turbata.
Vengono condotte al Campo di transito di Westerbork, dove operava un’altra grande donna, prima di essere a sua volta condotta allo sterminio, Etty Hillesum.
Da lì, il 7 agosto 1942 fecero parte del convoglio di deportati al campo di sterminio di Auschwitz.
Devono essere state condotte immediatamente verso gli spogliatoi e le camere a gas e poi cremate con tanta altra gente.
“E in fondo non ho da dire altro e sempre che la stessa piccola verità molto semplice: come si può cominciare a vivere lasciandosi prendere per mano dal Signore…”, aveva scritto nel 1931.
Forse, se la residenza sulla terra della nocchiera Edith Stein fosse stata più lunga forse oggi sapremmo orientarci un po’ meglio.
Ciò che possiamo fare, a paragone di quel che abbiamo ricevuto, è sempre troppo poco, ed Edith Stein, Santa Teresa Benedetta dalla Croce ha lasciato una eredità grandiosa.
Infatti la sua vita e il suo pensiero continuano ad ispirare e a guidare molte persone nella loro ricerca di significato e di fede.


Ultimo aggiornamento
27 Gennaio 2025, 10:40