Sabato 3 Maggio 2025 – Silvano Radaelli con: “I CIELI IMMENSI NARRANO” a ricordo di Don PAOLO GRIMOLDI
I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani.
Data:
7 Maggio 2025

I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani. Un giorno rivolge parole all’altro, una notte comunica conoscenza all’altra. Non hanno favella, né parole; La loro voce non s’ode, ma il loro suono si diffonde per tutta la terra,
i loro accenti giungono fino all’estremità del mondo. ( Salmo XIX )

La festa patronale di San Giuseppe Artigiano è stata un evento di grande importanza per la comunità lissonese poiché segna il sessantesimo anniversario dell’inaugurazione della Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe Artigiano.
Sessanta anni rappresentano un traguardo significativo, che ci invita a riflettere sul valore della tradizione e sul senso di appartenenza alla comunità.
In questa occasione il Maestro CARLO PIROLA e l’artista SILVANO RADAELLI hanno voluto ricordare l’opera svolta dal Primo PARROCO DON PAOLO GRIMOLDI con una serata dal titolo: “I CIELI IMMENSI NARRANO”.
Chi è SILVANO RADAELLI: Un Maestro d’Arte

Silvano Radaelli nasce a Lissone il 7 gennaio 1951. Fin dalla giovane età, Silvano è stato immerso nel mondo dell’arte grazie alla guida del Papà Luigi, un artista di fama molto conosciuto. Dopo aver conseguito il diploma di Maestro d’Arte, Silvano ha proseguito la tradizione familiare affiancando il padre nella sua attività artistica, un percorso che lo ha condotto alla scoperta e alla maestria prima dell’iconografia e successivamente del decoro con i mosaici.

La sua abilità nel catturare l’essenza spirituale e simbolica delle immagini sacre lo ha reso un artista molto apprezzato, soprattutto all’interno della Diocesi di Milano e al Centro Aletti di Roma.
Questi lavori non solo adornano chiese e luoghi di culto, ma servono anche come strumento di devozione e riflessione per i fedeli.
Vogliamo ricordarne alcune come per il percorso vocazionale dell’anno 1996: “Se tuo figlio ti chiede un pane”, voluto dall’Arcivescovo di Milano, il Card. Carlo Maria Martini, con l’icona della Sacra Famiglia, che è tuttora custodita nella cripta del Seminario di Venegono. Poi nel 1999, per l’A.C. di Milano, sez. Ragazzi presenta l’icona della” Benedizione dei pani e dei pesci” che vien collocata nella chiesa in via Sant’ Antonio – Milano.
Nel 2004 in occasione della beatificazione di Gianna Beretta Molla, ora Santa, sempre per Diocesi, presenta l’icona del “Cantico dei Cantici” esposta nel Santuario a lei dedicato nella città di Mesero.
Diverse opere iconografiche sono presenti nelle nostre Parrocchie dove è raffigurata la Patrona della Comunità Pastorale S. Teresa Benedetta della Croce.
A questa sua attività artistica nell’iconografia, negli anni 2000, si aggiunge la collaborazione con il Centro Aletti di Roma iniziando così a decorare con mosaici diversi Santuari, molte Chiese.

Una tra le opere più conosciute è la Chiesa di San PADRE PIO da Pietrelcina, meglio conosciuta come Santuario di San Padre PIO a San Giovanni Rotondo – Foggia.
Inoltre e per non dimenticarci ricordiamo le decorazioni realizzate in Europa Occidentale quali: il SANTUARIO della MADONNA a LOURDES.
La sua opera è presente in Oriente, Stati Uniti d’America, Australia, Panama, al Santuario di NOSTRA SIGNORA di Aparecida in Brasile in Brasile, in Siria e per finire in Egitto.
La sua opera di mosaicista la ritroviamo anche nelle nostre Parrocchie Comunitarie come il grande mosaico rappresentante il Cristo e la Madonna posto sopra il portone d’ingresso della Chiesa del Cuore Immacolato di Maria.
A questi si aggiunge questo “I CIELI IMMENSI NARRANO” posizionato all’interno della Chiesa San Giuseppe Artigiano quale dedica al Primo Parroco, Don PAOLO GRIMOLDI.
L’evoluzione artistica di Silvano Radaelli è una testimonianza della sua dedizione e passione per l’arte.
Seguendo le orme del padre, ha saputo creare un proprio spazio nel mondo dell’arte sacra, contribuendo significativamente al patrimonio artistico della comunità cristiana. La sua carriera è un esempio lampante di come la tradizione e l’innovazione possano convivere armoniosamente, dando vita a opere che riescono a toccare profondamente l’animo umano
DEDICA A DON PAOLO di SILVANO RADAELLI

Nell’opera ” I CIELI IMMENSI NARRANO” ho voluto sintetizzare in modo organico e non descrittivo, attraverso il mosaico e la pittura, alcuni elementi e concetti che sono alla base di ciò che stiamo celebrando: i sessant’anni di vita della parrocchia e il ricordo della figura di Don Paolo.
Ciò che ho cercato di trasmettere, prima a me stesso e poi ai fruitori dell’opera, è una visione e un ascolto attraverso i colori, le forme e le immagini del salmo XIX e questa sera è stata il giusto anello di congiunzione fra musica e pittura come quanto speravo e desideravo. Realizzare, creare un’opera che potesse tradurre in immagini un salmo musicato e cantato di questa levatura, tanto bello ma soprattutto spirituale a gloria di Dio Padre, ricordando, allo stesso tempo, l’opera compiuta e vissuta da Don PAOLO in questa parrocchia è stata un’esperienza unica.
È stata unica inquanto vissuta nel silenzio, un silenzio accompagnato dalla preghiera, perché quanto realizzato non vuole essere solo un ricordo commemorativo ma anche uno strumento per incontrare il Signore, mi spiego: quando un’opera d’arte sacra esce dalle mani di un artista, chiunque egli sia non è più sua ma di chi la contempla e di chi si trova davanti a pregare.
Ciò che mi ha accompagnato in questi mesi è stato l’amore di Don Paolo per la musica, e questo è molto evidente, ed anche un profondo interesse che lui aveva per le icone.
A questo proposito ricordo, con piacere, che mi aveva commissionato un’icona prima di lasciare la parrocchia e che fino a qualche tempo fa c’era un’icona della Madre di Dio in una Cappella laterale che don Paolo aveva portato da uno dei suoi viaggi nei paesi dell’est, mi è stato detto dalla Bulgaria, anzi tra l’altro, ho letto che era stato definito “apostolo dell’est “da un sacerdote don Pierpaolo Vari proprio per gli aiuti che era solito portare in quei paesi.
Ho ritenuto rappresentare il salmo con flussi e note musicali che salgono verso l’universo e ci conducono al Padre che sta nei cieli. Sono movimenti che nascono dalla terra quindi dalla creazione, una creazione guarita dal peccato.
La creazione è suggerita dalle rocce che richiamano il deserto, deserto che viene fecondato dall’acqua, sorgente di vita.
È lo Spirito Santo, che dà vita ad un mondo nuovo al quale noi siamo chiamati come salvati per rendere gloria a Dio.
In questo lavoro c’è una specificità: poiché è tutto il creato che canta le lodi a Dio, i materiali utilizzati sono pietre, graniti, oro, smalti, gesso, colori…la stessa sostanza di cui è formato il creato stesso.
DESCRIZIONE: LA CHIESA
Vediamo che c’è un accenno alla chiesa della parrocchia con la classica copertura, il tetto con la croce e i caratteristici pilastri che la sorreggono.
La chiesa ha le sue radici fondate sulla roccia e si confondono con essa.
La roccia è il richiamo alla Teofania, la manifestazione di Dio, Dio che si rivela all’uomo… i più grandi, in età tra noi, possono essere testimoni di come Dio si è rivelato alla comunità attraverso la figura e l’opera di don Paolo, altrimenti non saremmo qui a ricordarlo con tanto affetto.
LE NOTE MUSICALI
Dalla chiesa, dalla roccia che sono un tutt’uno fuoriescono le note che danno vita musicale al salmo, s’innalzano verso il cielo, invitano i nostri occhi ad andare e guardare oltre, oltre noi stessi per perderci nell’universo, nel paradiso dove è preparata la nuova nostra dimora, dove sarà gioia piena!
L’UNIVERSO STELLATO
L’universo ovviamente è raffigurato dalle tonalità blu illuminato da stelle lucenti.
L’UNIVERSO E I SUOI COLORI
I flussi musicali hanno i colori della divina umanità di Cristo, dello Spirito Santo e della Luce divina.
La divina umanità è richiamata dal rosso e dal blu, Cristo, infatti, nella iconografia tradizionale è raffigurato con la tunica rossa ed il mantello blu.
Lo Spirito Santo ha come colore il verde simbolo della fertilità (Lui è il datore della vita) tutto ciò che è verde è vivo… i prati, le montagne, i ruscelli, gli alberi. Anche nell’icona della Trinità di Rublew il mantello dello Spirito Santo è verde.
La luce la ritroviamo nell’oro che illumina ma non abbaglia, nel bianco delle vesti di Cristo sul monte Tabor.
Alcune particolarità
FONTE DI ACQUA VIVA
Il flusso musicale posto al centro di colore oro con accanto una striscia di bianco, s’innalza verso il cielo e si incontra con il sole, …ma nello stesso tempo sembra fuoriuscire da esso per entrare come un fulmine nella roccia da lì fa sgorgare dell’acqua che si trasforma in ruscello e diventa acqua viva che irrora e rende fertile la terra, si notano alla sinistra i prati, i germogli e i fiori.
LA DIVINITA’
Il flusso centrale rosso è il fulcro di tutta l’opera, è il simbolo della divinità a cui i cieli, la parte alta e la terra, la parte bassa rendono gloria.
Riguardo la terra vorrei sottolineare alcuni particolari, i colori che vedete sono ottenuti, come abbiamo detto da materiale naturale ma a sua volta questo materiale proviene da diverse parti del mondo: il travertino rosso proviene dall’Egitto, il blu Baja dal Brasile, Il giallo di Siena dall’Italia… questo per dire come tutto il creato e i popoli della terra narrano la gloria di Dio.
SOLE E TENDA

Questo…flusso rosso che sfocia nel sole “ancora più rosso “ è il simbolo di Dio Padre, che illumina l’opera e la rende viva.
Di fianco al flusso in basso troviamo una tenda richiamo al versetto 6-7 del Salmo dove si legge: “Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale” e in questa tenda si vede il Cristo, lo Sposo, Padre Turoldo commentando il salmo scrive: “come il mondo si illumina e vive per opera del sole così l’anima raggiunge la sua pienezza di luce e di vita attraverso la Parola pura e radiosa di Dio”
Ed è proprio in una tenda che Silvano ha voluto rappresentare San Giuseppe e la sua famiglia
La struttura e le figure presentano uno stile iconografico con simboli che richiamano l’essenzialità dell’arte del primo millennio, in particolare della pittura romanica, caratterizzata da una forte spiritualità, infatti, attraverso quest’arte non si cercava di rappresentare la realtà materiale, ma di esprimere concetti spirituali e teologici attraverso le immagini e nello stesso tempo si voleva facilitare la meditazione e la preghiera, per incarnare la spiritualità nella vita.
Oltre a questa forte spiritualità c’era anche l’obiettivo di educare i fedeli attraverso le immagini con figure spesso semplificate arricchendole di simboli della fede cristiana. Le opere avevano spesso una forte componente narrativa, raccontando storie della Bibbia, della vita di Gesù, dei santi e dei martiri cristiani; questo era particolarmente importante in un’epoca in cui la maggior parte dei fedeli era analfabeta.
SANTA FAMIGLIA
Partendo da questo pensiero le figure rappresentate ci invitano a posare lo sguardo sull’immagine della Santa Famiglia, tenendo nel cuore le parole dal vangelo di Giovanni «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”; il verbo greco che traduciamo con «venne ad abitare» significa letteralmente: «piantò la sua tenda». “Il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi” (1,14)
Ed è all’interno di una tenda che viene raccontato un frammento di quotidianità della vita della Santa Famiglia.
SAN GIUSEPPE ARTIGIANO

Si nota in primo piano la figura di San Giuseppe, indossa una unica verde, perché si è lasciato animare dallo Spirito Santo. Anche i suoi piedi appoggiano su un tappeto verde Sta lavorando il legno segno della croce del Figlio, vicino a lui ci sono anche i chiodi e gli arnesi di lavoro.
Fabbro, falegname, carpentiere, San Giuseppe era tutto questo – come insegnano i Vangeli – oltre a essere lo sposo di Maria e il padre terreno di Gesù. Con la sua vita di onesto lavoratore nobilita il lavoro manuale con il quale mantiene la sua famiglia e partecipa al progetto della salvezza.
Rappresenta così la dignità del lavoro umano che prolunga l’opera del Creatore e contribuisce al piano della salvezza, partecipando col lavoro al disegno divino. Giuseppe ama il suo lavoro.
Bello è stato aver dato alla nuova chiesa il nome di San Giuseppe Artigiano motivando la scelta col fatto che Lissone era un paese abitato in prevalenza da artigiani e in particolare falegnami.
LA MADRE DI DIO
Accanto a lui vediamo Maria, la Madre di Dio e scorgiamo sul suo mantello porpora, sulla sua fronte e sulle spalle le classiche tre stelle simbolo della sua verginità e regalità. Sia il nome Madre di Dio (Concilio di Efeso 431) che le tre stelle sono dei canoni.
È intenta a tessere una tela, sta tessendo il corpo di Gesù; secondo la tradizione iconografica, Maria tesse il corpo di Gesù per simboleggiare l’incarnazione e la creazione del corpo umano di Cristo.
Il filo rosso utilizzato da Maria nella tessitura rappresenta la divinità, così ce la presentano i Padri della Chiesa, poeti e teologi.
Anche il Salmo 139 ci suggerisce la misteriosa azione di Dio che sta «tessendo» la creatura umana all’interno del grembo della madre.
GESÙ VERO DIO E VERO UOMO
È rivestito di un abito bianco che rappresenta la luce, è il colore dato anche agli angeli, ai morti, rappresenta la resurrezione e la trasfigurazione. “Il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi” (1,14)
Lui è in mezzo a noi! Egli si attenda in mezzo a noi per rendersi accessibile, invade la nostra storia e si rende visibile.
I NIMBI
Sui volti dei personaggi sono evidenti delle aureole chiamate nimbi, nelle icone il nimbo è posto su Cristo perché lui è il Santo dei Santi, lo sottolinea la croce che è disegnata al suo interno, mentre sul capo di Maria e Giuseppe, i nimbi ci dicono che sono “somigliantissimi” cioè beati, santi, in quanto hanno vissuto fino in fondo la volontà del Padre, diventando somiglianti al Figlio.
Questa è anche la nostra chiamata!
IL MONDO NUOVO
La tenda è posta sulla roccia dove ha posto il fondamento la famiglia, amante di Dio Padre e della Sua volontà; nella vita nascosta a Nazaret, dentro le occupazioni di ogni giorno, è iniziato qualcosa che non sarebbe finito con la morte: è il mondo nuovo, inaugurato da Gesù.
Laurenten, uno dei più importanti esperti in Mariologia così scriveva riguardo la Santa Famiglia:
“Nella santa Famiglia c’era una felice e armoniosa tenerezza, una grande attenzione scambievole dove ognuno viveva per l’altro e trovava la felicità nell’altro, contemplando la crescita armoniosa di Gesù, Dio fatto uomo”.
La Santa Famiglia con la sua vita ci indica uno stile evangelico che anche noi possiamo vivere, e così tra le pieghe delle nostre giornate sperimentare che la beatitudine, il paradiso potrebbe essere un “già” ma non “ancora” completamente come ci suggerisce san Paolo!
Abbiamo accennato all’inizio di questa breve spiegazione come le immagini appena presentate tendono a mostrarci aspetti spirituali per aiutarci a viverli nella quotidianità.

Mentre prendeva forma quest’opera ci sono tornate alla mente alcune parole del defunto PAPA FRANCESCO a commento del vangelo di Luca della Presentazione di Gesù al tempio, Angelus della festa della Famiglia del 2023: “il Vangelo di Luca, parla dell’offerta presentata al tempio di Gerusalemme da Maria e Giuseppe “Una coppia di tortore o due giovani colombi”. È un dono che testimonia la povertà della loro famiglia e in quell’occasione a Maria viene rivolta una profezia carica di dolore: “A te una spada trafiggerà l’anima”.
PAPA FRANCESCO si poneva la domanda che viene spontanea anche a noi contemplando questa scena! “Ma come, la Famiglia di Gesù, l’unica famiglia della storia che può vantare in sé stessa la presenza di Dio in carne e ossa, anziché essere ricca è povera! Anziché essere agevolata, sembra ostacolata! Anziché essere priva di fatiche, è immersa in grandi dolori! Che cosa dice questo alle nostre famiglie? “
E rispondeva “Dio non ha evitato le difficoltà, anzi, scegliendo una famiglia, una famiglia “esperta nel soffrire”, dice alle nostre famiglie: “Se vi trovate in difficoltà, io so che cosa provate, l’ho vissuto: io, mia madre e mio padre l’abbiamo provato per dire anche alla vostra famiglia: non siete soli!”.
E di seguito, commentando il passo dove si legge che Maria e Giuseppe “si stupivano delle cose che si dicevano di Gesù”, ci suggeriva che “la capacità di stupore è un segreto per andare avanti in famiglia” per “non abituarsi all’ordinarietà delle cose” per “sapersi anzitutto stupire di Dio, che ci accompagna” “E poi, stupirsi in famiglia nella solita vita della nostra storia”
E suggeriva “Io penso che sia bene nel matrimonio sapersi stupire del proprio coniuge, ad esempio prendendolo per mano e guardandolo negli occhi alla sera per qualche istante, con tenerezza. (…) E poi stupirsi del miracolo della vita, dei figli, trovando il tempo per giocare con loro e per ascoltarli. (…) E poi stupirsi della saggezza dei nonni!
DEDICA A DON PAOLO
Il fine di quest’opera oltre ad essere una sentita e affettuosa dedica a Don PAOLO potrebbe far nascere dal nostro cuore un canto e una preghiera
…preghiamo perché come Giuseppe, anche noi possiamo partecipare al progetto della salvezza col lavoro nella nostra vita, vivendo della sua Parola e
…preghiamo perché possiamo stupirci “della storia d’amore a cui siamo chiamati ” guardando con meraviglia la nostra vita che “sicuramente ha degli aspetti negativi”, ma dove troviamo anche la “bontà di Dio che cammina con noi”.


Ultimo aggiornamento
7 Maggio 2025, 15:20